Una
persona alla volta – Gino Strada –
Feltrinelli – Pagg. 176 – ISBN 9788807173400
– Euro 16,00
The
power of peace
Refrattario
a qualsiasi forma di autobiografia, Gino Strada, nel suo ultimo anno
di vita ha lavorato a questo scritto con Simonetta Gola, sua seconda
moglie e responsabile della Comunicazione e delle Campagne di
raccolta fondi nazionali dell'Organizzazione non governativa
Emergency, di cui come sappiamo Gino Strada è stato il
fondatore. Il libro alla sua morte non era concluso per cui è
spettato a Simonetta Gola curarne l’ultimazione affinchè
esso fosse da testimonianza soprattutto per le giovani
generazioni.
Esse
dovranno sapere infatti che è meglio credere a ciò che
molti reputano un'utopia, la pace, più che alla guerra, non
solo perché essa genera morte e aggrava i problemi a cui ha
cercato di dare risposta ma anche e soprattutto perché è
un affare che arricchisce pochi e sottrae preziose risorse a tutti.
Il nesso guerra - salute - cultura è ben esplicitato nelle
riflessioni dell’autore che, ricalcando le tappe del suo
percorso umanitario come chirurgo nelle zone di guerra, riesce a
dimostrare che l’utopia è un sogno a cui si smette di
credere, e che quindi, al contrario, con tenacia è sempre
perseguibile, e soprattutto che le risorse economiche devono essere
dirottate verso il perseguimento dei diritti fondamentali siglati da
più convenzioni, carte, costituzioni che purtroppo rimangono
lettera morta. E si badi bene, non si sta parlando solo di zone
rurali dell’ Africa o di Afghanistan e di altre zone di guerra,
la riflessione infatti si estende anche al territorio europeo e a
quello nazionale in particolare, lo stesso che ha visto scoperchiare
le sue illusioni di uguaglianza e di benessere con la pandemia da
Covid - 19: la formazione dei giovani medici e la loro penuria, la
dilagante privatizzazione della sanità, le molteplici
convenzioni statali con i privati che assorbono tutte le risorse
comuni ancora una volta a vantaggio di pochi, la mercificazione del
diritto alla salute, la triste realtà dei medici in frontiera
dove la trincea ora è rappresentata dall’ospedale
pubblico.
Emerge
chiaramente la visione globale e l’interdipendenza non solo
geografica, economica ma soprattutto culturale ( deriva
socio-economica all’insegna del mito della ricchezza) di questo
mondo, segnato dall’ inesorabile orologio dell’Apocalisse,
elaborato dagli scienziati atomici del “Bulletin of the Atomic
Scientists”, empirico e del tutto simbolico: se nel 1947 esso
segnava sette minuti alla mezzanotte, orario coincidente con la fine
del mondo, nel 2021 la distanza era coperta da appena cento
secondi.
Questi
solo alcuni degli spunti di riflessione, doveroso rimandare alla
lettura del testo.
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