Monsieur
Proust – Celeste Albaret – SE –
Pagg. 351 - ISBN 9788867232710
– Euro 33,25
Cara
Celeste
Tutta
la memoria di un'esistenza speciale è stata per anni custodita
gelosamente da Céleste Albaret che solo prima della sua morte,
a distanza di mezzo secolo dai fatti evocati, ha concesso una lunga
intervista, settanta ore di conversazione, riversate poi da Georges
Belmont in questa testimonianza apparsa per la prima volta nel 1973.
Céleste è stata la custode dell'antico e tramontato
mondo fissato nella sua decadente agonia, quello stesso universo
aristocratico che l'opera di Proust ha voluto rappresentare. Céleste
ha conosciuto tutto ciò che uno stuolo di ammiratori, di
critici, di esegeti o, al contrario, di semplici curiosi avrebbe
sempre voluto sapere. Era la sua governante e soprattutto una persona
a lui molto cara, trascinata in un'esistenza eccezionale e fuori
misura, bizzarra e perfino eccentrica, funzionale però al
genio creativo che in Proust ha significato essenzialmente studio,
osservazione, isolamento, recupero mnemonico, sarebbe più
opportuno dire, in fin dei conti, Recherche. Céleste ha avuto
il pudore necessario, quando si rispetta profondamente una persona,
di tacere mentre tutti parlavano e costruivano il mito di Proust,
fatto tutto accessorio del resto, vista la fama raggiunta in vita. La
curiosità intorno alla sua esistenza ribaltata, secretata,
centellinata a pochi intimi ha sicuramente contribuito ad alimentare
false testimonianze, leggende e vere e proprie falsità ad
opera di chi, dopo la sua morte ha voluto recuperare quel tenue filo
che in vita lo aveva, in un modo o nell'altro, tenuto
impercettibilmente legato a Proust.
Questa
testimonianza è nata quindi dall'esigenza di restituire
un'immagine più veritiera del mito, più umana, più
aderente alla realtà.
È
una lettura incantevole per chi conosce l'opera proustiana, ma anche
per chi vorrebbe approcciarla, anzi in questo caso sarebbe
propedeutica più di qualsiasi guida alla lettura, capace com'è
di testimoniare l'uomo Proust e lo scrittore, distinguendo bene le
due entità senza correre il rischio di leggere il suo
capolavoro come un mero recupero autobiografico. Proust è
ricerca, Proust è anelito all'eternità, Proust è
il tentativo di superare il concetto di tempo quale dimensione fisica
per ristabilire il primato della percezione individuale delle
categorie spazio temporali. Lo consiglio a tutti.
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