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  Letteratura  »  Il bordo vertiginoso delle cose, di Gianrico Carofiglio, edito da Rizzoli e recensito da Patrizia Fazzi 06/03/2023
 
Il bordo vertiginoso delle cose – Gianrico Carofiglio – Rizzoli – Pagg. 320 – ISBN 9788817094931 – Euro 13,00



E‘ un romanzo intrigante e fascinoso fin dal titolo, Il bordo vertiginoso delle cose, quello recentemente pubblicato da Gianrico Carofiglio, ex magistrato ora divenuto scrittore di rilevanza nazionale ed oltre. Titolo ripreso, come citato nel libro, da un verso del poeta inglese Robert Browning e in linea perfetta con quel filo narrativo, oscillante tra giovinezza e età adulta, successo e fallimento, caduta e rinascita, su cui si mantiene in equilibrio il personaggio principale, Enrico Vallesi, scrittore in crisi d’identità che compie un viaggio ‘à rebours’ nei luoghi baresi della memoria, cercando di andare oltre quel ‘bordo’, di superare la rischiosa vertigine verso la vita e ritrovare un se stesso più vero.

Sul piano della tecnica narrativa, Carofiglio è riuscito nell’intento di rappresentare la scissione del personaggio attraverso l’espediente dell’uso della seconda persona quando i fatti si svolgono nel presente e di quello della prima persona quando invece si raccontano gli anni della adolescenza: così il ritmo narrativo e l’indispensabile suspense scaturiscono dalla struttura cronologica alterna dei capitoli, che tuttavia permettono di seguire a tutto tondo lo scavo psicologico, radente come un bisturi, che lo scrittore attua mettendo a nudo le zone d’ombra del protagonista, le sue fragilità ma anche tensioni verso la “verità”. La verità è una meta difficile e richiede coraggio sia per chi la cerca nel reale che per chi tenta di esprimerla in parole, attraverso la finzione narrativa. Ma la costruzione della storia ordita da Gianrico Carofiglio risulta ancora una volta convincente ed i fili narrativi si intrecciano tutti in una trama coinvolgente, ricca di personaggi ‘veri’, sottilmente fotografati nelle loro emozioni e rapporti, nei loro vizi e virtù, senza concessioni o trucchetti imbonitori.

A questo si aggiunge il pregio di una scrittura raffinata ed ironica, che sa dosare le parole, spesso soffermandosi ad analizzarne le più recondite valenze e quasi gli echi interiori, ricorrendo anche ad un’abile alternanza di sequenze e quindi trascinando il lettore con soave perentorietà ad addentrarsi nei fatti e nei percorsi esistenziali, quasi osservando tutta la vicenda con l’occhio stesso di chi la vive o la racconta, con naturalezza e partecipazione.

Nel Bordo vertiginoso delle cose il cinquantenne Enrico, riportato d’improvviso, da una casuale notizia di cronaca, a fare i conti con un passato sommerso, ripercorre i momenti dolenti e talora violenti dell’amicizia traviante con il compagno di liceo Salvatore, insieme ai turbamenti dell’amore impossibile per Celeste, la giovane supplente di filosofia. Ha così inizio una serie di incontri, tanto inaspettati quanto inconsciamente ricercati: tappe di un cammino iniziatico che lo farà approdare ad una sorta di recupero delle proprie capacità creative, dei moti interiori, dei criteri morali. Tutto questo sullo sfondo di Bari, città nativa dell’autore, ma anche, come negli altri romanzi, “luogo dell’anima”, con le sue bellezze e i suoi misteri, i suoi ‘allora’ e ‘ora’ dell’ex-studente alle prese con aspetti oscuri della società, ma colpito fin dall’adolescenza dal virus della scrittura e della filosofia.

E proprio alla filosofia, tramite le lezioni in classe della carismatica supplente, è affidato nel libro il compito di insegnare il valore del confronto, della discussione, del riconoscere anche le ragioni dell’altro, sulla scia di quei sofisti greci che per primi insinuarono il dubbio sui valori assoluti e quindi l’invito a non dare mai nulla per scontato, nè a lasciare che altri pensino per noi o, peggio ancora, siano convinti di risolvere tutte le storture del mondo a colpi indiscriminati di mitra, come nel ricostruito clima della metà anni ’70 in cui il protagonista Enrico si trova a vivere la sua adolescenza.

Un libro scritto quasi in sottotono, ma in realtà carico di significative valenze, con un protagonista tormentato ma teso a ricercare linee divisorie fondamentali all’interno di sè e del reale, schivando il pericolo di cadere oltre quel “dangerous edge”, il pericoloso limite, quasi salto mortale nel vuoto morale, cui si riferiva il poeta Robert Browning.



Patrizia Fazzi


 
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