La
milionesima notte - Carla Malerba - Fara - Pagg.
64 - ISBN 978-88-9293-038-0
- Euro 12,00
Postfazione
"fino
a trovare la gloria della luce"
È
molto femminile la voce di Carla Malerba, si sente che ha vissuto,
viaggiato, incontrato, assaporato, amato... il
suo canto vola alto e leggero e si abbassa dolcemente per
incoraggiare, per donarci quel luogo prezioso che è lei stessa,
bussola necessaria a non perdersi, anzi ancora di più a ritrovarsi,
a riscoprire in sé stessi
risorse latenti e dimenticate, ad accettare e curare le ferite
lasciate da eventi funesti.
La
notte è lo spazio in cui i pensieri si rincorrono, si fissano sulla
tela effimera dei sogni, si intersecano a pulsioni, sentimenti,
desideri, in un gioco chiaroscurale, in cui si crea quella tensione
che ci mette a un po´ a nudo, con
amorevolezza, come abbiamo, ad esempio, appena visto nell´ultima
poesia della raccolta,
Al
buio scrivo parole
che
la mente illumina
e
guida la mano
il
pensiero del nulla che siamo.
o
in quelle alle pagine 17 e 18 da cui stralciamo i brani seguenti
La
notte era flusso
di
maree
si
consumava l´amore
fino
all´alba
le
barche parevano
smarrite
in alto mare.
La
notte come uno sposo
mi
accudisce
mi
circonda
col
suo silenzio
mi
regala spazi lucenti.
C´è
una intensità concreta e saggia nelle
poesie di Carla, e se il suo sguardo appare abbastanza disilluso
("guardarci attorno / non ci basta a
vivere", p. 21) non è mai però venato
di pessimismo: si constata certo con piglio qohletiano la realtà,
ma gli occhi sanno percepire altro e infondere una speranza senza
enfasi eppure, di fatto, illimitata per cui, se "Sembra
caduto il cielo / su di noi", la poetessa
libico-aretina non si perde d´animo, ma
ci ricorda con fiducia a p. 53 che "siamo
stelle destinate / a effondere parabole di luce" e
che (p. 52) "La solitudine dell´anima
si allarga / eppure è solitudine compagna" (v.
anche la poesia introduttiva di sezione a p. 28).
C´è
dunque un timbro musicale mozartiano diffuso in questa Milionesima
notte che dispiega immagini radiose ed
altre senza infingimenti, con le loro asperità e
crudezze, ma al contempo, con la sua musica, il flusso poetico riesce
a riscattare la negatività, ci offre il
modo di considerare le situazioni nella loro impegnativa e a volte
dolorosa complessità (evidenti, ad
esempio, i riferimenti alle restrizioni imposte dalla pandemia) e a
farne memoria, dunque a reagire. Già la
condivisione e il ricordo sono infatti un modo per non restare inerti
in una passiva accettazione, ma per sentirsi in relazione, membri di
una comunità, consapevoli di essere sulla
stessa barca. Abbiamo davvero bisogno di recuperare i tratti di una
umanità che non isoli le persone e non
dimentichi di essere frutto di un tessuto di incontri, di vicendevoli
gesti di attenzione e di amore (rileggiamo in tal senso la splendida
poesia a p. 23, "Se dopo la notte / ci
fosse un giorno estremo...").
Anche
la morte, se abbiamo amato, se ci siamo donati, viene accolta come
avvenimento naturale che apre a una nuova incognita e folgorante
dimensione, cfr. la poesia dedicata Ad
Alfredo R. (p. 49):
È
l´ultimo giorno
avido
di vita.
Quanto
vicino al nostro
il
morire del fiore
quando
sapremo
di
quell´ultimo giorno
l´estremo
suo fulgore.
Alessandro
Ramberti