La
milionesima notte -
Carla Malerba - Fara - Pagg. 64 - ISBN 978-88-9293-038-0 -
Euro 12,00
Carla
Malerba, poetessa aretina, ci ha regalato il suo sesto libro, una
silloge edita da Fara Editore che non ci conduce in un mondo di
favola, fantastico da mille e una notte, come il titolo ci farebbe
pensare, bensì ad un lungo periodo di anomale solitudini e di
sofferenze che abbiamo da poco lasciato alle spalle.
Ciò
non significa che questo sia un libro triste, pieno di immagini
funeree e lunghi veli da lutto, bensì con le parole che sgorgano da
una poesia interiore, si rielabora un periodo dell´animo in cui le
angosce si sono mischiate e confuse con immagini della propria
interiorità e con quelle di una vita isolata, per ovvi motivi
scarsamente comunitaria, dove il proprio io lirico ha ritrovato se
stesso, nella piena consapevolezza dei turbamenti che suscitano
pericoli imminenti e incombenti.
Nella
sua brevità il libro è molto denso di significati, va letto con
lentezza quasi ad assaporare le immagini di un mondo in subbuglio che
aveva perso le sue certezze e le sue verità, ma che in nuce aveva le
risorse per ritrovare il sole della vita, e per godere con pacata
meraviglia i paesaggi esteriori ed interiori, perduti forse nella
ovvietà di una vita troppo consueta per immaginarne la fine.
Emerge
ancora, come nei libri già editi della poetessa, il racconto di chi
vive in sintonia con l´anima del mondo, che conosce, sa, trema e si
apre al sorriso e all´ironia salvifica. Chi scrive non è una donna
banale (se esistono donne banali), ma una persona che scandaglia ciò
che la circonda, non accontentandosi delle apparenze, nel bene e nel
male, proiettando sempre il suo sentire al di là degli ostacoli. C´è
una siepe anche davanti all´orizzonte di Carla che anche nel male,
con coraggio, riesce a immaginarsi un infinito pieno ancora di
sorprese verso cui incamminarsi.
La
silloge è divisa in sezioni: Attese, Segnali, La milionesima notte,
Tracce.
E´
dedicata ai suoi compagni di strada ed infatti è una raccolta che si
condivide con estrema facilità, perché la sensibilità della
poetessa trascina in un cammino (già vissuto forse da molti in
maniera nebulosa) che chiarisce in modo esemplare l´accavallarsi
caotico del tempo e interpreta con mano sapiente e delicata i moti
dell´animo, vanificando le incertezze e aprendo nuovi orizzonti di
senso
" Che
buone cose/ certi incontri, / aiutano/ quando ci si volta/ a
scorrere/ la turpitudine dei tempi/ di mille e mille anime/ la
storia/ ad ogni pagina scritta..."
Il
torpore dovuto alla paura della malattia mortale si incontra con il
desiderio del rumore, del vociare, del rombo delle motociclette si
apre al ricordo delle estati passate, dei sandali indossati, del
fruscio degli eucalipti, dei balli ... E allora...
"...guardarci
attorno/ non ci basta a vivere."
e
ancora:" Muore ancor prima di nascere,/ l´estate"
Ma
nella solitudine di giorni bui c´è tempo perché riaffiorino i
ricordi struggenti eppure ancora così importanti per il presente. La
figura del padre si materializza:
"Quante
volte non ci siamo parlati/...ma prevalevano gli sguardi, / i tuoi
azzurri di sempre/ investono ancora la mia mente..."
Dopo
la sezione Attese, in Segnali ci sono speranze di nuova, più serena
vita.
"...Da
un prato - un sempreverde prato-/ avanza una fanciulla/ ha un abito
intessuto/ di fiori e di ghirlande/ muove i bei veli/ un vento
leggero..."
E
il mare con" ... le isole belle/ che l´acqua pareva
trasportare..."
Diventa
meraviglia, inizio di rinascita:
"assoluta
azzurrità"
Nei
segnali di rinascita non può mancare un nuovo atto di amore verso la
Poesia, sempre presente nell´animo della scrittrice:
"Quello
che resta in fondo/ è la poesia..."
La
poesia, come quella tenera e nostalgica che arriva dritta alla luce,
come i girasoli:
"L´oro
dei girasoli
mi
hai portato
invade
la stanza
riverbera
di luce
tra
pareti che sanno
quanto
vorremmo
per
un giorno almeno
essere
girasoli
in
mezzo a un campo."
Nella
sezione "La milionesima notte" si intrecciano metafore di
luoghi visti o sognati con il ricordo di chi ha praticato la poesia
con animo sensibile (vedi pag. 40 a Fuad Kabasi) o con la suggestiva
visita a villa Mancini per cercare invano il ricordo di un
passionale, disperato e tragico amore:
"
...polvere e terra ormai/ i loro cuori/
neppure
due sillabe intrecciate/ a segnarne la storia."
E
poi, in questo lungo percorso... la luna, una luna leopardiana.
Assente.
" Nella
milionesima notte
il
plenilunio rischiara
l´astro
trafitto
da
un nero ramo
L´ombra
percorre i fossati
scivola
lungo gli argini:
troppo
lieve la speranza
i
gesti ormai racchiusi
nei
fardelli della memoria
nei
rigagnoli di neve
di
un maledetto febbraio."
Un
maledetto febbraio che di certo lascerà Tracce.
Così
nell´ultima sezione esse si uniranno a quelle lasciate dal passato:
"Sul
cuore ho tracce
di
millenni di tenerezze
madre
compagna
sorella
sposa
respiro
parole
che
sanno di levante e di ponente
e
di lidi da dove si dipartono
strade
verso il deserto.
Qui
non odo fragori di guerra"
E
ritorna sempre la poesia a emozionare il cuore con echi leopardiani
" La
solitudine dell´anima si allarga/ eppure è solitudine compagna/
Saremo soli nella nebbia e nel sole/ in questo percorso vano e breve/
che è il nostro vagare/ sulla terra/ anch´essa come noi/ metà
ombra e metà luce..."
La
Poesia, grande protagonista palese od occulta, di questo racconto di
un periodo di vita difficile, inusuale e sofferto è la protagonista
anche dell´ultima composizione:
"
...Al buio scrivo parole/ che la mente illumina/ e guida la mano/ Il
pensiero del nulla che siamo."
La
raccolta termina con il pensiero del nulla che comunque non è
costrittivo, ci sono spazi per la luce, per il sogno, per l´amicizia,
per l´amore, non c´è nella vita una "assoluta azzurrità"
ma tanti piccoli specchi di azzurro che rincuorano e rischiarano le
nebbie e il buio anche nei periodi più difficili di angoscia cosmica
che sembra indicare la fine di tutto. Carla nella sua silloge ci dà
la speranza di chi crede in se stessa e può ancora usufruire dei
tanti doni che le ha regalato la vita.
Gemma
Mondanelli