Semi
nudi -
Franca Canapini - puntoacapo -
Pagg. 130 - ISBN 978-88-31428-33-0 - Euro 15,00
Essere
poeta è una responsabilità sociale ed etica, che a livello
individuale si traduce spesso in una cara ossessione e talvolta
nell´ansia di un'attesa.
Il
tempo in tutto questo ha una sua parte importante, perché non si
accontenta che il poeta viva nel "suo" presente, esige
invece una ri_percorrenza di sé per quel che è stato.
Il
presente infatti è carico di passato, anzi più precisamente,
affonda le sue radici nel passato che le nutre, vivificando sempre
più il tempo presente.
Fa
bene, dunque, la poetessa Franca Canapini, a ritornare spesso non
solo al suo proprio passato, ma anche al passato del mondo e di altre
antiche società, i cui miti ancora oggi ci dicono qualcosa di loro e
soprattutto ci insegnano, facendoci vedere da prospettive diverse il
nostro stesso modo di vivere e di sentire, offrendoci chiavi di
lettura dei vari aspetti della vita a cui non avevamo pensato, perché
ogni età, ogni generazione, ha l'onore e l'onere di iniziare "quasi"
sempre daccapo. Ed è in quel "quasi" che può intravedere
una luce, un aiuto per comprendere e interpretare e per imparare a
pensare e ad agire.
Franca
Canapini ha il vantaggio, in quanto poetessa, di saper riordinare le
proprie esperienze e le emozioni vissute in brevi sequenze poetiche
con le quali tratteggia le immagini o le sensazioni che rievoca, le
cose che ricorda, talvolta forse anche modificando i ricordi, perché
la loro lontananza non è esente da una contaminazione con il
presente.
La
bellezza delle poesie più intime, che riportano alla luce gli
affetti familiari, si avvale di immagini che a volte sono nuove per
la stessa poetessa: è la luce della sua esperienza e della sua
immaginazione che scopre nuovi volti delle cose e risistema le parti
in un insieme più vero, perché più in sintonia con il suo attuale
sentire!
Come
il segno sul viso del padre che non aveva colto e che le fa dire:
"effimero/ mi sprofonda nel tuo sguardo" e "sei sempre
la mia tenace radice / di croce in croce mi ci riconosco". O
come il confronto del proprio ricordo con quello della mamma, che si
fingeva sorpresa di ricevere le "roselline piccole gialline"
per la sua festa, rose che ora la poetessa ha piantato nel suo
giardino, per fissare meglio quel ricordo dolcissimo.
Così
interviene anche, "quando il silenzio si distende", una
finissima percezione: "allora puoi udire / leggeri i suoni in
sottofondo / - flebili cinguettii/ sbuffi di vento - / il passo dei
morti dentro casa".
Ma
le radici da cui la poetessa preleva, per così dire, i suoi ricordi,
sono anche quelle solide del suo rapporto con la natura. Efficaci
visioni che ritornano, come il suo tornare "al bosco al fiume al
vento / alla mia natura selvatica". Perché "la terra non
mente mai / tiene il futuro nelle sue mani - zolla / dà voce
all'energia del Mondo".
E
da questi ritorni al proprio piccolo mondo non si può che trarre un
senso di benessere: "Ora è mia l'estate, ora è per me / questa
pace dolce a mezzogiorno / tra le ombre dei cipressi / decisi a dare
la scalata al cielo". O un senso di felicità, bidirezionale:
"ma c'è che la felicità a volte / senza motivo viene da dentro
/ si unisce al paesaggio / lo permea ___ lo trasfigura".
L'utilizzo
del mito, a sua volta, è per Franca quasi un bisogno, una necessità
per esplicitare, ad esempio, come "gesti ancestrali" ancora
si ripetono e come in essi la vita si perpetua.
Significativa
a tal proposito la bella poesia "Vestali del Mediterraneo"
in cui sono protagoniste le "donne, a ripetere gesti
ancestrali / donne Vestali delle radici profonde / all'unisono coi
ritmi della terra del sole del mare"
Anche
nelle poesie "dedicate" Franca ripercorre tratti di vita di
persone che hanno subìto ingiustizie o di lavoratori che sono stati
sfruttati, di migranti o no, che non sono nemmeno considerati come
persone, o di anonime madri di famiglia, e per tutti ha un pensiero
di partecipazione, di volontà di vederli riscattati, attraverso una
cultura più a misura umana, che sappia comprendere, accogliere,
sostenere.
Di
questo suo cammino, un po' a ritroso un po' in avanti, è la stessa
poetessa che ci informa: "procedo, spinta dal tempo // -
continuo mutamento - // [...] Inutile lanciare reti sulle esperienze
/ i pesci pescati non sono mai quelli di allora", confermando
l'idea che "Il tempo s'intreccia e si confonde / Il passato
vibra nel presente / come una farfalla sopra il mare / Tutte le
emozioni sono accese / e le passioni ridestate"
Ma
talvolta il tempo stimola anche una sua pre_visione, porgendo l'aiuto
del sogno, ma anche del rimescolamento dei pensieri.
E
la poetessa puntualmente si fida. E ascolta "La Sibilla del
sogno".
Tutto
questo che, in fondo, è un "costante" lavorio interiore, è
l'esperienza poetica che fortifica, se è vero che quasi in chiusura
della silloge, negli ultimi versi della poesia "Venti di
sabbia", Franca può affermare: " Giorno dopo giorno, passi
di tigre / sulle mutevoli richieste della vita".
Semi
nudi è una silloge ricca di ulteriori spunti di riflessione che la
poetessa porge in uno stile sobrio ed efficace. Non a caso la sua
riflessione poetica tiene molto al destino della parola, come si
evince da alcuni versi particolari: "la Parola / è una bambina
sbrigliata / sente solo l'energia del vento / la parola osa / vecchia
di millenni / corre sulla stanchezza umana / la rovescia la ossigena
/ la rinnova".
E
la stessa soddisfazione che la poetessa raggiunge, immergendosi nei
suoi molteplici mondi e rendendoli vivi con le poesie, contagia
il lettore che, nel frattempo, ha anche acquisito delle conferme sui
suoi punti di vista riguardanti i temi trattati nella silloge: la
natura, gli affetti, le relazioni, la giustizia, la percezione del
sé, la ricerca del benessere psicofisico, la ricerca poetica di un
linguaggio limpido e appropriato, il tempo come colonna sonora della
vita...
O,
se non conferme, nuove conoscenze e nuovi modi di approcciarsi alle
diverse esperienze che la vita ci pone e alle quali ci sottopone, nel
bene e nel male, in questo nostro mondo sempre più piccolo e sempre
più pressante, e in una realtà sempre più cruda.
Noi,
minuscoli Semi nudi, in balia di forze tanto più grandi e temibili,
cerchiamo sostegno e rifugio nel silenzio del pensiero che ci mostra
-e ci induce a cercare- le bellezze della natura, e dei nostri
ricordi e sogni, come efficace antidoto.
Dovremmo
avere la resilienza delle " testarde margherite" che "- il capo
piegato alla gelata - / dopo l´infernale notte di brina / tentano
l´impercettibile / fatica del petalo / nella luce ostile del
mattino.
Carmen
Lama
All´unisono
A
sorpresa di minuscole vite
pulsava
la stradina del bosco:
fremiti
di cento passerotti in festa
all´unisono
con
le scintille allegre del mio cuore
Dal
folto - tutto in fiore - il biancospino
si
allungava docile alla pioggia
Magnifica
Magnifica
la prima luce!
Cola
dalle fronde l´oro
si
fonde con le biade secche
accarezza
vigne e boschi
E
tutto è verde fresco - immobile
vastità
sospesa - aperta all´attimo
della
risurrezione dalla notte
Imbrunire
La
luce si spegne poco a poco
macerie
di colori all´orizzonte
la
campagna imbruna dolcemente
-
una carezza enorme si stende sul paesaggio -
Chi
siamo noi, ombre in cammino
permeate
da tanta mutevole bellezza?
Resilienza
Testarde
le margherite
-
il capo piegato alla gelata -
dopo
l´infernale notte di brina
tentano
l´impercettibile
fatica
del petalo
nella
luce ostile del mattino