Dove
non mi hai portata - Maria Grazia Calandrone -
Einaudi - Pagg. 256 - ISBN 9788806257477
- Euro 19,50
"Dove
non mi hai portata" di Maria Grazia Calandrone è un romanzo che si
distingue per la capacità di toccare le corde del cuore, dove la
sofferenza dell´autrice si avverte in tutta la sua essenza. Un
libro che offre una profonda meditazione sulla ricerca delle radici,
la comprensione delle scelte dei genitori e l´amore materno, il
tutto in un contesto storico e sociale complesso.
La
narrazione si apre con il misterioso abbandono della neonata Maria
Grazia a Villa Borghese a Roma nel 1965, un gesto che getta le basi
per un viaggio alla scoperta delle vite dei suoi genitori. L´autrice,
con profonda sensibilità, ricostruisce le vicende di Lucia Galante,
la madre biologica, e di Giuseppe Di Pietro, il padre, offrendo al
lettore un quadro completo delle loro vite.
Lucia,
una giovane donna con molte speranze, è costretta a sposare un uomo
più anziano di lei, Gino Centolire, a causa delle aspettative della
famiglia e della società dell´epoca; matrimonio che si trasforma
in un inferno di violenza fisica e psicologica, costringendo Lucia a
cercare una via di fuga. La sua vita cambia quando incontra Giuseppe,
un muratore, e inizia una relazione con lui. Questo amore proibito e
travolgente li porta a fuggire dalla loro vita precedente e a cercare
una nuova opportunità nel Nord Italia, dove il boom economico sembra
promettere un futuro migliore.
Tuttavia,
l´Italia degli anni ´60 è una terra di contraddizioni, con
regole coercitive che puniscono le donne per la relazione adulterina
e l´abbandono del tetto coniugale. Lucia e Giuseppe, inseguendo il
loro sogno d´amore e di libertà, si ritrovano emarginati e
perseguitati dalla legge: storia che diventa un riflesso di un´Italia
smarrita, in transizione tra la tradizione e il cambiamento.
Maria
Grazia Calandrone si immerge nella ricerca delle origini dei suoi
genitori con la dedizione di un detective, raccogliendo prove,
intervistando testimoni e scavando nei dettagli della vita di sua
madre. Questo processo di scoperta diventa un viaggio affascinante e
coinvolgente per il lettore, offrendo una finestra sulla storia
personale di Lucia e Giuseppe e, allo stesso tempo, sulla storia
sociale e politica dell´Italia dell´epoca.
La
scrittura dell´autrice è una vera delizia, con parole che
fluiscono come poesie e immagini vivide che si formano nella mente
del lettore.
"Dove
non mi hai portata" è un´opera letteraria interessante che offre
una riflessione profonda sulla maternità, l´amore e il perdono.
Citazioni
tratte da: Dove
non mi hai portata
Ogni
cosa che ho visto di te,
te la restituisco amata
Escluso
l´omicidio, resta comunque arduo immaginare che due adulti
scivolino e anneghino fra i bagnanti nel fiume in pieno giorno, e nel
pieno centro di Roma. Chi lo sa se hanno atteso la notte. E con che
cuore mai.
La
verità dedotta appare migliore e peggiore di quella espressa nel
titolo: mia madre non si è uccisa per me (migliore), bensí anche a
causa mia (peggiore). La mia nascita ha contribuito a far esplodere
l´ordigno già innescato di una congiuntura esistenziale di
abbandoni e rifiuti, di fiatella sociale alla nuca.
La
vita fa una musica diversa, basso profondo con piccoli trilli di
risate. Chi ha sopportato la guerra, riposa nella giusta convinzione
che chi ha voglia di vivere sopravviva a quasi tutto. Che non esista
vita senza ferita. Nessuno resta integro, se vive.
Malgrado
questa diffusa saggezza, le ultime volontà di Lucia e Giuseppe sono,
comunque, mettere al riparo la vita della figlia, nel miglior modo a
loro disposizione e nel miglior mondo da loro immaginabile e,
soprattutto, raggiungibile, attraverso un moto interiore che possiamo
definire con una sequenza di espressioni d´uso ordinario, tutte
improvvisamente vivificate e chiare: «forza della disperazione»,
«ingegno dei poveri», «arte di arrangiarsi».
Katia
Ciarrocchi
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