La
«stella» Kahlil Gibran
di
Felice Serino
Si
può a buon diritto ritenere che Kahlil Gibran sia stato uno
dei fondatori della New Age. Era nato a Bisharri (Libano) il 6
gennaio 1883. Diceva all'amico Nu'ayma che egli era un "falso
allarme"; perché chiunque ignora la propria vera natura è
destinato a restare un falso allarme. Gibran sentiva di non avere il
diritto di impersonare il ruolo che si era scelto. Questo perché si
rendeva conto di non mettere in pratica ciò che andava predicando.
Era il 1921 quando stava lavorando alla stesura di The Prophet, e in
seguito a letture pubbliche cominciava a essere identificato con quel
ruolo. Nel 1895 la famiglia emigra a Boston, nel periodo in cui vi è
un'emigrazione di massa di siriani in America. Gibran frequenta un
gruppo di giovani poeti e artisti decadenti il cui leader è Fred
Holland Day, fotografo ritrattista. Lo stesso Day favorisce la
trasformazione di Kahlil in una sorta di rivoluzionario. Gibran ebbe
rapporti di amicizia con famosi e influenti personaggi di Boston e
New York, eppure si sentì sempre fratello dei poveri del mondo. Ai
versetti della Bibbia e ai versi di Walt Whitman si ispirò per
trasmettere il suo messaggio alle future generazioni - per le quali
resta un punto di riferimento quale stella che rifulge per sempre.
Dal giornale Al-Muhàgar su cui egli scriveva regolarmente, vogliamo
citare un breve estratto, riguardante una sua monografia sulla
musica:"Oh tu, vino del cuore, che sollevi colui che beve
alle vette del mondo dell'immaginazione; onde eteree che sostenete i
fantasmi dell'anima; mare di sensibilità e tenerezza; alle tue onde
prestiamo le nostre anime e alle tue insondabili profondità
affidiamo i nostri cuori. Conduci quei cuori oltre il mondo della
natura e mostraci ciò che si cela negli abissi del regno
dell'ignoto".
Gibran
scrisse opere di poesia e narrativa (Le ali spezzate, Le ninfee della
valle, Spirito ribelle). Fra i suoi autori preferiti si possono
citare Whitman e Blake, Tolstoi e D'Annunzio, Ibsen, Strindberg,
Nietzsche. Già a 19 anni i suoi scritti erano stati paragonati a
quelli di D'Annunzio, ma egli stesso si rendeva conto che il paragone
era esagerato. Per completare la sua istruzione, nel 1898 i suoi lo
mandarono a Beirut. Da una dichiarazione rilasciata a Mary Haskell,
sua corrispondente, si viene a conoscenza che "il
ragazzo senza alcun motivo apparente rinuncia all'imbarco prenotato e
cambia il biglietto con un altro sul piroscafo successivo. Quello sul
quale sarebbe dovuto partire affonda con tutte le 800 persone circa
che sono a bordo, poche ore dopo aver lasciato New York".
Gibran
aveva carisma. Intorno alla sua straordinaria figura ruotano molti
episodi, esposti dai suoi biografi, per la maggior parte da ritenersi
fantasiosi o leggendari perché privi di verifiche. Ebbe una fitta
corrispondenza epistolare con Josephine Peadiv, affermata poetessa.
La relazionasi approfondì a partire dal compimento del 20° anno di
età di Kahlil. Lei aveva otto anni più di lui e il suo sentimento
si può tradurre in un desiderio di dare protezione. Lo riteneva un
"genio", un "angelo" e un "profeta".
(Egli lascia una vasta produzione di disegni e dipinti; le immagini
sono imperniate su una dimensione soprannaturale e di regni
trascendentali, chiara-mente ispirati a William Blake). Alla lunga,
la sua relazione con
Josephine finì per incrinarsi; a seguito di un litigio
lei strappò tutte le lettere. Kahlil la riteneva la "donna
fatale", e forse questa fu la sua vera colpa. Nell'estate del
1904, a una mostra di suoi lavori, egli conobbe Mary Haskell, che
avrebbe avuto una duratura influenza nella sua vita. Aveva 30 anni ed
era attivista nel movimento operaio femminile. (Varie altre presenze
femminili giocarono un ruolo importante nella vita di Gibran, alcune
esclusivamente di natura erotica. Esse spesso posavano per i suoi
ritratti). Nel 1908, dopo un breve periodo trascorso a Parigi, egli
riprese la relazione con Mary, anche se lei gli fece chiaramente
capire che non l'amava ma che voleva restarle amico. Aggiunse che
l'accettare la richiesta di lui di sposarlo si sarebbe rivelato un
grossolano errore.
Nel
1911 Gibran, sempre più convinto che il suo futuro era New York, vi
si trasferì. Infatti se non fosse stato così, egli non sarebbe mai
arrivato all'attenzione del grande pubblico. Fu un periodo felice; la
vita a New York gli faceva bene. Le sue lettere a Mary traboccavano
di entusiasmo: "osservo con mille occhi e ascolto con mille
orecchie per tutto il giorno".
Iniziò a tenere delle conferenze. Il suo mondo ora si stava
rapidamente allargando e la sua stella cominciava a rifulgere. Può
sembrare assurdo che un giovane di 28 anni faccia testamento, eppure
Kahlil ne redasse uno a favore di Mary, lasciandole tutti i suoi
quadri e le sue sostanze in denaro, poiché sentiva che sa-ebbe
vissuto - profezia che doveva rivelarsi esatta - ancora per altri 15
o 20 anni. Negli anni successivi il rapporto di Kahlil con Mary si
consolidava sempre di più. Lei nelle lettere aveva per lui
espressioni di idolatria e venerazione. Lo
andava a trovare spesso a New York. Non si rendeva ancora conto di
venir usata. L' adorazione che nutriva per lui le impediva di vedere
i difetti del suo carattere. Oltretutto, lei era per lui anche un
grosso aiuto economico. Da parte sua Kahlil, affetto da narcisismo,
sentiva di avere le stimmate del messia e viveva momenti di autentica
esaltazione. Sosteneva di avere una "capacità di introspezione
superiore a quella di Buddha e di aver fuso la sua consapevolezza con
quella del pianeta e dell'universo". Nonostante lo desiderasse
ardentemente, la coppia rinunciò ai rapporti sessuali ritenendo di
avere già un'unione perfetta, una specie di sesso spirituale; o
forse la ragione stava anche nel fatto che i due "amanti"
erano consapevoli che il sesso "spicciolo", temporaneo,
avrebbe finito per abbreviare la loro relazione, sopravvenendo la
sazietà della ripetitività. Kahlil - si legge nei quaderni di Mary
afferma di aver lottato per questo obiettivo e di esserci riuscito,
per conservare "altri centri di energia superiore".
Nei 10 anni che seguirono essi si scrissero regolarmente ma i loro
contatti andavano man mano diradandosi. Nell'aprile del 1920 fu
costituita l'Associazione della Penna. Gibran fu eletto presidente e
Nu'ayma segretario. L'associazione ebbe vita fino al 1931, anno della
morte di Gibran. Ormai Kahlil non scriveva più in arabo ma in
inglese. In un poemetto intitolato Il poeta (dall'antologia The
Vision), egli scriveva: Un anello tra questo mondo e l'aldilà; una
fonte di limpida acqua per gli assetati; un albero cresciuto sulle
rive del fiume della bellezza, carico di frutti maturi per i cuori
affamati... Un angelo mandato da-gli dèi per insegnare agli uomini
le vie degli dèi.
Una
lampada risplendente che il buio non vince poiché
non sta sotto il moggio. Ad aggiornare l'immagine che avevamo di
Gibran, ecco venirci presentata l'altra faccia, quella che non
s'immaginava: la diagnosi (siamo nel 1929) parlava di ingrossamento
del fegato, causa della sua dipendenza dall'alcool risalente
presumibilmente ad almeno tre anni addietro. Nel novembre 1930
iniziava il processo degenerativo che doveva portarlo alla morte.
Forse - è un'ipotesi - la difficoltà d'identificarsi col suo ruolo
può essere stata la molla scatenante... Il suo capolavoro Il
Profeta
fu
pubblicato da Knopf nel settembre del 1923 (ma era rimasto in
gestazione per almeno 4 o 5 anni per essere perfezionato, sebbene
l'idea del suo libro risalisse già al 1912, quando alcuni frammenti
cominciavano ad apparire sui suoi quaderni o diari). Negli anni della
depressione se ne vendevano in media 13 mila copie all'anno. Nel 1957
era stato superato il milione di copie. Attualmente solo nel Nord
America le copie vendute raggiungono la strabiliante cifra di 9
milioni. Oggi The Prophet è anche disponibile su Internet. Da molti
critici il libro venne sottovalutato perché ritenuto monotono; al
contrario, l'Evening Post di Chicago lo ritiene tuttora una "piccola
Bibbia". "E'
il mio primo vero libro"
- dice Gibran della sua creatura - "il
mio frutto maturo".
Negli anni 60 correva voce che ogni hippy avesse nello zaino una
copia del Profeta. Andando a sbirciare nei quaderni di Mary, si
possono trovare molte descrizioni di sogni fatti da Gibran su Cristo
- più che sogni vere apparizioni, rivelatrici del fascino che la
figura di Gesù esercitava su di lui. "Visse
come un capo"
si legge in Il Croci-isso - "morì
con un eroismo che spaventò i suoi assassini e i suoi torturatori
[...] ".
Il suo libro 'Gesù,
figlio dell'uomo'
può essere letto quasi come un nuovo Vangelo apocrifo. Riguardo il
successo di vendita, esso è secondo dopo Il Profeta. Gli dèi della
terra, l'ultima sua opera, fu pubblicato appena dopo la sua morte.
Gibran
non seppe mai chi fosse veramente. Diviso tra oriente e occidente,
simile a un crocifisso le cui braccia sono distese tra queste due
polarità; immagine che richiama un fatto avvenuto quando egli aveva
dieci anni: si dice che a causa di una spalla fratturata in una
caduta, fosse rimasto per 40 giorni legato ad una croce. Kahlil
Gibran morì di cirrosi epatica, dopo uno stato comatoso, il venerdì
10 aprile 1931, alle ore 22.55. Boston lo ricorda con una statua in
marmo rosa, all'ingresso della Public Library. La targa con
l'incisione: " Kahlil Gibran 1883 - 1931, poeta, pittore",
è opera di Kahlil Gibran il Giovane, scultore di Boston.
Chiudiamo
questo breve lavoro con alcuni suoi versi, tratti da La
processione:
E
sulla terra la morte, per il figlio della terra,
è
finale, ma per colui che è
etereo,
è solo l'inizio
del
trionfo che egli sente già suo.
Fonte:
Robin Waterfield, Profeta - vita di Kahlil Gibran, Guanda 2000.