Riletture:
Amore di confine, di Mario Rigoni Stern
di
Renzo Montagnoli
Sarà
forse colpa del caldo che tormenta atrocemente da più di un mese e
che, nonostante il ricorso all´aria condizionata, tende a stressare,
ma sta di fatto che in un periodo così non mancano i giorni in cui
si affaccia la depressione. In tal caso occorre subito porre rimedio,
ritrovare un po´ di quella serenità che non è fuggita via, ma è
stata celata dalla calura e la cosa è possibile solo se si leggono
libri in grado di farla riemergere. E´ per questo motivo che metto
mano in quella parte della libreria dove tengo le opere di Mario
Rigoni Stern e senza guardare - tanto si va sul sicuro - prendo uno
di quei libri. E´ accaduto così di recente e in sorte mi è
capitata una raccolta di racconti intitolata Amore di
confine. Devo dire che il fato mi è stato particolarmente
benigno perché, se l´elevata temperatura stanca perfino chi legge,
il fatto che si tratti di prose brevi affatica molto meno. Sono ben
quarantaquattro racconti, divisi in quattro capitoli, e come la
maggior parte dei lavori del narratore asiaghese sono in pratica
un´autobiografia. Anche se a volte si tratta di brani di poche righe
riescono ugualmente a portare alla luce aspetti di un mondo che non
esiste più, come è tipico della produzioni di Mario Rigoni Stern,
un percorso della memoria, diretta, o indiretta nel caso si tratti di
eventi di cui ha avuto notizia, scritti con una spontaneità e
pacatezza tali da far entrare subito il lettore in sintonia con
l´autore. I temi di questa memoria sono vari e così troviamo il
breve periodo di vita militare prima dello scoppio della seconda
guerra mondiale (semplicemente stupendo In una valle felice),
i duri mesi della prigionia nei lager tedeschi, il dopoguerra con
l'impiego al catasto e infine il progressivo avvicinamento all'epoca
attuale, forse il più interessante, anche per gli aspetti
etnologici. Il fatto che si tratti per lo più di eventi di cui
Stern è stato protagonista conferisce una patina di emozione a
queste prose, perché viene a cadere quell´aspetto dell´invenzione
letteraria che, se ben costruita, ci induce a credere che si tratti
di verità. Per quanto siano racconti tutti molto riusciti la mia
preferenza va a quelli del quarto capitolo, forse perché
protagonisti sono per lo più degli animali, dal cane Marte al
capriolo privo di una zampa, per finire alla simpatica asina Giorgia.
Mario
Rigoni Stern ha amato profondamente il suo altopiano e le sue genti,
un territorio e una popolazione che hanno costituito la sua prima e
autentica patria. Le descrizioni dei boschi innevati che gocciolano
al primo tepore della primavera, i voli degli uccelli in amore, il
panorama che cambia con le stagioni, tutto contribuisce, grazie
all´abilità dell´autore, a infondere un senso di pace, di
serenità, a ritrovare un senso della vita che consiste nel saper
cogliere quanto di positivo l´esistenza ci può dare, senza
prevaricare gli altri. In questo contesto anche la morte non fa
paura, è solo un evento, l´ultimo di ogni vita; la raccolta infatti
si chiude con un racconto stupendo, L´aratro dell´angelo,
che è il commosso ricordo di quattro amici che se ne sono già
andati, con l´autore consapevole che anche lui un giorno entrerà
nel mondo della memoria, ma non c´è angoscia, e nemmeno paura, c´è
solo la serenità di chi sa che tutto è nell´ordine delle cose.