Odissea
di un intellettuale
di
Felice Serino
"Rivoluzionario"
non violento in perenne conflitto col potere e le istituzioni,
potremmo definirlo uno spirito ginsberghiano, nonché di
majakovskiana memoria. Teresio Zaninetti, che con Pier Paolo Pasolini
ebbe una corrispondenza epistolare (vedi: Pasolini, Lettere
1955-1975, Einaudi
1988), è autore di un gesto clamoroso e provocatorio - come
d'altronde nel suo stile anticonvenzionale. Ha chiesto al sindaco di
Gozzano (Novara), 300 miliardi di risarcimento danni, morali e
materiali, per l'assassinio del grande poeta, ritenendo lo Stato
italiano e (quale suo rappresentante) il sindaco, responsabile della
morte di Pier Paolo (!?). Dalla scomparsa di Pasolini, Zaninetti
lamenta - come tanti - la disperazione di non poter più dialogare
con una persona disinteressata come Pier Paolo. Teresio è un
convinto marxista e un anticonsumista; non possiede un'auto né un
televisore. Ha diretto tra gli anni 1982-'90 la rivista Logos, il cui
percorso gli è stato reso irto e tormentato. Ha scritto, ultimo in
ordine di tempo, il romanzo-testimonianza Le lacrime di Sisifo, Rosso
& Nero Edizioni '95; è critico teatrale e cinematografico e
autore e regista di film. Scrive e dipinge anche con vari nomi
d'arte, è poeta pluripremiato (ma più che poeta egli si reputa un
giornalista serio e un intellettuale militante). Nato a Gozzano nel
1947, Zaninetti è stato uno degli organizzatori dei "percorsi"
multimediali Aspettando Pasolini, con performances in varie città.
Lasciamo che a presentarlo siano alcuni dei suoi versi: "Mi
aprirò in due / come guscio di ramarro alla frontiera / nel rigonfio
del vento, parentesi graffiata / nel prepuzio dei miei sogni rapaci /
che già morte pregustano indolore / Mi aprirò in due e sarò in un
libro nudo / (...)". E da
'La finestra si apre': "La finestra si apre su uno
specchio nato / sotto le menzogne di un calvario e dunque / di tanto
più umano è l'orizzonte / e siamo qui per questo, / perché si
veda, / perché si dica / perché sia orizzonte per altri orizzonti /
e nessuno rimanga nella culla troppo a lungo / senza incontrare spazi
concimati / dal lungo morire quotidiano / dei piccoli uomini che
furono midollo e seme".
Versi, questi ultimi, che - insieme a quelli di tanti altri poeti -
dovevano apparire incisi nella pietra lungo la strada che da Badolato
marina porta a Ba-dolato superiore, splendido paese medioevale lungo
la costa jonica (ma gli amministratori che avevano garantito il
finanziamento della Regione per permettere il lavoro, hanno finora
risposto col silenzio). Luigi Bianco, che dirige il foglio I
Medicanti, nel primo numero del '96 definisce Zaninetti "un
grande poeta e un grande pensatore ingombrante, che tutte le
istituzioni stanno lasciando morire di fame e di disperazione".
Zaninetti conta fino ad ora ben cinque tentativi di suicidio; ultimo
il 10 gennaio '97. Ogni volta si è fatto i suoi venti giorni
d'ospedale ed è tornato nella sua casa-carcere a Gozzano. Ha inoltre
subito due infarti. "Ho visto lo strazio",
scrive Bianco, "di un uomo costretto a prendere una
ventina di pastiglie al giorno per sopravvivere n qualche modo. Oggi
non può fare nulla. Nemmeno vedere le sue bambine: alle quali è
nocivo per le
sue nevrosi e per le implacabili leggi dello Stato".
Teresio è separato dal '79 - anno del suo primo tentativo
anticonservativo. Riceve la ridicola somma di 300 mila lire al mese
quale sussidio per il suo "stato psichico". Ha scritto
Marcel Camus: "Non avviene molto spesso che un uomo si
senta il cuore puro. Ma almeno in quel momento, suo dovere è di
chiamare verità ciò che l'ha singolarmente purificato, anche se
questa verità può ad altri sembrare bestemmia...".
Evidente il candore d'animo del Nostro, nonché il suo amore
sviscerato per la verità, appunto. Sentite con quale spirito e
veemenza di sentimenti si esprime in una pagina di Logos: "Ci
vogliono armi, fucilate di verità. Questo è soprattutto amore.
L'amore che spinge anche quella 'barca' infranta di Majakovskij che,
nonostante tutto, continua a navigare attraverso oceani e bufere
portando, indistruttibile, la propria luce che perfora i secoli. Un
amore che, sì, è anche violenza (...).
Scrive di lui Roberto Roversi: "(...) con la scrittura
Zaninetti gioca duro. Ma aggiungerei, che con intera la sua vita, di
cui la scrittura è il mezzo estremo di comunicare con gli altri,
Zaninetti è inesorabile, costante; irretito in una implacabilità
tanto generosa quanto, direi, disarmata".
La sua poesia, è scritto da qualche parte, è materia incandescente;
strappa un velo della mistificata realtà. La Rusconi Editore, presso
la cui Redazione Teresio ha prestato la sua opera dal 1973 all'85, lo
invitò a sottoporsi - in seguito al tentato suicidio del novembre
'79 - a una "visita di idoneità" presso la Clinica del
Lavoro G. Devoto di Milano; l'esame psicodiagnostico diede il
seguente risultato: "Nevrosi d'ansia
da cattivo inserimento in ambiente lavorativo". La risposta
della Rusconi fu quella di costringerlo a triplicare, quadruplicare
le dosi di tensiolitici, antidepressivi e ipnoinduttori del
sonno...Il secondo tentativo di suicidio (1984) avvenne in
concomitanza con una situazione di contrasto, avente per oggetto il
periodico Logos, fra lui e l'azienda. La Rusconi gli revocava
l'autorizzazione a "collaborare" (?) a Logos, attendendo
una risposta di adempimento dei suoi impegni contrattuali; al che
Zaninetti li richiamava all'art. 8 del contratto di lavoro
giornalistico, là dove si afferma che il
giornalista potrà manifestare le proprie opinioni attraverso
pubblicazioni di carattere culturale, religioso, politico o
sindacale, e facendo presente che nel "suo" periodico non
erano ravvisabili lesioni degli "interessi morali e materiali"
dell'azienda. Oggetto del dissenso era appunto un articolo apparso su
Logos a loro parere "lesivo".A seguito di una ulteriore
missiva di Zaninetti - non avendo ottenuto riscontro alla prima - si
faceva vivo per telefono un rappresentante del Comitato di Redazione
della Rusconi, il quale, incavolatissimo, gli riferiva che dopo che
il C. di R. aveva ottenuto dall'azienda di "mettere una pietra
sopra" alla sua "licenza poetica", egli aveva
riattizzato il fuoco nel vespaio...Si giunge così fino al periodo di
calvario di Teresio, consistente nell'essere messo "in prova",
dopo 11 anni di lavoro, presso la redazione di Eva-Express. "E'
preferibile morire di fame piuttosto che mangiare merda",scrisse
Teresio dando le dimissioni. Per lui, come per Sartre (uno tra i suoi
"maestri") nella
vita "vince chi perde"; o per dirla con F. Scott
Fitzgerald: "il vincitore appartiene ai vinti".
Nell'esporre su Logos le sue amare vicissitudini, Zaninetti ha preso
spunto da un celebre verso di Luis Aragon: "Io
non sono di quelli che barano con l'universo".
E c'è da concedergli piena fiducia. All'inizio del '97 si istituisce
un Comitato di solidarietà per Teresio, ed esce, ciclostilato, il
fascicolo "Perché Zaninetti viva";
sottotitolo: "Se questo non è un lager - Una legge
Bacchelli per T. Z.", che
consta in una "raccolta di frammenti di un vivere
quotidiano incuneato tra coerenza visionaria e miseria reale".
Vi sono riprodotte lettere di Teresio che danno i brividi (ripetuti
appelli ora di aiuto, ora di feroce accusa), sempre senza risposta,
inviate a giornali quale Tribuna Stampa, al sindaco di Gozzano, al
Consiglio Comunale e all'Assistente Sociale, in cui si rinfaccia
ripetutamente l'impossibilità per un uomo di cultura di vivere con
l'elemosina di 300 mila lire al mese.
Teresio
scrive duro con frasi sputate, elencando provocatoriamente, i
"debiti" a lui dovuti da parte delle Istituzioni. "Il
Vs. neghittoso comportamento non fa che acuire la mia disperazione e
la mia angoscia, che viene definita 'depressione'(molto
impropriamente)".
"Il Vs.
silenzio continua a rappresentare la Vs. totale colpevolezza ed era,
è e rimane tuttora un prolungato tentativo di omicidio da parte Vs.
nei miei confronti".
E in un'altra lettera, indirizzata al sindaco e chiaramente
provocatoria: "Chiedo
a Lei e al Consiglio Comunale e allo Stato Italiano di concedermi
l'eutanasia, perché io non desidero più 'vivere' in una
società amorfa, inetta, assassina".
Gli veniva sanzionato da parte delle Istituzioni e dell'indifferenza
sociale una condanna a morte civile, senz'alcun processo. Scrive
Luigi Bianco: "Teresio sembra sempre più elevarsi a
pedagogo 'pasoliniano': un educatore senza stipendi e interessi,
finalizzato soltanto alla causa universale della 'liberazione
dell'uomo' ". E Maria
Grazia Lenisa, nella recensione a Le lacrime di Sisifo
(Pomezia-Notizie, dicembre '95): "Teresio Zaninetti è
poeta di tutte le rivoluzioni, è l'uomo che dividerebbe il suo pane
con gli altri, che vive fino in fondo il suo amore-dolore, fino alla
risposta dell'odio più cocente contro ogni forma di potere
oppressivo, prima di tutto in se stesso onde assassina (Sisifo non
rassegnato) in sé Tiresia che gli consegna inerme l'ultima perla
della verità".
Dunque,
vogliamo ribadirlo: un uomo che non sa "barare con l'universo".
Anche lo scrivente, che ha conosciuto Zaninetti nell'aprile '97, ha
firmato ben volentieri insieme a molti altri uomini di cultura, per
fargli ottenere i benefici della legge Bacchelli. Una volta tanto si
riuscirà ad alleviare la pena di un poeta senza dover ricorrere
all'elemosina e respingendo la soluzione estrema del suicidio?
[Nota:
Teresio Zaninetti morirà il 21 gennaio 2007]