Misteri
d´amore - Franca
Canapini - puntoacapo
- Pagg.
88 - ISBN 9788866794202- Euro 12,00
Rileggere
Platone alla luce della modernità
All´inizio
del viaggio, il Prologo ci porta nel Simposio organizzato
dal poeta Agatone dove sono presenti i più famosi intellettuali
della città. Qui Erissimaco propone di tessere le lodi del dio Eros.
Ed ecco che il «numinoso» ci invita in exergo ad «aprire la porta»
perché «Coloro
che ne oltrepasseranno la soglia / troveranno / ciò
che non sanno / commisurato
a ciò che sanno».
E all´improvviso il Prologo si apre con un´esplosione di luce che
lascia intravedere «il
Nume famelico e cencioso»
e avverte gli uomini che il percorso che si sta per intraprendere è
un cammino di iniziazione ma è anche una preghiera al Dio che
ovunque si espande nell´universo, perché assista l´Autore di
fronte alle difficoltà che dovrà affrontare. Se questo richiamo
agli dei affinché assistano il poeta nel suo cammino è tipico di
una tradizione che da Omero in poi ha segnato l´inizio di poemi
famosi e meno noti, quello che a me piace sottolineare è il «cammino
di iniziazione»
che qui viene annunciato. Perché se da un lato il Simposio ci
riporta con la memoria al mondo greco nella sua più alta accezione
di pensiero (è del viaggio verso la sapienza che si narra, come dice
l´Autore), dall´altro è anche del nostro mondo che si parla,
quando, come si legge nell´introduzione: «Di fatto [...] quando
Platone parla di Eros si riferisce a una Energia che non ha genere,
ma appartiene a tutti i generi ed è diffusa in tutto l´Universo»,
motivo per cui i due personaggi (uomo/donna, amante/amato) sono in
realtà «due poli che, attraendosi, generano energia creativa».
L´esaltazione di Eros fatta da Agatone mette in luce un aspetto
interessante che evidenzia la potenza della creatività, attribuendo
ad Eros la capacità di rendere poeti coloro che vengono toccati da
lui: «perché
tu la tigre / tu
la forza / tu
il coraggio / tu la fiamma [...] che
all´improvviso si sparge / e
inonda»
(Tu,
la tigre)
e rende ragione di ciò che il poeta vive. Perché se l´amore è
tendenza a possedere per sempre il bene/il bello, come afferma
Diotima, solo la poesia può travolgere come un fiume in piena e far
sì che "gli amanti" dimentichino tutto ciò che precede questo
momento sacro e irripetibile, perché solo ora essi partecipano
"dell´Essenza" (Rose
di sangue).
Il ritmo incalzante della strofe successiva, caratterizzata da ben
diciotto aggettivi che si snodano senza pause, rende vitale la
sacralità dell´atto e allo stesso tempo s´indora della luce
dell´estate, in una pausa onirica che richiama il presente, con un
cielo «punteggiato
/ da
luci pulsanti ammiccanti da remoti / lontanissimi
imperscrutabili orizzonti».
«Ma al
di sopra dei cieli / correva
la Parola»
- osserva Diotima - la Parola che ha raccolto il segno impresso
dall´angelo «nella
bocca del primo uomo»
al momento della sua morte, permettendogli così una possibile
continuità. La Parola senza la quale l´uomo non può penetrare nel
mistero della mente. Prima nulla esisteva o aveva significato: ora lo
spazio conquistato dal pensiero apre al mistero di una conoscenza
nuova, che, indagando in profondità, coglie l´essenza dell´io e
lo dissolve in mille spirali energetiche, illimitate, concentriche,
portandolo finalmente alla quiete. È là che «ogni
pianta va / a
fiore mentre piove la pace»,
e cuore e mente si concedono l´armonia di un cielo nuovo, «cosparso
di diamanti».
È questo lo stupore che nasce dall´inattesa scoperta, perché,
come dice Gianni Caccia in Postfazione, la forza inesauribile di Eros
genera «la continua meraviglia di fronte al cielo, all´acqua, al
sole», alla luce che si espande ovunque e riflette e rende possibile
questo connubio fra terra e cielo, fra estasi e realtà. La scoperta
cui giunge la Canapini è tale da generare "lo sbalordimento" di
cui parla Lacan: una volta penetrato nel cuore del cosmo infinito
«partecipi
del fluido movimento // e
vedi // quello
che sai di non sapere / lo
scopri / nella
parola del mito / nel
suo cuore profondo / la
verità ____________ in un oscuro geroglifico».
Si
aprono per questa via gli occhi della mente e al centro, lei, La
Rosa bianca,
distende i suoi petali, li apre, li schiude e rivela il grande
«occhio
magnetico»
che tutto contiene, nel quale siamo compresi noi «e
l´universo e il tempo»
disciolti nell´energia generatrice che anima il creato. Come tutte
le visioni anche la Rosa si dissolve come un miraggio ma lascia il
desiderio inesausto, inesauribile della sua presenza.
Sarà
Socrate a chiudere il discorso sul significato di Eros, che può
condurre alle vette più alte del bello e della conoscenza,
ricordando ad Alcibiade che all´uomo non è dato sapere quale sarà
il suo destino: «Tu
ne quaesieris (scire
nefas) quem / mihi, quem
tibi / finem
di dederint, Leuconoe,»
cantava Orazio nel suo Carpe
diem e
con questo senso di smarrimento di fronte al mistero che circonda
l´uomo e il suo destino si chiude anche la ricerca che Franca
Canapini ha condotto sul Simposio di
Platone, con un invito al confronto e al dialogo perché solo così
mondi lontani o diversi potranno continuare a confrontarsi! Tutto
scorre, tutto scivola come fa l´acqua nel suo cammino: occorre solo
assecondare la vita nei suoi mutevoli cambiamenti perché «sarà
in un attimo / quando
di nuovo tutto cambierà».
Con
questo invito che mi piace leggere come un invito alla pace, la
Canapini ci ricorda che anche le guerre, il dolore, le innumerevoli
tragedie del nostro tempo, sono destinate a passare e che è nostro
compito proseguire sulla strada dell´incontro e del dialogo
affinché non si spenga la speranza in un mondo migliore. Questa la
lezione che il mito e la sua rilettura trasmettono come valore
inesauribile all´uomo di oggi.
Fernanda
Caprilli