Infinite
jest - David Foster Wallace - Einaudi - Pagg.
XI-1284 - ISBN 9788806232474 - Euro 22,00
Non
si arriva mai troppo tardi a questo romanzo pubblicato per la prima
volta nel 1996, neppure se lo si legge anni dopo il suo rinnovato
successo dato dal ventennale, perché quello che si sa fin da subito,
ovvero che si ha di fronte un´opera unica, nota e ambita - molti
lettori infatti vorrebbero approcciarlo -, viene finalmente compreso,
maturato intimamente; oltre ad avere questa conferma si matura anche
la consapevolezza di avere di fronte un´opera profetica e al tempo
stesso ancora valida al nostro tempo. La profezia, probabilmente nata
dall´acutezza del giovane intellettuale capace di annusare la deriva
antropologica del suo tempo, consiste nel rappresentare un edonismo
malato, distruttivo, derivato da uno scenario di fondo che si
alimenta di un´accanita attività umana la quale pare abbia come
scopo il mercato generato dalla tossicodipendenza, dallo smaltimento
dei rifiuti, dallo sport agonistico, dall´intrattenimento, dalla
produzione filmica seriale, dall´egemonia economica dei grandi
marchi e da tanto ancora che fatico a richiamare alla mente.
America
di fine millennio, tristemente travasata ormai in tutto il mondo,
complice la galoppata della globalizzazione ampiamente incentivata
nel frattempo da Internet. Ecco perché l´opera profetica non perde
mordente ma parla ancora, potenzialmente a tutti, nel 2024. Un
esempio, poiché uno dei filoni principali che maggiormente mi ha
interessato è quello dell´Accademia di Tennis, potrebbe essere la
perfetta sintonia che si è creata tra i meccanismi dello sport
agonistico vivisezionati nelle pagine del romanzo e una cronaca
sportiva recente: il tentativo di annientare il nostro giovane Sinner
con un´accusa di doping, davvero infamante, viste le contingenze che
l´hanno generata. Le vicende sono risultate incredibilmente
sincrone; ciò che ha scritto D. F. W, risulta ancora valido e non
solo in riferimento al mondo tennistico. Sono rimasta impressionata
anche dall´altro microcosmo che viene descritto, quello della
comunità di recupero delle tossicodipendenze; notevole la capacità
di descrivere i meccanismi della dipendenza, l´abuso delle sostanze,
il carattere enciclopedico delle conoscenze tossicologiche
dell´autore, anche se devo ammettere che è sfiancante l´uso
costante delle note a cui si è sottoposti; spesso ci si ritrova ad
avere riscontro dei nomi commerciali dei vari principi attivi e si
rasenta la farmacologia.
Non
solo mondi, anche i personaggi rimangono scolpiti nella mente; c´è
l´imbarazzo della scelta: si può inseguire la storia di Joelle Van
Dyne alias Madame Psychosis, un ragazza bellissima ma col viso
coperto da un velo a nascondere chissà quale mistero, o tentare di
entrare nella mente del regista James O. Incandenza, è autore di
improbabili produzioni filmiche, di cortometraggi in verità non
sempre distribuiti alla fruizione del pubblico e dai titoli ancora
più improbabili, o ancora inseguire i passi del suo figlio più
sfortunato, Mario.
Ci
si può appassionare alla scoperta del sistema di intrattenimento
escogitato, tutto fatto di visori e cartucce e lettori e si può
cercare di capire il mistero di una produzione, Infinite Jest ,
l´ultimo film del regista James O. Incandenza, che incatena gli
umani alla sua fruizione perenne fino alla morte.
Si può
lentamente capire che le sottotrame poi convergono, il film è
ricercato da persone molto potenti, e che tutto lo sforzo fatto per
leggere 1300 pagine non porta purtroppo a possedere del tutto la
trama che, ad una lettrice della mia tipologia, rimarrà per sempre
un mistero, salvo andare a ricercare il lavoro di esigesi altrui. In
ogni caso, non è concluso nessun filone narrativo e tutto rimane uno
scherzo infinito.
Esperienza di lettura importante, la consiglio
aldilà della piacevolezza, reca in sé un substrato meta letterario
davvero geniale; apre a prospettive semiotiche molti interessanti ma
che necessitano di analisi critica rigorosa, una bella sfida per chi
avesse voglia di studiare l´opera più che leggerla.
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