Grande
Meraviglia - Viola Ardone - Einaudi - Pagg. 304 -
ISBN 9788806257620
- Euro 18,00
"Grande
Meraviglia" di Viola Ardone è un romanzo che tocca corde
importanti, l´autrice esplora i confini della realtà dei manicomi,
svelando storie di persone che sono state internate non solo a causa
di patologie psichiatriche, ma anche a causa di oscure manovre
sociali e familiari; ci narra di un universo umano, che sebbene
segnato dalla miseria, rivela anche una grande ricchezza di
esperienze e personalità.
La
narrazione si concentra sulla vita di Elba, una giovane che nasce e
cresce all´interno del manicomio, dove sua madre, affetta da
disturbi mentali, è stata ricoverata. Fin dalle prime pagine, Elba
mette in chiaro di non essere pazza, e le sue percezioni del
manicomio sono un mix tra il comico e il terribile. Dopo la scomparsa
della madre, Elba trova un modo per crescere: scrivendo il "Diario
dei Malanni di Mente", nel quale raccoglie le storie e le
testimonianze dei nuovi arrivati, che siano pazienti, infermieri o
medici.
La
vita di Elba prende una svolta significativa con l´arrivo del
dottor Meraviglia, un personaggio eccentrico con baffi rossicci, che
diventa il direttore della struttura e si impegna a liberare Elba e
le altre donne dal manicomio, restituendo loro la dignità persa.
Il
dottor Meraviglia accoglie Elba nella sua casa, trattandola come una
figlia. Tra i due nascono emozioni e legami profondi, trasformando la
loro convivenza in un viaggio di scoperta e crescita personale. Il
dottore, attraverso questa esperienza, comprende finalmente il vero
significato e il peso della responsabilità genitoriale. Allo stesso
tempo, Elba scopre che l´amore e i legami affettivi si fondano
sulla tenerezza e sull´affetto sincero.
Il
termine "Grande Meraviglia" ha molteplici significati nella
storia: rappresenta il dottor Meraviglia, una figura chiave per Elba
e le altre donne del manicomio, che con la sua eccentricità e
dedizione porta speranza e possibilità di cambiamento. Inoltre,
simboleggia le esperienze umane e le scoperte che si fanno nel corso
della vita.
Attraverso
il racconto della protagonista, Ardone esplora anche i quarant´anni
di storia della psichiatria, offrendo un´analisi disarmante di
questo "mondo"; il romanzo evidenzia l´importanza di
comprendere che le persone internate nei manicomi non sono
semplicemente pazienti, ma individui con storie complesse e con una
dignità che può essere perduta e poi riconquistata.
"Grande
Meraviglia" esplora temi importanti come la malattia mentale, la
dignità, l´amore e la responsabilità, trasmettendo l´idea che
la vita stessa è una meraviglia, nonostante le sfide che si possono
incontrare lungo il cammino. Ardone ci ricorda che la libertà e
l´amore sono i veri pilastri della vita, nonostante le difficoltà
e le sofferenze che possono attraversarla.
La
scrittura di Viola Ardone è ricca, poetica e vera, senza essere
cruda.
"Grande
Meraviglia" è un romanzo straordinario, un viaggio coinvolgente
che è rimasto con me a lungo dopo aver chiuso il libro.
Citazioni
tratte da: Grande
Meraviglia di Viola Ardone
Cosí
mi hanno detto, e io ci credo, perché l´amore a volte ti capita,
ma altre ti decapita: ti fa perdere la testa.
La
rabbia è un tumore dell´anima,
incastrato
tra il cuore e la gola,
e
pesa su ogni battito
come
un quintale di odio.
Lo
sai la tristezza cos´è? È quella cosa che quando ti arriva non
vuole andar via e ci vogliono tante Caramelle-rosse e Caramelle-blu e
anche l´elettricità, piú e piú volte. Tu ce l´hai, la
tristezza?
Tutte
quelle che entrano qui credono che sia una disgrazia, ci piangono
giorni. E invece stare rinchiuse, ti dico, non è proprio la fine del
mondo, è solo l´inizio del mezzomondo.
Sai,
al mezzomondo ogni giornata è sempre la stessa: svegliarti quando
arriva la luce, andare alle docce, infilare il camicione, mangiare
pane raffermo ammollato nel latte annacquato, aspettare il giro delle
visite, pranzare. Camminare una mezz´ora nel cortile se non piove,
aiutare Gillette con le pulizie, guardare la televisione se non sei
stata messa alla corda, cenare, prendere la Caramella-grigia del Buon
Sonno, tenerla tra la guancia e la gengiva per poi sputarla senza
farti scoprire, attendere che si spengano le luci, sentire gli
zoccoli della sorvegliante che battono sulle mattonelle e scendere in
un pozzo nero nero, se non hai fatto in tempo a gettare la pillola di
nascosto. Aldina ripete che è lo stesso, nel mondo di fuori, però
senza pasticche.
Lo
sai, una volta Mastro Lindo mi ha detto: scappiamo. Ma gli ho
risposto: sei matto, al mezzomondo ci sono tornata per stare con la
Mutti, mica perché me l´ha ordinato il dottore!
Torno
al mio posto e continuo a raccontare, anche se a lei non importa
nulla di me, le importa solo della sua malattia, come a tutte qui
dentro: non fanno che lamentarsi dalla mattina alla sera. È questa
l´unica differenza con i mica-matti: noi andiamo nude col nostro
dolore sempre ben in mostra. La pazzia è una specie di verità.
Perché
la pazzia, ricorda, è una cosa che parte dal cuore, quando è troppo
caldo o troppo freddo, quando sente troppo o troppo poco e il respiro
si fa troppo veloce o troppo lento.
-
Non
bisogna credere troppo alle proprie speranze, - ha aggiunto, questa
volta col tono di sempre.
-
Nemmeno
alle certezze degli altri, - gli ho detto.
Noi
matte siamo piante con le radici in vista, le dico, tutto quello che
è sotto si vede da fuori: se abbiamo fame ne abbiamo troppa, se non
ne abbiamo non mangiamo piú, se siamo contente cantiamo e balliamo,
se siamo tristi è come se fossimo morte da un pezzo. Se abbiamo un
sospetto è già diventato realtà, se abbiamo paura, la paura è una
porta spalancata sul vuoto. Se abbiamo voglia di parlare, le parole
diventano un fiume, come me in questo momento. E se non ne abbiamo
piú voglia, allora punto e basta.
Allineo
i giochi del chiappariello sul ripiano dello scrittoio, sono di nuovo
interi anche se con qualche acciacco, li compatisco. Una vite è
avanzata, succede: credi che ogni elemento sia indispensabile e ti
accorgi col tempo di poter andare avanti anche senza. Si sopravvive
cosí, perdendo pezzi.
Dovrei
provare un variegato al pistacchio, dice? Scusi se mi permetto di
intrudere, ma lei ce l´ha una laurea?
Abbia
pazienza, lo sa che qui c´è gente che soffre? Che la vita di chi
chiama è appesa a un filo? Si rende conto che lei ha in mano le
forbici per recidere questo filo? Come una delle tre parche, Atropo
l´inflessibile dalle lucide cesoie. La morte è un evento
ampiamente sopravvalutato, sono d´accordo, ma significherà pure
qualcosa prendersi in carico un paziente, anche solo per il tempo di
una telefonata, o sbaglio? Forse sono io fuori dal mondo, ma esiste
almeno ancora un ordine professionale per gli psicologi?
Crede
di sí.
E
lei come ha fatto a entrarci senza una laurea?
L´hanno
assunta al servizio clienti della Gnam dopo due anni di telemarketing
nel campo delle torte gelato.
Quest´anno
sono settantacinque e smetterei volentieri di contarli perché non
contano piú niente per me. Ma i numeri ci dicono in quale punto ci
troviamo sul piano inclinato della vita, e i compleanni, ormai, mi
fanno compagnia.
Ho
lottato per la chiusura dei manicomi, ma non sono stato un eroe, men
che mai un santo, Elba, questo lo sai. Gli eroi sono il prodotto di
società repressive, diceva sempre Aldina, ti ricordi? E i santi sono
pesi massimi di narcisismo. Io ho solo immaginato di rendere le cose
migliori di come me le avevano consegnate, per il resto sono un uomo
limitato ed egoista, capace però di alcuni grandi slanci. Ho
combattuto, ho fallito, ho provato ancora e qualche volta mi è
sembrato di aver vinto, per il resto ho preso per buoni anche i
pareggi. Noi non possiamo vincere, diceva Basaglia, perché è il
potere che vince sempre. Noi è già tanto se riusciamo a convincere.
E
la rabbia ti avvelena i pensieri. Non si può metabolizzare la
rabbia. Il dolore sí. L´angoscia sí. La paura anche. La rabbia ti
si aggruma intorno al cuore come un catarro che ti impedisce il
respiro, a lungo andare. La vita è diventata una cosa cosí
ordinaria, cosí poco avvincente.
L´infelicità
degli altri, alla fine, ti entra nella radice dei capelli, si insinua
sotto le unghie, è un tartaro che si incrosta tra denti e gengive,
resistente come il calcare sulle fughe delle mattonelle del bagno, a
lungo andare ti consuma fino a farti sanguinare i pensieri.
Ma
la felicità è una cosa molto sopravvalutata: rende superficiali. E
tu, dico all´immagine che mi osserva di fronte, a differenza di
questo specchio, non hai mai avuto molta attitudine a riflettere.
La
malattia mentale è un territorio cosí buio e sconfinato che anche
l´esploratore piú esperto rischia di perdere la strada.
Alle
porte e alle finestre non ci sono piú i catenacci e il mezzomondo
somiglia ogni giorno di piú al mondo intero, ma le sbarre sono una
parete della mente e la libertà è una chiave nella testa che non so
ancora girare.
Quante
eredità nascoste passano dai genitori ai figli.
La
fede non serve, la fede libera. Ci sono catene visibili, quelle che
rompevi col tuo lavoro nei reparti psichiatrici, e ci sono vincoli
immateriali: sono i lacci dell´anima.
Ma
forse non c´è nessuna logica in queste illogicissime esistenze e
tutto quello che siamo riusciti a fare l´abbiamo fatto solo per
amore. Di noi stessi, degli altri, di un principio: sono dettagli.
Continua a stupire il mondo, figlia mia, anche quando sarò partito,
perché tu resti per me la Vera Meraviglia!
Questa
è la vecchiaia: barcamenarsi tra il male e il peggio.
L´amore
è incomprensibile, una forma di pazzia.
Katia
Ciarrocchi
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