Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Letteratura  »  Gordiano Lupi ha recensito Niente baci alla francese, di Paolo Roversi – Edizioni Mursia 29/11/2007
 

Paolo Roversi

Niente baci alla francese

Mursia - Pag. 204 – Euro 14

 

Paolo Roversi è uno che sa scrivere. Ormai l'ho detto così tante volte che i miei pochi lettori si saranno stufati di sentirlo ripetere. Ho già scritto che non amo il giallo, tanto tanto sopporto il noir se mi ricorda Scerbanenco e i film di Fernando di Leo, ma il giallo non ce la faccio a leggerlo, mi annoia, penso che ormai sia stato detto tutto e poi, via, non se ne può più di queste case editrici che pubblicano soltanto gialli. Non basta, ché come conseguenza nascono come i funghi critici grotteschi e scrivono che Faletti è un genio, che la nuova narrativa italiana va cercata in cabaret, mica è più tempo di cassolacalvinopavese, adesso la letteratura è diversa.  Diversa un par di ciufoli, dico io. La letteratura racconta la vita, narra la realtà contemporanea, fruga tra le ferite, soffre e fa soffrire, invita a pensare, fa riflettere sulla storia. La letteratura è utile. Le boiate no. Ergo Faletti non è letteratura. È una boiata.

Tutta questa premessa per dire che Roversi non è Faletti.

Roversi non aspira al best - seller, non rinnega il suo amore per Bukowski e nel suo ultimo libro cita pure Scerbanenco e il personaggio Duca Lamberti. Roversi usa il romanzo giallo con protagonista Enrico Radeschi, giornalista freelance e lettore di manoscritti per una piccola casa editrice, per descrivere la società contemporanea. Ne viene fuori un ritratto amaro di una Milano corrotta nelle mani di politicanti che vivono di squallidi traffici economici e popolata da uomini e donne che hanno perso la loro essenza di persone. Nel romanzo di Roversi ci sono grandi descrizioni della vita milanese e della vita parigina, che si alternano a omicidi di primi cittadini e momenti di vera letteratura. Radeschi alzò il cielo e si stupì. Non si vede mai il cielo a Milano. Non c'è il cielo a Milano. Stelle men che meno. Tranne quella notte. Senza illuminazione pareva una città irreale. Un non luogo, lugubre a sprazzi, puntellato di un lenzuolo di stelle.  Buio pesto in corso Buenos Aires, il Duomo spento, corso Vercelli una lingua nera d'asfalto, il Pirellone inghiottito dalle tenebre. Niente luna. Solo rumori, grida e, alle finestre dei palazzi, rari lumicini tremolanti. la metropoli si era spenta.

Lo stile è il punto di forza di Roversi, una scrittura che si lascia leggere e che cattura, ti impedisce di mollare il libro prima che tu ne abbia fatte fuori un centinaio di pagine. Resta solo una domanda. Perché uno scrittore così bravo scrive soltanto gialli? So la risposta. In Italia non si pubblica altro. Sconfortante. In ogni caso leggete Roversi. Vale la pena.

 

Gordiano Lupi  

 

 
©2006 ArteInsieme, « 013951168 »