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  Letteratura  »  Carmen Lama ha recensito Urlo e geometria, di Giovanni Codovini, Antonio Pellicani editore 26/07/2008
 

Giovanni Codovini - Urlo e geometria - Antonio Pellicani editore

 

Recensione a cura di Carmen Lama

 

Urlo e geometria è un libro interessantissimo e molto ben scritto. Il titolo così particolare è quello che desta la prima curiosità. Voglio lasciar scoprire il significato di questi due termini associati a chi avrà la possibilità di leggere questo libro e quindi non ne parlerò in questa breve recensione.

Il libro mi ha coinvolto molto e l'ho letto a ritmo serrato, per non perdere il filo del discorso. È densissimo di concetti e pieno di molta cultura. Mi è piaciuto molto perché mi ha dato occasione di vedere da un punto di vista meno problematico e più positivo, per esempio il pensiero di Nietzsche, pur restando di questo filosofo la difforme e deforme interpretazione che ne ha avuto, con le conseguenze forse implicite più nel tempo di allora che nel suo pensiero…

Ci sono moltissime citazioni e il libro spazia dalla filosofia, all'arte, alla poesia, alla storia, ovviamente, e il filo conduttore, che riporta in ogni capitolo e paragrafo alla tesi dell'autore (la nozione del tragico dell'età contemporanea) è sempre a fior di pagina. Potrebbe sembrare pessimistica ma non lo è, la tesi che informa tutto il libro: il tragico dell'età contemporanea, detta età dell'ansia, è infatti considerato in una accezione particolare, quella secondo cui solo dal negativo, dal dolore, dalla sofferenza, dalla disperazione (dal tragico, appunto) si possa passare al positivo, alla speranza.

L'autore, a supporto della sua tesi, analizza moltissimi testi filosofici, testi di letteratura ebraica e testi critici del pensiero di filosofi importanti, e sempre vi trova ampie giustificazioni per dipanare il significato che accompagna ogni gesto, ogni azione, ogni comportamento che ha luogo nel nostro tempo. È un modo per capire l'età in cui viviamo. Importantissimo è il riferimento di fondo alla catastrofe di Auschwitz e al silenzio potente che ne consegue. È un silenzio -deve essere un silenzio- che dice tutta la drammaticità di quell'evento ma, come silenzio assoluto, non avrà l'esito di lasciar morire il ricordo, piuttosto ne evocherà costantemente la tragicità. Solo nel silenzio, infatti, potranno emergere le parole, i significati. Nel caso specifico di Auschwitz però, nessun significato può essere rintracciato, e il silenzio dirà, urlandolo, tutto il dolore delle vittime e dei sopravvissuti e tutta la colpevolezza di cui si è macchiato tutto il genere umano. Il silenzio, dopo Auschwitz dirà l'indicibile, perché come con quell'evento si è prodotta una frattura insanabile nella storia, così si è prodotta una frattura nel linguaggio, che non avrà più alcuna possibilità di dire ciò che non è possibile tradurre in parole. Il capitolo del silenzio è davvero molto toccante. È filosofia teoretica, e filosofia del linguaggio che, dopo Auschwit, registra la sua sconfitta assoluta. Molto interessante è anche tutta l'analisi sul concetto di Dio. Con Auschwitz si registra non la morte di Dio, ma la sua impotenza e il suo essere nel mondo molto più presente di prima, nella sofferenza delle vittime di quei tragici fatti, ma anche nel silenzio degli ebrei e dei non-ebrei. Il Dio sofferente, “è quel bambino appeso alla forca” ed anche tutti quei volti muti, tragicamente silenziosi. Il nichilismo in cui s'è inabissato il pensiero contemporaneo proviene da questo evento innominabile, inesprimibile, ma diviene, nella tesi di Codovini, il punto di partenza per ricreare un mondo, il mondo in cui gli esseri umani portano su di sé tutta la responsabilità di quel che avviene. Responsabilità e libertà che provengono dall'abdicazione di Dio, dal fatto che Dio si è fatto da parte per far posto all'uomo, ma senza abbandonarlo, anzi standogli accanto e soffrendo con lui. Insomma, questo libro è essenziale per capire quel che accade nel nostro mondo. Ci sono anche molti riferimenti biblici, la cui interpretazione sostiene quanto l'autore vuole dimostrare.

Molto interessante anche il capitolo finale sul Pensiero della complessità e le relative teorizzazioni, in particolare il riferimento al testo di Edgar Morin, Introduzione al pensiero complesso. Quest'ultima parte conferma, ma su un piano più vasto, quanto Codovini ha sostenuto in tutto il suo libro: vengono, infatti, individuati nell'epistemologia e nella scienza contemporanea i temi di fondo affrontati, in quanto essi consentono di interpretare l'età contemporanea come età del tragico, dell'incertezza e dell'ansia. “Però, di un'ansia riscattante”, sottolinea Codovini. In tal modo conferendo al suo libro un carattere positivo, in quanto rivela, con un'analisi critica rigorosa, le caratteristiche che identificano il nostro tempo e da esse, pur a partire dalla loro negatività, fa discendere come possibile conseguenza il riscatto, appunto, la speranza, il positivo, la consapevolezza.

Emerge dal testo una vasta cultura dell'autore, Giovanni Codovini e la sua capacità di trarre una tesi così coerente ed anche piena di speranza per il nostro futuro, da moltissimi testi consultati/letti. La sua bravura è anche nel modo di scrivere, che è molto coinvolgente. Ogni frase è un piccolo trattato a sé. L'utilizzo di termini addirittura poetici in molti casi fa di questo libro una bella ed importantissima “guida al sapere”.

Unico rammarico è però il fatto che il libro non sia più in commercio.

 

 

 
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