Blue Tango, noir
metropolitano, di Paolo Roversi - Stampa Alternativa, 2006 - pagg.
205, Euro 10,00)
A cura di Alberto Carollo
In una grigia Milano, zuppa d'acqua
per via dei temporali autunnali, il trentenne giornalista Enrico Radeschi, squattrinato freelance e hacker di media bravura,
si ritrova invischiato in un bel rompicapo: un sottile fil rouge, la linea 1 della
metropolitana, sembra allacciare un killer di prostitute, il suicidio/omicidio
di un peruviano finito sotto uno dei convogli della città tentacolare e il
tentativo di dare un'identità a un cadavere assassinato ripescato nel fiume Lambro. Nel fondo, dietro i particolari di cronaca che il
nostro protagonista segue per un quotidiano milanese e per un sito
specializzato, incombono anche l'ombra del terrorismo e di un traffico
internazionale di droga. Questo l'intreccio del nuovo romanzo di Paolo Roversi, Blue Tango, noir metropolitano, esordio nel genere del giovane autore
milanese, uscito a febbraio per Stampa Alternativa.
Radeschi fa coppia con il vicequestore Loris Sebastiani (figura complementare a Radeschi
e co-protagonista del romanzo), donnaiolo impenitente, cultore di delizie
enologiche e irriducibile masticatore di toscanelli,
giusto per scaricare le tensioni professionali. I due hanno bisogno l'uno
dell'altro: Radeschi è a caccia di indiscrezioni per
sbarcare il lunario; Sebastiani non esita invece a
servirsi del fiuto giornalistico del giovane e delle sue abilità informatiche
per risolvere casi complessi. Ma nel loro rapporto c'è qualcosa di più: dietro
la bruciante ironia e il reciproco sfottimento c'è una salda e importante
amicizia virile. Entrambi i personaggi, in altro contesto, avrebbero corso il
serio rischio della stereotipia, ma l'autore rivela mestiere e sensibilità
aggiungendo particolari alla caratterizzazione – specialmente per Radeschi – che contribuiscono ad esprimere un ritratto realista
e convincente col quale il lettore riesce ad identificarsi empaticamente.
Ci sono alcuni buoni motivi per consigliare la lettura di Blue Tango.
La scrittura è piana ed efficace, priva di sbavature e ben ritmata, con il
pregio di tener viva la curiosità del lettore di partecipare all'evoluzione
dell'indagine poliziesca. Molto azzeccato il capitolo 30, dove Radeschi buca alcuni siti per ricevere informazioni,
puntando sulla sua abilità di hacker e sulla sua conoscenza tout court delle debolezze umane. La
prosa di Roversi tributa omaggio ai suoi gusti letterari: Bukowski (di cui
è appassionato e studioso), ma anche Ellroy, Mc Bain, Highsmith, Carlotto e Lucarelli
per fare dei nomi. E' altrettanto lodevole la scelta di Roversi di non
pigiare il tasto degli effetti speciali tipici di certo noir (l'estremo
descrittivismo della scena del delitto e delle perizie, il vojeurismo
un po' splatter che indugia sui particolari più raccapriccianti degli
omicidi) per evitare di perdere di vista la storia, andando dritto al
nocciolo nella migliore lezione del giallo italiano d'autore, come nel
classico Scerbanenco o nei
più recenti Biondillo e Colaprico. Da un iniziale andamento
frammentario il puzzle si compone per gradi in un quadro unitario sotto gli
occhi del lettore. Sopra tutto però mi sembra che la
vera protagonista del romanzo sia Milano, città pulsante di contrasti,
metropoli schizzata al carboncino da uno che la conosce e ne penetra le
problematiche abitualmente, percorrendo itinerari poco “turistici” attraverso i
suoi quartieri-dormitorio con l'intento di offrire un variopinto campionario di
umanità marginale: piccoli criminali, spacciatori, studenti universitari male
in arnese, extracomunitari, prostitute e papponi.