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  Letteratura  »  Tutti pazzi per Berlino, di Pietro Badaloni, edito da Sperling & Kupfer, e recensito da Alberto Carollo 06/11/2008
 

                          Siamo tutti berlinesi

 

Sabato 6 settembre percorrendo corso Palladio dopo un violento temporale mi sono un po' inquietato: le piazze vuote, e per le vie del centro pochi i passanti. Nei caffè e negli spritz-bar i consueti avventori ma nessuno che si spingesse fuori a sorseggiare aperitivi o a fumare una sigaretta. Nei ristoranti qualche tavolo vuoto per la cena. E il resto della città emigrato a ovest, in Campo Marzio, a onorare l'Assunta tra le attrazioni del Luna Park. Mancavano dieci minuti alle 21 quando mi sono seduto nella bella saletta interrata - volte a botte foderate di mattoncini rossi - della libreria “Quarto potere” in piazza delle Erbe. In tutto tre o quattro i presenti e allora l'inquietudine ha preso a virare nell'ansia.

Santi numi, abbiamo strappato Piero Badaloni ai suoi molteplici impegni per portarlo a Vicenza con l'associazione che presiedo e ora non mi arriva nessuno! Invece nel volgere di una ventina di minuti, con mio grande sollievo, la sala era gremita e Badaloni si è diretto alle poltroncine riservate a lui e al suo intervistatore chiosando: “Grazie della vostra presenza. Siete davvero coraggiosi a venire qui… sapendo pure che l'Italia gioca contro Cipro.”

Piero Badaloni non ha bisogno di molte presentazioni. Per me è un pezzo di televisione che si incarna, quella televisione da nostalgici che è entrata nel mio immaginario di ragazzetto, quella che ha segnato pure nel lessico (vedi Drive in et similia) la mia generazione – non a caso un tormentone del Greggio di allora recitava: “Bada ben bada ben Badaloni!”

Ricordo sempre con piacere quando il nostro presentava il telegiornale (al tempo gli speaker non si permettevano di inframmezzare con le loro pleonastiche opinioni i servizi dei corrispondenti) o conduceva Uno mattina.

A Vicenza è venuto a presentare il suo ultimo libro, Tutti pazzi per Berlino (2007, Sperling & Kupfer, 155 pagg. 17 Euro). Badaloni è corrispondente di RAI International e non l'ha presa molto bene quando – per implicite ragioni politiche – lo hanno invitato a spostarsi da Bruxelles a Berlino. Il giornalista ha dovuto acquistare casa in città, imparare la lingua, e prendere confidenza con i berlinesi e la loro “nuova” capitale, perché si può parlare a ogni buon conto di “nuova capitale europea” per molteplici aspetti. Prima di tutto l'età media dei suoi abitanti: 35 anni. Il governo ha fatto un'accorta politica di incentivazione per gli studenti, che qui possono trovare alloggi a buon prezzo (Badaloni ha parlato di mini appartamenti più che decorosi a 250-290 Euro al mese) e mangiare in ristoranti e pub con cifre di 10-12 Euro. Poi grandi spazi verdi liberi, tolleranza politica, religiosa e sessuale (Berlino è un melting pot di comunità eterogenee), vivace vita notturna, una grande offerta culturale per la presenza di artisti, scrittori e designer da tutto il mondo. Berlino è la città dei graffiti, basta fare un giro per la metropolitana – che qui ha due linee underground e una sopra terra – per rendersene conto. E' anche la città delle imprese commerciali più bizzarre: dove lo trovate un ristorante dove ogni settimana cambiano chef e si varia dalla cucina italiana alla turca, alla greca, cinese ecc…? Magari fin qui non vi sembrerà strano, ma pensate di andarvene senza pagare: all'uscita solo una campana di vetro e se siete stati soddisfatti potete lasciare un'offerta, la cifra che vi sembra più consona a quanto avete mangiato. Quanto sopravvivrebbe in Italia un ristorante del genere? E poi pensate al business del cellulare da tomba. Sì, avete capito bene, si tratta di un cellulare che viene seppellito acceso col caro estinto, così che possiate continuare idealmente il dialogo interrotto con chi avete perduto prematuramente.

E' questo un libro lieve, che si legge con piacere in poche ore, una sorta di raccolta di articoli o mini saggi a tema che compongono brevi istantanee per restituire al lettore un ritratto a tutto tondo di Berlino con le sue contraddizioni forse insanabili ma anche con la voglia e la determinazione a superarle, a partire da una larga intesa politica tra gli schieramenti con l'obiettivo del risanamento economico – si può dire altrettanto alle nostre latitudini? Badaloni ha tracciato un percorso attraverso i vari quartieri della città divisa dal muro fino al 1989, sottolineando le molteplici differenze che esistono ancora tra est e ovest, e i residui sottostanti, ancora vitali, di tanto immaginario ideologico e culturale che ha nutrito letteratura, cinema, musica e arti figurative. Sono stato a Berlino nei primi anni Novanta e alcune zone della città erano dei veri e propri buchi neri; tratti del bunker sotterraneo di Hitler erano stati scoperti da poco e la Potsdamer Platz, cuore nevralgico di Berlino, terra di nessuno tra i due muri, era un cratere silente dove si cercava di ricostruire. Il problema era quello di mantenere viva la memoria storica e fungere da monito per le generazioni future. Oggi la scommessa è stata in parte vinta; molto si è ricostruito, la città è proiettata verso il futuro, si è festeggiata la generazione dei diciottenni figli della caduta del Muro. E qui Badaloni, con onestà intellettuale, ne ha approfittato per infliggere una stoccata al nostro servizio pubblico televisivo: “Vi siete chiesti come mai in Italia, alla televisione si parla così poco di Europa? Vi siete chiesti perché siamo oberati da notizie di nera, Cogne e così via, e abbiamo perduto il gusto di ricercare le good news come queste?” Qualcuno evidentemente ha interessi a mantenerci all'oscuro, a impedirci di fare confronti intelligenti, a solleticare la nostra curiosità vojeuristica, il nostro buonismo di bassa lega, per stupirci con sensazionalismo a ogni costo. “Ma non dovrei dire a voi queste cose; voi che siete qui, stasera, siete una minoranza, ma siete anche la prova provata che non siamo un popolo bue come vorrebbero etichettarci col genere di programmi che ci propongono.”

Già, bei tempi quando la RAI era una televisione di servizio e pure le gaffe di Mike Buongiorno diventavano oggetto di indagine sociologica dai vari Umberto Eco e compagnia bella. Oggi è solo un corno del duopolio che si contende ascolti a suon di Amici, Grandi Fratelli, Isole dei Famosi e Music Farm. L'alternativa è la lettura, e forse ha un senso continuare a fare attività culturale, invitare autori a incontrarci, parlare dei loro libri. Non a caso il libro preferito di Badaloni è quell'inossidabile Farenheit 451 di Bradbury che val più di mille parole. Grazie a lei signor Badaloni, e grazie all'amico Alberto della Rovere, gran cerimoniere dell'incontro, che ha evocato fantasmi letterari, teatrali e musicali (Brecht, Weill, Lou Reed tra gli altri) e ci ha deliziati con uno spizzico di Berlin Alexanderplatz (1929) di Alfred Döblin.

Alberto Carollo

 

Blog: http://www.cigale.splinder.com/

 

 

 

 
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