Neronapoletano di Antonella Cilento, Guanda,
pagg. 176. € 13,50
IL NUOVO VOLTO DI UNA NAPOLI ESOTERICA
Certo è che – partendo da Marotta, passando
attraverso la
Ortese, e finendo con La Capria, solo per citare
alcuni dei suoi cantori, ne abbiamo viste di facce di Napoli, una città
poliedrica, versatile, aperta a mille letture del suo carattere, della sua
gente, delle sue miserie e splendori. Eppure, non è mai detta l'ultima parola,
perché la penna ammiccante di Antonella Cilento sa regalarci ancora un volto
nuovo – e questa volta esoterico – di questa imprevedibile città. E ce lo porge
in Neronapoletano, per i tipi di Guanda, già pervaso
di mistero fin dalla copertina, dove in campo scuro brillano due occhi dallo
sguardo inquietante, tratti da un ex voto del XIX secolo.
Nonostante la giovane età – è nata nel 1970 – la Cilento
(fondatrice, fra l'altro della scuola di scrittura Lalineascritta
www.lalineascritta.it) ha già vinto importanti premi letterari e si fa notare
per la prosa molto personale, moderna, quasi parlata, con abbandoni
colloquiali, spesso arricchiti da note di vernacolo, atto a dare disinvoltura
ed immediatezza ai suoi dialoghi.
Dopo il successo de Il cielo capovolto (Avagliano,
2000); di Una lunga notte (Guanda, 2002) e di Non è il paradiso (Sironi, 2003),
l'autrice, in questo suo nuovo romanzo, subito ci fa incontrare Elide Sorano,
giovane impiegata ai beni culturali di Napoli. Nonostante le apparenze di
un‘esistenza da travet, la nostra eroina è uno strano soggetto. Soffre di
nevrosi e di allucinazioni: sin dall'infanzia vede personaggi di quadri
passeggiare per le strade della sua città. E vede strane somiglianze, nei
musei, con figure reali. E qui verrebbe voglia di ricordare quel personaggio di
Poe che vedeva un cavallo uscire dalla tela del
quadro in cui era dipinto: una nota esoterica e surreale rende sempre
accattivante la narrazione, perché spesso il lettore ha bisogno di uscire dalla
“normalità”. E, con Elide, tra attacchi di panico e visioni, la normalità non è
certo qui di casa, anche se tenta di dare una spiegazione razionale a questo
suo visionario vezzo: «A passeggio per Napoli si ha
spesso l'impressione di veder camminare dei quadri. Non è solo che certi cambi
di luce, o taluni squarci, rimandino a illustratori e vedutisti che hanno reso
famosa la città. È che proprio la gente, le donne, i bambini, i vecchi
conservano precisi l'aspetto dei loro avi ritratti dal Sammartino
o da Luca Giordano.»
Le sue fissazioni e fobie non godono di sicuro, assumendo l'incarico di indagare
su furti d'arte e in particolar modo su alcuni oggetti rubati a una vecchia
signora, appartenuti a Giovannattista Vico. Ad
aggravare la situazione, è confortata nelle ricerche dall'amica Veneranda,
persuasa di essere una discendente diretta di Tommaso Campanella. Ed è qui il
caso d'aggiungere che non le manca nulla, nemmeno i nemici, tra cui: attori
vecchi e giovani (del giovane s'innamora), uno scultore appassionato di
letteratura esoterica, un prete malevolo e minaccioso
Sentendo i nomi dei personaggi storici citati, non è difficile rilevare anche
l'afflato filosofico che vive in queste pagine (vichiani
cicli e ricicli) e il concetto del Tempo la fa da padrone in una corsa piena di
flash back tra Presente e Passato, in un gioco abile di sovrapposizione dei
piani, dove Napoli si fa teatro ideale degli intrecci, proprio anche per la sua
stessa struttura architettonica, dove il passato ora sussurra, ora urla a gran
voce.
Non mancano nemmeno enigmatiche e-mail minacciose ad opera
di un nobile del Settecento, vittima di una congiura, descritta nei diari di
Giambattista Vico. Insomma, Elide – già un po' svitata di suo – si trova nel
milieu di un'aggrovigliatissima matassa dal doppio
bandolo che oscilla tra Storia e favola, inserita nell'oscurità di una Napoli
buia, perfetta cornice per un noir.
Insieme all'autrice, sarà il lettore a rimettere i fili spettinati al loro
posto e a ricomporre un ordinato gomitolo, non lasciandosi sfuggire anche la
voce sociale delle situazioni descritte e le considerazioni sul fatalismo
partenopeo, nota da non passare sotto silenzio, nella scrittura della Cilento.
Grazia Giordani