Bonjour tristesse di Françoise Sagan, Longanesi
Françoise Sagan e il suo romanzo
"sempreverde"
Riprendere in mano un romanzo che nel 1954, quando è uscito, ha suscitato
scandalo, facendo in seguito storia, alla faccia dei bacchettoni e dei così
detti benpensanti, offre con l'intermezzo del tempo trascorso e delle mentalità
evolute, possibilità di una nuova, più fresca lettura. «Lessi
Bonjour Tristesse alla fine
degli anni del liceo – sottolinea Valeria Parrella,
curatrice della nuova edizione – avevo diciassette anni e me ne restò
un'impressione schiacciante. In buona sostanza io capivo Cécile,
i suoi smarrimenti, la sua adolescenza pigra, ed essa non corrispondeva affatto
alla mia».
Certo, per la maggior parte, allora, eravamo adolescenti diverse, vestite
dall'ago e dal filo di nonne e madri che vegliavano sulla nostra castità,
lontane dal lusso, intruppate dentro un modello di vita convenzionale,
soprattutto in Italia, eppure Longanesi, riproponendoci ora "Bonjour Tristesse" (pp.151,
euro15,50, ben tradotto da Maria Laura Vanorio e
prefato da Valeria Parrella) ci ha regalato un refolo
di nostalgia per i sussulti del cuore di quella nostra prima lettura, facendoci
constatare che il romanzo vale ancora per il frizzante disincanto che la
diciannovenne Françoise Sagan,
pseudonimo di Françoise Quoirez
(1935-2004) ha saputo distribuire nelle pagine, facendoci viaggiare allora e
adesso in un mondo che non ci appartiene. Un romanzo – quello dell'autrice
francese – che ci ha fatto sognare un Mediterraneo ubriaco di luci e di sole,
permettendoci di entrare in una cinematografica villa a fianco di una ragazzina
ancora nuova all'amore, fatto di ingenui appuntamenti. Quella di Cécile è però un'ingenuità di breve durata. E le scrittrici
francesi sono specialiste nella descrizione di questo lato acerbo e pruriginoso
della femminilità, basterebbe pensare al ciclo delle “Claudine”,
anche se gli stilemi letterari della Sagan
differiscono da quelli più sottili e maliziosi della grande Colette. L'eroina
di "Bonjour Tristesse"
ha perso la mamma nei suoi anni infantili e il padre, con cui divide la
lussuosa vacanza è un superficiale amicone che passa, disinvoltamente, da un
letto all'altro, senza nulla nascondere alla figlia. Il loro duetto vive una spensierata
e complice felicità. Il padre predilige amanti non impegnative la cui
giovinezza solletica la sua voglia di non invecchiare. Ma l'arrivo di Anne,
un'elegante, intelligente e raffinata amica di famiglia, rompe l'incanto,
imponendo delle regole, cercando di raddrizzare Cécile
con la proposta di una vita imbrigliata in canoni a lei sgraditi.
Per Cécile, così libera, cambia la musica e subentra
l'ostinato piano per liberarsi di questa scomoda vice madre che vorrebbe
educarla. Così la seguiremo nella sua oscillante altalena tra rimorsi e culto
del piacere, un po' disapprovandola, molto invidiandola, presi dal triste
presagio di un finale tragico che - per i pochissimi che ancora non avessero
letto il romanzo – non vogliamo del tutto anticipare, consapevoli fino
all'ultima pagina, di quanto l'autrice fosse aliena da moralismi, nietzcheanamente sostenitrice di una vita da viversi “al di
là del bene e del male”.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it