Il giorno dell'indipendenza di
Letizia Muratori, Adelphi
Storia di un investimento
affettivo ad alto rischio
Ci sono romanzi che leggiamo incuriositi dall'originalità della trama, altri
che ci attraggono per le novità lessicali, ma – proprio nell'attuale momento –
sembrano avere fortuna i libri che sanno anche avvolgere il lettore in un clima
atto a suscitare letteraria inquietudine. Proprio a quest'ultimo genere
letterario sembra appartenere lo stile di Letizia Muratori che – con il suo quarto
romanzo IL giorno dell'indipendenza (Adelphi, pp.112, euro 15) sa offrirci una
storia drammatica, modulandola attraverso i differenti registri della commedia,
della farsa e del thrilling, sempre tenendo desta in noi una sottile
perturbazione, quasi un voluto, solleticante disagio.
Il tema forte – calzante con l'attualità dei nostri tempi - dell'uomo d'affari,
imprudente operatore economico che cerca di guarire dalla sconfitta finanziaria
e dalla cocaina, è posto dall'autrice in maniera inusitata, poiché Giovanni si
sta curando in maniera sui generis, allontanandosi dal suo ambiente abituale,
rifugiandosi in una fattoria dove alleverà maiali, pregiati suini neri,
creature misteriose e non troppo tranquillizzanti dai nomi ripetitivi, si
chiameranno tutti Ruggero e Isabella.
«Racconto di un uomo completamente desertificato – chiarisce l'autrice - che
non ha più sensazioni che è completamente deprivato del contatto stesso col
proprio corpo» e anche per allontanarsi dalla banalità, ottenendo nuovi effetti
scenici, Letizia Muratori sceglie di «lasciar intravedere la tragedia con un
ritmo di leggerezza, più efficace di una maniera diretta, frontale per cui la
prospettiva, lo sguardo, l'ottica sulla storia, cambia completamente e questo
non significa che sia altrettanto drammatica.»
Giovanni vive alla fattoria un'esistenza completamente opposta rispetto a
quella che ha condotto nel milieu della civiltà globale che gli era appartenuta
in passato. Ed è proprio nel suo isolamento, previsto dal programma di recupero
che gli compare Mary, una giovane italoamericana alla ricerca dei parenti
adottivi che abitano nello stesso paese dove vive Giovanni.
Le ricerche sembrano non dare risultati. Sullo sfondo della narrazione
incombono le enigmatiche figure dei mastodontici suini del color della notte,
simboliche proiezioni dei laceranti tormenti e delle irrisolte angosce che
abitano la mente di Giovanni che trarrà beneficio da un breve allontanamento
dalla fattoria. Lo attende un viaggio in treno a Milano con Mary (e qui il lettore
incontrerà pagine esilaranti), partecipando a una farsesca lotteria suina,
fissata per il 4 luglio, giorno delle due indipendenze, quella dell'America e
quella del protagonista dalla cocaina.
Sarà verso l'epilogo – dopo l'incontro di Giovanni coi genitori (padre
rammollito dalla vecchiaia; madre tendente a una risalita sociale) – quando
trasvoleremo a Miami, che la sorpresa finale hitchcockiana
sarà pronta a sbalordirci, regalandoci la sensazione che questo romanzo sia già
la sceneggiatura di un buon film.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it