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  Letteratura  »  Il giorno dell'indipendenza, di Letizia Muratori, edito da Adelphi e recensito da Grazia Giordani 05/06/2009
 

Il giorno dell'indipendenza di Letizia Muratori, Adelphi

Storia di un investimento affettivo ad alto rischio


Ci sono romanzi che leggiamo incuriositi dall'originalità della trama, altri che ci attraggono per le novità lessicali, ma – proprio nell'attuale momento – sembrano avere fortuna i libri che sanno anche avvolgere il lettore in un clima atto a suscitare letteraria inquietudine. Proprio a quest'ultimo genere letterario sembra appartenere lo stile di Letizia Muratori che – con il suo quarto romanzo IL giorno dell'indipendenza (Adelphi, pp.112, euro 15) sa offrirci una storia drammatica, modulandola attraverso i differenti registri della commedia, della farsa e del thrilling, sempre tenendo desta in noi una sottile perturbazione, quasi un voluto, solleticante disagio.
Il tema forte – calzante con l'attualità dei nostri tempi - dell'uomo d'affari, imprudente operatore economico che cerca di guarire dalla sconfitta finanziaria e dalla cocaina, è posto dall'autrice in maniera inusitata, poiché Giovanni si sta curando in maniera sui generis, allontanandosi dal suo ambiente abituale, rifugiandosi in una fattoria dove alleverà maiali, pregiati suini neri, creature misteriose e non troppo tranquillizzanti dai nomi ripetitivi, si chiameranno tutti Ruggero e Isabella.
«Racconto di un uomo completamente desertificato – chiarisce l'autrice - che non ha più sensazioni che è completamente deprivato del contatto stesso col proprio corpo» e anche per allontanarsi dalla banalità, ottenendo nuovi effetti scenici, Letizia Muratori sceglie di «lasciar intravedere la tragedia con un ritmo di leggerezza, più efficace di una maniera diretta, frontale per cui la prospettiva, lo sguardo, l'ottica sulla storia, cambia completamente e questo non significa che sia altrettanto drammatica.»
Giovanni vive alla fattoria un'esistenza completamente opposta rispetto a quella che ha condotto nel milieu della civiltà globale che gli era appartenuta in passato. Ed è proprio nel suo isolamento, previsto dal programma di recupero che gli compare Mary, una giovane italoamericana alla ricerca dei parenti adottivi che abitano nello stesso paese dove vive Giovanni. Le ricerche sembrano non dare risultati. Sullo sfondo della narrazione incombono le enigmatiche figure dei mastodontici suini del color della notte, simboliche proiezioni dei laceranti tormenti e delle irrisolte angosce che abitano la mente di Giovanni che trarrà beneficio da un breve allontanamento dalla fattoria. Lo attende un viaggio in treno a Milano con Mary (e qui il lettore incontrerà pagine esilaranti), partecipando a una farsesca lotteria suina, fissata per il 4 luglio, giorno delle due indipendenze, quella dell'America e quella del protagonista dalla cocaina.
Sarà verso l'epilogo – dopo l'incontro di Giovanni coi genitori (padre rammollito dalla vecchiaia; madre tendente a una risalita sociale) – quando trasvoleremo a Miami, che la sorpresa finale hitchcockiana sarà pronta a sbalordirci, regalandoci la sensazione che questo romanzo sia già la sceneggiatura di un buon film.

 

Grazia Giordani

 

www.graziagiordani.it

 

 

 
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