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  Letteratura  »  La poesia è un dono, di Renzo Montagnoli 25/06/2009
 

La poesia è un dono

di Renzo Montagnoli

 

 

Sull'Espresso n. 25 c'è un articolo (La poesia è un dono) di Suketu Metha (scrittore nato a Calcutta nel 1963), dove si parla anche di una particolare libreria che si trova a Lisbona e che porta l'insegna “Poesia Incompleta”. Nelle due stanze che costituiscono il negozio sono esposti, caso più unico che raro, solo libri di poesia.

Sappiamo tutti che chi si dedica ai versi non avrà sicuramente vantaggi economici e questo anche se diventasse un grande, un autore del calibro di Ungaretti o di Montale. A differenza della narrativa, dove l'aspetto commerciale sovente è prevalente sulla qualità dell'opera, la poesia certamente non costituisce un affare e appare oggi ancora più lontana dagli stilemi di un mondo votato all'apparenza, alla futilità e a un'illusoria felicità.

In questo XXI secolo i compositori di versi figurano ormai come gli ultimi detentori di una qualità rara, non spendibile e quindi priva di valore secondo i canoni comuni. I poeti possiedono una particolare malinconia, quasi un disagio interiore che li spinge a dialogare con il loro Io e a far emergere sensazioni ed emozioni che inevitabilmente riportano i lettori a quei concetti di umanità, di comunioni di destini, di fugacità del tempo, di bellezza e dolore della vita, che cancellano la patina opaca del miraggio quotidiano di un esistenza preconfezionata per ritornare ad essere se stessi.

E' una breve parentesi di consapevolezza, quasi di auto confessione, che porta a uno stato di serena malinconia per la gioia di accorgersi di esistere e per il timore dell'inevitabile fine.

Non c'è nessun romanzo che possa donare con poche parole e in così breve tempo un'esperienza del genere; bastano pochi minuti e si entra in un'altra dimensione:

 

Finita è la notte e la luna / si scioglie lenta nel sereno, tramonta nei canali. /….(da Ora che sale il giorno, di Salvatore Quasimodo)

 

Meriggiare pallido e assorto / presso un rovente muro d'orto, /  ascoltare tra i pruni e gli sterpi / schiocchi di merli, fruscii di serpi. /…(Da Meriggiare – Ossi di seppia, di Eugenio Montale)

 

Amici ci aspetta una barca e dondola / nella luce ove il cielo s'inarca / e tocca il mare, volano creature pazze ad amare / il viso d'Iddio caldo di speranza…/ (Da Alla vita, di Mario Luzi)

 

Come questa pietra / del S. Michele / così fredda / così dura / così prosciugata / così refrattaria / così totalmente / disanimata / Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede / La morte / si sconta / vivendo (da Sono una creatura, di Giuseppe Ungaretti)

 

 

 

Sono pochi versi, anzi parti di poesie di quattro grandi autori, sono doni che si offrono di per se stessi. In cambio non chiedono nulla, se non la speranza che in noi lettori per poco, per un minuto, per un istante, si accenda il sorriso dell'anima.   

 

Questa è la magia della poesia, unica, incommensurabile, di un valore tale da non avere prezzo.

 

 

 

 
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