La poesia
è un dono
di Renzo Montagnoli
Sull'Espresso n. 25 c'è
un articolo (La poesia è un dono) di Suketu Metha (scrittore nato a
Calcutta nel 1963), dove si parla anche di una particolare libreria che si
trova a Lisbona e che porta l'insegna “Poesia Incompleta”. Nelle due stanze che
costituiscono il negozio sono esposti, caso più unico che raro, solo libri di
poesia.
Sappiamo tutti che chi si
dedica ai versi non avrà sicuramente vantaggi economici e questo anche se
diventasse un grande, un autore del calibro di Ungaretti o di Montale. A
differenza della narrativa, dove l'aspetto commerciale sovente è prevalente
sulla qualità dell'opera, la poesia certamente non costituisce un affare e appare
oggi ancora più lontana dagli stilemi di un mondo votato all'apparenza, alla
futilità e a un'illusoria felicità.
In questo XXI secolo i
compositori di versi figurano ormai come gli ultimi detentori di una qualità
rara, non spendibile e quindi priva di valore secondo i canoni comuni. I poeti
possiedono una particolare malinconia, quasi un disagio interiore che li spinge
a dialogare con il loro Io e a far emergere sensazioni ed emozioni che
inevitabilmente riportano i lettori a quei concetti di umanità, di comunioni di
destini, di fugacità del tempo, di bellezza e dolore della vita, che cancellano
la patina opaca del miraggio quotidiano di un esistenza
preconfezionata per ritornare ad essere se stessi.
E' una breve parentesi di
consapevolezza, quasi di auto confessione, che porta a uno stato di serena
malinconia per la gioia di accorgersi di esistere e per il timore
dell'inevitabile fine.
Non c'è nessun romanzo
che possa donare con poche parole e in così breve tempo un'esperienza del
genere; bastano pochi minuti e si entra in un'altra dimensione:
Finita è la notte e la luna / si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali. /….(da Ora che
sale il giorno, di Salvatore Quasimodo)
Meriggiare pallido e assorto / presso un rovente muro d'orto, / ascoltare tra i
pruni e gli sterpi / schiocchi di merli, fruscii di serpi. /…(Da Meriggiare – Ossi di seppia, di
Eugenio Montale)
Amici ci aspetta una barca e dondola / nella luce ove il cielo
s'inarca / e tocca il mare, volano creature pazze ad amare / il viso d'Iddio caldo
di speranza…/ (Da Alla vita,
di Mario Luzi)
Come questa pietra / del S. Michele /
così fredda / così dura / così prosciugata / così refrattaria / così totalmente
/ disanimata / Come questa pietra / è il mio pianto / che non si vede / La
morte / si sconta / vivendo (da Sono una creatura, di Giuseppe
Ungaretti)
Sono pochi versi, anzi
parti di poesie di quattro grandi autori, sono doni che si offrono di per se stessi. In cambio non chiedono nulla, se non la
speranza che in noi lettori per poco, per un minuto, per un istante, si accenda
il sorriso dell'anima.
Questa è la magia della
poesia, unica, incommensurabile, di un valore tale da non avere prezzo.