Moro
rapito! Personaggi, testimonianze, fatti
di Ivo Mej
Barbera Editore
www.barberaeditore.it
Saggistica
Collana Planet
Pagg. 141
ISBN 9788878992023
Prezzo € 15,50
Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla
detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi. (Aldo
Moro)
Il motto, l'idea, lo
scopo della lotta armata, tutto per le Brigate Rosse è riassumibile nel loro
motto, nel tragico slogan che ancora riecheggia nell'aria: “Colpiscine uno per
educarne cento”. Le BR, di matrice marxista-leninista, fondate da Alberto Franceschini, Renato Curcio e Margherita Cagol nel 1970, non sono morte: brigatisti nuovi di zecca
sono a piede libero, e molti di quelli di vecchia data indicati come ex
brigatisti sono o latitanti o nascosti chissà dove, e quasi certamente
imprendibili. Nel giugno del ‘77 Indro Montanelli viene gambizzato da Franco Bonisoli, che è legato al giornalista da un vincolo di
amicizia, come si appurerà in seguito alla cattura del brigatista. Sul finire
del 1999, neanche poi troppo a sorpresa, le nuove Brigate Rosse fanno la loro
apparizione: Massimo D'Antona nel 1999 viene
freddato; non passano tre anni che Marco Biagi, nel 2002, fa la stessa fine.
Nel 2003 le Brigate Rosse occupano ancora le colonne dei giornali: due
esponenti delle Nuove Brigate Rosse – Nuclei Comunisti Combattenti (BR – NCC),
Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce e degli agenti della Polizia Ferroviaria
sono nel bel mezzo del fuoco delle pistole. Galesi e l'agente Emanuele Petri moriranno.
Nella storia italiana c'è una data che non sarà dimenticata, il 16 marzo 1978: quel giorno il nuovo
governo, guidato da Giulio Andreotti,
era al suo battesimo. In via Fani un commando delle
BR assalì l'auto con a bordo Aldo Moro. Moro non arrivò mai alla
Camera dei Deputati, né la sua scorta. Furono uccisi tutti: i brigatisti non
risparmiarono pallottole. Il presidente della Democrazia Cristiana fu
sequestrato. Dopo 55 giorni il cadavere di Moro fu ritrovato nel cofano di una
Renault 4 a
Roma, in via Caetani: l'auto era posteggiata nei
pressi di Piazza del Gesù e di via delle Botteghe Oscure, ovvero vicino alla
sede nazionale della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano.
Dopo il 16 marzo l'informazione, il modo di fare
informazione è cambiato: se non proprio radicalmente, ha però smesso di essere
quello di Peppone e Don Camillo. Il perché ce lo dice Ivo Mej
nel suo saggio “Moro Rapito! Personaggi. Testimonianze. Fatti.”:
l'autore analizza nel profondo la notizia e come essa
è stata trattata da giornalisti e testate giornalistiche. Il rapimento di Aldo
Moro intercetta le coscienze assopite degli italiani e le proietta in una
centrifuga mediatica, dove le notizie arrivano veloci e sconnesse, animate
dall'apprensione, senza che dietro ci sia uno spirito del tutto razionale.
L'emotività diventa parte integrante della notizia. La notizia, suo malgrado, diventa anche sensazionalità. Ivo Mej
fa un'accurata analisi del fenomeno “terrorismo”, delle notizie che vengono
portate all'opinione pubblica e come essa reagisce.
C'è più di un valido motivo per leggere il saggio di Ivo Mej,
“Moro rapito! Personaggi. Testimonianze. Fatti.”: ci aiuta a comprendere
la notizia e come essa viene confezionata e poi
distribuita, ci indica in maniera netta come è cambiato il modo di fare
informazione dopo il rapimento di Moro. Cambiare la Storia non è mai possibile;
è però possibile comprenderla meglio, senza distorsioni, ed è appunto quanto si
prefigge l'autore in questo saggio su Moro e l'informazione.
Ivo Mej è giornalista, autore e animatore di
programmi televisivi di intrattenimento informativo per LA7. All'attività
letteraria e saggistica unisce quelle di fotografo, cuoco e sportivo. Il suo
primo libro, Le nuove mille e una notte, è stato
pubblicato da Barbera nel 2006. Vive e lavora a Roma.
Giuseppe Iannozzi
www.liberolibro.it