Sulle tracce del drago di Joanna Pitman, Longanesi
Indagine
sul piccolo grande capolavoro di Raffaello
Leggendo l'affascinante saggio di Joanna Pitman Sulle tracce del drago (titolo originale "The Raphael Trail", Longanesi,
pp. 272, euro 17,60, trad. Elisabetta Valdré) abbiamo
raggiunto una sempre più forte persuasione inerente l'indifferenza
alle bellezze artistiche da parte di chi ci vive in mezzo da sempre - come
accade a molti di noi italiani -, giudicandole cosa scontata. Quindi, ci voleva
la curiosità intelligente di una giornalista americana perché fosse indagato
con l'accanimento di un detective d'arte il mistero che per anni è alitato
intorno al "piccolo grande quadro", raffigurante «San Giorgio e il
drago» che il ventitreenne Raffaello dipinse nel 1506. Un'opera
d'arte di esigue dimensioni, inversamente proporzionali alla squisita armonia
compositiva e cromatica del capolavoro di rara bellezza, tale da suscitare
l'ingordigia di regnanti e collezionisti che "vollero quel quadro per lo
status che avrebbe conferito loro. Era un dipinto che
parlava di opulenza, raffinatezza e potere". Commissionato a
Raffaello da Guidobaldo da Montefeltro, al fine di
ingraziarsi Enrico VII d'Inghilterra che gli aveva promesso il prestigioso
titolo di cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera, riapparve nella collezione
di Carlo I - dopo aver stazionato nei palazzi dei nobili Pembroke
- per approdare nella Collezione della Grande Caterina di Russia, che affidò a Diderot l'incarico di acquistarlo per l'Eremitage
di San Pietroburgo, previa sosta francese nella ricca collezione Crozot.
Descrivendoci il rocambolesco girovagare del dipinto, più volte imballato,
oggetto di desiderio di avide mani, la saggista non perde occasione di fornirci
acute ricostruzioni storiche, regalandoci suggestivi fondali su cui si dipana
la trama "gialla" così abilmente rimessa in luce. Considerazioni
umane, politiche e sociali, ritmano la scrittura di un saggio che ha la
suspense accattivante di un romanzo.
La Rivoluzione
d'ottobre del 1917 creerà nuovi motivi di rischio al «San Giorgio», sfuggito
miracolosamente ai vandalismi dei bolscevichi e a rischi di incendi e altre
catastrofi. Ma non è finita qui. Palleggiato tra Urbino, dov'era nato,
Inghilterra, Francia e Russia, il quadro ora è un vanto della National Gallery of Art di Washington,
acquistato dall'americano Mellon nel 1931, per 745.000 dollari, da Stalin.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it