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  Letteratura  »  Sulle tracce del drago, di Joanna Pitman, edito da Longanesi e recensito da Grazia Giordani 27/07/2010
 

Sulle tracce del drago di Joanna Pitman, Longanesi

 

 

Indagine sul piccolo grande capolavoro di Raffaello

 



Leggendo l'affascinante saggio di Joanna Pitman Sulle tracce del drago (titolo originale "The Raphael Trail", Longanesi, pp. 272, euro 17,60, trad. Elisabetta Valdré) abbiamo raggiunto una sempre più forte persuasione inerente l'indifferenza alle bellezze artistiche da parte di chi ci vive in mezzo da sempre - come accade a molti di noi italiani -, giudicandole cosa scontata. Quindi, ci voleva la curiosità intelligente di una giornalista americana perché fosse indagato con l'accanimento di un detective d'arte il mistero che per anni è alitato intorno al "piccolo grande quadro", raffigurante «San Giorgio e il drago» che il ventitreenne Raffaello dipinse nel 1506. Un'opera d'arte di esigue dimensioni, inversamente proporzionali alla squisita armonia compositiva e cromatica del capolavoro di rara bellezza, tale da suscitare l'ingordigia di regnanti e collezionisti che "vollero quel quadro per lo status che avrebbe conferito loro. Era un dipinto che parlava di opulenza, raffinatezza e potere". Commissionato a Raffaello da Guidobaldo da Montefeltro, al fine di ingraziarsi Enrico VII d'Inghilterra che gli aveva promesso il prestigioso titolo di cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera, riapparve nella collezione di Carlo I - dopo aver stazionato nei palazzi dei nobili Pembroke - per approdare nella Collezione della Grande Caterina di Russia, che affidò a Diderot l'incarico di acquistarlo per l'Eremitage di San Pietroburgo, previa sosta francese nella ricca collezione Crozot.
Descrivendoci il rocambolesco girovagare del dipinto, più volte imballato, oggetto di desiderio di avide mani, la saggista non perde occasione di fornirci acute ricostruzioni storiche, regalandoci suggestivi fondali su cui si dipana la trama "gialla" così abilmente rimessa in luce. Considerazioni umane, politiche e sociali, ritmano la scrittura di un saggio che ha la suspense accattivante di un romanzo.
La Rivoluzione d'ottobre del 1917 creerà nuovi motivi di rischio al «San Giorgio», sfuggito miracolosamente ai vandalismi dei bolscevichi e a rischi di incendi e altre catastrofi. Ma non è finita qui. Palleggiato tra Urbino, dov'era nato, Inghilterra, Francia e Russia, il quadro ora è un vanto della National Gallery of Art di Washington, acquistato dall'americano Mellon nel 1931, per 745.000 dollari, da Stalin.

Grazia Giordani

 

www.graziagiordani.it

 

 
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