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  Letteratura  »  Il mondo a colori di Lucia Scuderi, di Salvo Zappulla 27/07/2010
 

Il mondo a colori di Lucia Scuderi

di Salvo Zappulla

 

Quando si parla di fiabe e favole è risaputo che esse sono rivolte principalmente ai bambini e che, dunque, rientrano nel genere della letteratura per l'infanzia. Ma non solo. (Propp insegna). La letteratura per l'infanzia costituisce un universo particolare, spesso poco considerato ma certamente di grande fascino. Lo scrittore che scrive per i bambini si assume un impegno particolarmente gravoso perché si rivolge a dei soggetti in formazione, a lettori ancora da costruire, ai futuri cittadini di domani. Manzoni evitava di scrivere per i bambini, non intendendo assumersi tale responsabilità. Questa premessa è finalizzata a evidenziare l'importanza della fiaba e della favola e la loro valenza letteraria. Quando parliamo di fiabe e favole, dunque, parliamo di letteratura. E non di letteratura secondaria. Le fiabe hanno valore terapeutico, aiutano i bambini - e non solo loro -  a superare i momenti di passaggio, le crisi di crescita,  a  rielaborare simbolicamente e risolvere i propri conflitti interiori. Un bambino che ascolta storie diventerà un adulto capace di  immaginare soluzioni, di trovare un filo di parole nel bandolo della propria esistenza. Le fiabe rappresentano le sfaccettature fantastiche di una realtà altrimenti inesistente. L'avventura, il magico che s'intesse negli oggetti, nelle forme, negli animali.   Negli ultimi anni l'editoria specializzata in questo settore si è molto evoluta influendo con grande rilevanza nel mercato librario e in quello sociale. L'offerta al pubblico si è fatta più professionale, più attenta, sia nell'introdurre sperimentazioni grafiche ed editoriali, sia per i contenuti, che percorrono strade diverse da quelle tradizionali. Sono avvenuti mutamenti nel panorama editoriale, sono nati nuovi marchi, altri sono scomparsi. E in controtendenza con la crisi del libro, i dati che riguardano la letteratura per l'infanzia sono confortanti. Gli stessi scrittori si sono resi conto di quanto sia importante comunicare con un utente da formare ed educare alla lettura, il quale esige anche grande rispetto. Per essere scrittori, e in particolare scrittori o illustratori di libri per bambini, bisogna essere bimbi un po' dentro, guardare il mondo con i loro occhi, altrimenti diventa difficile riuscire a comunicare con loro, emozionarli attraverso uno scritto o un disegno. I bambini rispondono sempre con entusiasmo quando ci sono proposte reali di coinvolgimento. Si comincia a casa con le filastrocche e le ninne-nanne a introdurli dentro le meraviglie di un mondo fantastico, poi il compito passa agli educatori scolastici, ai laboratori di lettura. Spronare i bimbi alla lettura, leggere loro fiabe e favole  significa abituarli ad avere maggiore consapevolezza nelle scelte, ad avere meno paura delle differenze, a conoscere mondi e civiltà diversi per imparare ad essere più tolleranti. Chi legge affina il proprio pensiero ed è sempre pronto a stupirsi, a migliorarsi. Ecco perché occorre promuovere eventi e iniziative che coinvolgono i minori, entusiasmandoli ma senza forzarli o limitarli nelle scelte. Le scuole  possono fare molto in questo senso rapportandosi e confrontandosi con le altre realtà che operano per la promozione della lettura, coinvolgendo genitori ed enti pubblici nello sviluppo dei loro progetti. E utilizzando tutti gli strumenti necessari: emeroteche, audiovisivi, periodici di informazione, letture animate, corsi di aggiornamenti, incontri con operatori ed autori. Di fondamentale importanza diventano quindi le illustrazioni, che spesso assumono una loro autonomia e una loro comunicativa, alla pari della scrittura. Lo stesso valore, lo stesso potere di seduzione verso i bambini, fatalmente attratti in primo luogo dai colori in copertina. Lucia Scuderi è una professionista affermata, una vera esperta del settore, vive e lavora a Catania. Dopo la Laurea in Lettere moderne, dal 1991 si dedica all'illustrazione e frequenta corsi con Emanuele Luzzati, Stèpàn Zavrei, Kveta Pakowska. Ha scritto e illustrato libri per bambini con diverse case editrici come Fatatrac, Bohem Press, Editori Riuniti, Salani, Treccani, Colors Edizioni, Campanotto, Filo, Maschietto editore-Musei di Nervi, Città Aperta, Rizzoli. E poi all'estero: in Svizzera, Germania. USA, Francia, Spagna, Giappone, Slovenia, Paesi Bassi. Ha esposto in diverse prestigiose collettive in Italia e all'estero; ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i quali, nel 2004, il premio Andersen “Miglior albo illustrato” con il libro “Rinoceronte”. Da circa sedici anni si occupa di letteratura per l'infanzia, illustrazione, educazione all'immagine, comunicazione visiva e di grafica. Conduce corsi di educazione all'immagine e costruzione del libro con bambini e adulti. Dipinge, costruisce, impasta, progetta. Ultimamente ha illustrato “Urbuq” l'originalissimo bestiario per bambini di Andrea Sottile, edito da Rizzoli, rassegna di 28 animali particolari, partoriti dalla fervida fantasia dell'autore. Un libro dal fascino surreale  che incanta i bambini, anche e soprattutto per i discorsi tenuti dai suoi stravaganti protagonisti. Andrea nell'introduzione al suo libro afferma: “gli animali si dividono in due categorie, quelli che esistono e quelli che non esistono”.

Quelli che esistono -soggiungo io- ci ha pensato il buon Dio a crearli.  Per quelli che non esistono devono provvedere gli scrittori. Ma occorre essere scrittori con l'animo da bambini per riuscirci. Ne parliamo con Lucia Scuderi.

Lucia,  tutti i bambini crescono, tranne gli scrittori. Tranne chi, con la penna, riesce a vedere e a descrivere un mondo altro. E' così anche per gli illustratori?

Scrive H.C. Andersen ne “Le soprascarpe della felicità”: (…) “Vediamo che già era diventato un poeta: non era cosa che saltava agli occhi, e infatti sarebbe pazzesco immaginarsi i poeti come uomini diversi dagli altri (tra gli uomini comuni possono trovarsi nature molto più poetiche di quella di un poeta famoso: l'unica differenza sta nel fatto che quest'ultimo ha una migliore memoria spirituale e riesce a conservare l'idea e il sentimento sino a formularli chiaramente e distintamente in parole, cosa che gli altri non sono capaci di fare).(…).

 Si tratta insomma di mantenere viva la memoria di una sensibilità, di una possibilità di sentire, che è sicuramente legata anche all'infanzia. In verità io penso che sia importante per tutti, qualunque mestiere facciamo, riuscire a mantenere in vita questa capacità “bambina” di sentire, anche il mondo altro. Più che mai vero, quindi, per un illustratore, che costruisce sul suo sentire mondi immaginari ma visibili.

Tu oltre a disegnare, scrivi, vai nelle scuole, conduci corsi; insomma ti puoi definire un'operatrice sociale. Quanto è importante educare i bambini alla lettura?

E' molto importante fare scoprire ai bambini che leggere è un sacco di altre cose oltre a quello che fanno sui libri di scuola. Leggere può essere bello, divertente, interessante, non in assoluto ma per quello che sei tu in quel momento. Il mio lavoro sulla lettura, e sul libro è soprattutto indirizzato a farne scoprire gli aspetti “ludici”, perché di quelli educativi, francamente, ad un bambino non gliene importa niente, se scopre invece che può star bene leggendo un libro, perché lo fa ridere, o piangere, insomma se un libro lo emoziona, ne cercherà un altro, se si annoia no. A me non piace leggere qualunque cosa, ci sono libri che ho abbandonato sul comodino dopo poche pagine, altri che non mi hanno fatto dormire. Qualunque adulto potrebbe dire lo stesso, perché allora un bambino non può scegliere quale libro gli piace? Certo per scegliere è necessario avere una certa varietà a disposizione tra le mani. Non so se sono un'operatrice sociale, quello che faccio nelle scuole, è raccontare il mio lavoro, raccontare come nasce un libro, dalle immagini alla storia.

Urbuq,  il bellissimo libro di Andrea Sottile da poco uscito nelle librerie, edito da Rizzoli, che hai illustrato,  è pervaso da una forte vena ironica. Come fa l'illustratore a entrare in sintonia con l'autore, ad armonizzare espressione visiva ed espressione verbale? 

L'unico modo è attraverso il testo, lo leggo e ascolto le immagini che mi vengono in mente, le schizzo subito di getto, poi ci lavoro con calma. Non voglio mai parlare con l'autore di un testo che devo illustrare, non posso farmi influenzare dai suoi racconti extratestuali, l'illustrazione è un racconto parallelo attraverso il quale racconto la mia visione della storia, sottolineando un aspetto piuttosto che un altro. Ogni linguaggio ha i suoi strumenti, così l'illustrazione racconta non solo attraverso quello che rappresenta e raffigura ma anche attraverso la scelta dei colori, della tecnica, della composizione.

Raccontaci qualche particolare della tecnica da te usata.

Non uso sempre la stessa tecnica. Scelgo la tecnica in base al risultato estetico che voglio raggiungere, prediligo i pastelli ad olio ma non li ho usati per Urbuq. Le tavole a colori del bestiario sono ecoline su cartoncino trattate con candeggina.

La fiaba appartiene a quel filone letterario che più di tutti si presta ad aiutare il bambino a costruire una propria visione del mondo. Quanto è importante nelle fiabe utilizzare un linguaggio simbolico? Gli aspetti più crudi della realtà vanno camuffati? Il bambino vuole sempre il lieto fine?

E' una domanda troppo importante per non fare parlare Italo Calvino al posto mio: “ (…)  le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta casistica di vicende, una spiegazione della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminìo delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto nella parte della vita che è il farsi di un destino:  la giovinezza (…) E in questo sommario disegno, tutto, la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell'innocente (…); l'amore (…); la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari (…); e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l'infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste”. Da “Sulla fiaba” di I. Calvino. Non credo di poter aggiungere niente di meglio.

 

Perché nella vita hai scelto di lavorare con i bambini e per i bambini?

Ho sempre amato molto i bambini. Li amo ancora. Mi piacciono, mi divertono, li trovo interessanti e veri nonostante tutto. Ma in fondo mi interessano i bambini come campione di umanità. Sono arrivata ai bambini per caso quando sono andata alla fiera del libro di Bologna per la prima volta e ho scoperto la varietà e la bellezza dell'editoria a loro destinata. In particolare mi sono innamorata dell'albo illustrato. Mi ha affascinato questo mondo poetico e ironico insieme, ha affascinato me adulta. Dopo ho cominciato a pensare ai bambini come miei interlocutori. Oggi quando penso a un nuovo progetto per un libro mi chiedo sempre se può interessare ad un bambino, anche se credo gli interessi dei bambini siano molto più vasti e originali di quelli che di solito gli si attribuiscono frettolosamente.

 

 



 

 
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