Il
mondo a colori di Lucia Scuderi
di Salvo Zappulla
Quando
si parla di fiabe e favole è risaputo che esse
sono rivolte principalmente ai bambini e che, dunque, rientrano nel genere
della letteratura per l'infanzia. Ma non solo. (Propp insegna). La letteratura per l'infanzia
costituisce un universo particolare, spesso poco considerato ma certamente di
grande fascino. Lo scrittore che scrive per i bambini si assume un impegno
particolarmente gravoso perché si rivolge a dei soggetti in formazione, a
lettori ancora da costruire, ai futuri cittadini di domani. Manzoni evitava di
scrivere per i bambini, non intendendo assumersi tale responsabilità. Questa
premessa è finalizzata a evidenziare l'importanza della fiaba e della favola e
la loro valenza letteraria. Quando parliamo di fiabe e favole, dunque, parliamo
di letteratura. E non di letteratura secondaria. Le fiabe hanno valore
terapeutico, aiutano i bambini - e non solo loro - a superare i momenti di passaggio, le
crisi di crescita, a rielaborare simbolicamente e risolvere i
propri conflitti interiori. Un bambino che ascolta storie diventerà un adulto
capace di immaginare
soluzioni, di trovare un filo di parole nel bandolo della propria esistenza. Le
fiabe rappresentano le sfaccettature fantastiche di una realtà altrimenti
inesistente. L'avventura, il magico che s'intesse negli oggetti, nelle forme,
negli animali. Negli ultimi anni
l'editoria specializzata in questo settore si è molto evoluta influendo con
grande rilevanza nel mercato librario e in quello sociale. L'offerta al
pubblico si è fatta più professionale, più attenta, sia nell'introdurre
sperimentazioni grafiche ed editoriali, sia per i contenuti, che percorrono
strade diverse da quelle tradizionali. Sono avvenuti mutamenti nel panorama
editoriale, sono nati nuovi marchi, altri sono scomparsi. E in controtendenza
con la crisi del libro, i dati che riguardano la letteratura per l'infanzia
sono confortanti. Gli stessi scrittori si sono resi conto di quanto sia importante
comunicare con un utente da formare ed educare alla lettura, il
quale esige anche grande rispetto. Per essere scrittori, e in
particolare scrittori o illustratori di libri per bambini, bisogna essere bimbi
un po' dentro, guardare il mondo con i loro occhi, altrimenti diventa difficile
riuscire a comunicare con loro, emozionarli attraverso uno scritto o un
disegno. I bambini rispondono sempre con entusiasmo quando ci sono proposte
reali di coinvolgimento. Si comincia a casa con le filastrocche e le
ninne-nanne a introdurli dentro le meraviglie di un mondo fantastico, poi il
compito passa agli educatori scolastici, ai laboratori di lettura. Spronare i
bimbi alla lettura, leggere loro fiabe e favole significa abituarli ad avere maggiore
consapevolezza nelle scelte, ad avere meno paura delle differenze, a conoscere
mondi e civiltà diversi per imparare ad essere più tolleranti. Chi legge affina
il proprio pensiero ed è sempre pronto a stupirsi, a migliorarsi. Ecco perché
occorre promuovere eventi e iniziative che coinvolgono i minori,
entusiasmandoli ma senza forzarli o limitarli nelle scelte. Le scuole possono fare molto
in questo senso rapportandosi e confrontandosi con le altre realtà che operano
per la promozione della lettura, coinvolgendo genitori ed enti pubblici nello
sviluppo dei loro progetti. E utilizzando tutti gli strumenti necessari:
emeroteche, audiovisivi, periodici di informazione,
letture animate, corsi di aggiornamenti, incontri con operatori ed autori. Di
fondamentale importanza diventano quindi le illustrazioni, che spesso assumono
una loro autonomia e una loro comunicativa, alla pari della scrittura. Lo
stesso valore, lo stesso potere di seduzione verso i bambini, fatalmente
attratti in primo luogo dai colori in copertina. Lucia Scuderi
è una professionista affermata, una vera esperta del settore, vive e lavora a
Catania. Dopo la Laurea in Lettere moderne, dal 1991 si dedica
all'illustrazione e frequenta corsi con Emanuele Luzzati,
Stèpàn Zavrei, Kveta Pakowska. Ha scritto e
illustrato libri per bambini con diverse case editrici come Fatatrac,
Bohem Press, Editori Riuniti, Salani,
Treccani, Colors Edizioni, Campanotto,
Filo, Maschietto editore-Musei di Nervi, Città Aperta, Rizzoli. E poi
all'estero: in Svizzera, Germania. USA, Francia,
Spagna, Giappone, Slovenia, Paesi Bassi. Ha esposto in diverse prestigiose
collettive in Italia e all'estero; ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i
quali, nel 2004, il premio Andersen “Miglior albo illustrato” con il libro
“Rinoceronte”. Da circa sedici anni si occupa di letteratura per l'infanzia,
illustrazione, educazione all'immagine, comunicazione visiva e di grafica.
Conduce corsi di educazione all'immagine e costruzione del libro con bambini e
adulti. Dipinge, costruisce, impasta, progetta. Ultimamente ha illustrato “Urbuq”
l'originalissimo bestiario per bambini di Andrea Sottile, edito da Rizzoli,
rassegna di 28 animali particolari, partoriti dalla fervida fantasia
dell'autore. Un libro dal fascino surreale che incanta i bambini, anche e soprattutto
per i discorsi tenuti dai suoi stravaganti protagonisti. Andrea
nell'introduzione al suo libro afferma: “gli animali
si dividono in due categorie, quelli che esistono e quelli che non esistono”.
Quelli
che esistono -soggiungo io- ci ha pensato il buon Dio a crearli. Per quelli che non esistono devono provvedere
gli scrittori. Ma occorre essere scrittori con l'animo da bambini per
riuscirci. Ne parliamo con Lucia Scuderi.
Lucia, tutti i bambini crescono, tranne gli
scrittori. Tranne chi, con la penna, riesce a vedere e a descrivere un mondo
altro. E' così anche per gli illustratori?
Scrive H.C.
Andersen ne “Le soprascarpe della felicità”: (…)
“Vediamo che già era diventato un poeta: non era cosa che saltava agli occhi, e
infatti sarebbe pazzesco immaginarsi i poeti come uomini diversi dagli altri
(tra gli uomini comuni possono trovarsi nature molto più poetiche di quella di
un poeta famoso: l'unica differenza sta nel fatto che quest'ultimo ha una
migliore memoria spirituale e riesce a conservare l'idea e il sentimento sino a
formularli chiaramente e distintamente in parole, cosa che gli altri non sono
capaci di fare).(…).
Si tratta insomma di mantenere viva la memoria
di una sensibilità, di una possibilità di sentire, che è sicuramente legata
anche all'infanzia. In verità io penso che sia importante per tutti, qualunque
mestiere facciamo, riuscire a mantenere in vita questa capacità “bambina” di
sentire, anche il mondo altro. Più che mai vero, quindi, per un illustratore,
che costruisce sul suo sentire mondi immaginari ma visibili.
Tu oltre a disegnare, scrivi, vai nelle
scuole, conduci corsi; insomma ti puoi definire un'operatrice
sociale. Quanto è importante educare i bambini alla lettura?
E' molto importante fare scoprire ai
bambini che leggere è un sacco di altre cose oltre a quello che fanno sui libri
di scuola. Leggere può essere bello, divertente, interessante, non in assoluto
ma per quello che sei tu in quel momento. Il mio lavoro sulla lettura, e sul
libro è soprattutto indirizzato a farne scoprire gli aspetti “ludici”, perché
di quelli educativi, francamente, ad un bambino non gliene importa niente, se
scopre invece che può star bene leggendo un libro, perché lo fa ridere, o
piangere, insomma se un libro lo emoziona, ne cercherà un altro, se si annoia
no. A me non piace leggere qualunque cosa, ci sono libri che ho abbandonato sul
comodino dopo poche pagine, altri che non mi hanno fatto dormire. Qualunque
adulto potrebbe dire lo stesso, perché allora un bambino non può scegliere
quale libro gli piace? Certo per scegliere è necessario avere una certa varietà
a disposizione tra le mani. Non so se sono un'operatrice
sociale, quello che faccio nelle scuole, è raccontare il mio lavoro, raccontare
come nasce un libro, dalle immagini alla storia.
Urbuq, il
bellissimo libro di Andrea Sottile da poco uscito nelle librerie, edito da
Rizzoli, che hai illustrato, è pervaso
da una forte vena ironica. Come fa l'illustratore a entrare in sintonia con
l'autore, ad armonizzare espressione visiva ed espressione verbale?
L'unico modo è attraverso il testo, lo
leggo e ascolto le immagini che mi vengono in mente, le schizzo subito di
getto, poi ci lavoro con calma. Non voglio mai parlare con l'autore di un testo
che devo illustrare, non posso farmi influenzare dai suoi racconti
extratestuali, l'illustrazione è un racconto parallelo attraverso il quale
racconto la mia visione della storia, sottolineando un aspetto piuttosto che un
altro. Ogni linguaggio ha i suoi strumenti, così l'illustrazione racconta non solo
attraverso quello che rappresenta e raffigura ma anche attraverso la scelta dei
colori, della tecnica, della composizione.
Raccontaci qualche particolare della
tecnica da te usata.
Non uso sempre la stessa tecnica.
Scelgo la tecnica in base al risultato estetico che voglio raggiungere,
prediligo i pastelli ad olio ma non li ho usati per Urbuq.
Le tavole a colori del bestiario sono ecoline su
cartoncino trattate con candeggina.
La fiaba appartiene a quel filone
letterario che più di tutti
si presta ad aiutare il bambino a costruire una propria visione del mondo.
Quanto è importante nelle fiabe utilizzare un linguaggio simbolico? Gli aspetti
più crudi della realtà vanno camuffati? Il bambino vuole sempre il lieto fine?
E' una domanda troppo importante per
non fare parlare Italo Calvino al posto mio: “ (…) le fiabe sono vere. Sono, prese tutte
insieme, nella loro sempre ripetuta casistica di vicende, una spiegazione della
vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminìo delle coscienze contadine fino a noi; sono il
catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto
nella parte della vita che è il farsi di un destino: la giovinezza (…) E in questo sommario
disegno, tutto, la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro
parità sostanziale; la persecuzione dell'innocente (…); l'amore (…); la fedeltà
a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari (…); e soprattutto la
sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l'infinita possibilità
di metamorfosi di ciò che esiste”. Da “Sulla fiaba” di I. Calvino. Non credo di
poter aggiungere niente di meglio.
Perché nella vita hai scelto di
lavorare con i bambini e per i bambini?
Ho sempre amato molto i bambini. Li amo
ancora. Mi piacciono, mi divertono, li trovo interessanti e veri nonostante
tutto. Ma in fondo mi interessano i bambini come campione di umanità. Sono
arrivata ai bambini per caso quando sono andata alla fiera del libro di Bologna
per la prima volta e ho scoperto la varietà e la bellezza dell'editoria a loro
destinata. In particolare mi sono innamorata dell'albo illustrato. Mi ha
affascinato questo mondo poetico e ironico insieme, ha affascinato me adulta.
Dopo ho cominciato a pensare ai bambini come miei interlocutori. Oggi quando
penso a un nuovo progetto per un libro mi chiedo sempre se può interessare ad
un bambino, anche se credo gli interessi dei bambini siano molto più vasti e
originali di quelli che di solito gli si attribuiscono frettolosamente.