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  Letteratura  »  Intervista di Annalisa Stancanelli a Salvo Zappulla 26/08/2010
 

Intervista di Annalisa Stancanelli a Salvo Zappulla.

 

Come nasce Salvo Zappulla scrittore?

Ricordo che mio padre voleva fare di me un contadino per il nostro agrumeto ma  io non ero del tutto convinto, mi sembrava un lavoro troppo pesante. Un giorno, mi trovavo a Bologna,  vidi passarmi accanto un macchinone  con autista. “Quello dietro è Enzo Biagi” mi disse un amico. “Il suo ultimo libro ha venduto centomila copie”. Ecco il lavoro che fa per me, decisi all'istante. La penna pesa meno della vanga e si guadagna di più.

 

Quando la penna lo chiama?

Ho sempre amato scrivere, sin dall'infanzia. Ricordo che a scuola prendevo  ottimi voti nei temi, a differenza delle materie tecniche. La penna, per me, è l'arma ideale per condurre battaglie, sfidare il mondo, conquistare territori. Se tutte le guerre si effettuassero con le penne, vincerebbero sempre i migliori.

 

Cosa provi davanti a un foglio bianco?

Nulla di particolare, non ho paura del foglio bianco. In genere rimugino nella mia testa la storia che intendo scrivere e poi mi tuffo nell'avventura.

 

Il tuo primo lettore?

Prima era mio amico d'infanzia che ha fatto da cavia, alla fine si è suicidato per la disperazione. Ora il mio primo lettore è il mio agente, Juliane Roderer, persona di cui mi fido incondizionatamente per la sua competenza e professionalità.

 

Il tuo giudice più severo?

La mia coscienza. Guai a tradirla, a pensare di scrivere strizzando l'occhio a eventuali operazioni commerciali, ne uscirebbe un pastrocchio.

 

I modelli di stile?

Non ho modelli particolari, penso che ogni scrittore deve avere un suo stile che lo contraddistingue dagli altri. Ho letto tanto e da ogni libro ho appreso qualcosa. C'è sempre da imparare. Non si finisce mai di imparare, ma non serve cercare di scimmiottare questo o quello

.

Quali i libri più letti e accarezzati?

Tutti i grandi surrealisti: Kafka, Buzzati, Calvino, Borges, coloro in grado di raccontare il sogno, l'incubo, le angoscie. Buzzati in particolare. Il deserto dei tartari l'avrò riletto una decina di volte e riesce sempre a trasmettermi nuove emozioni. Anche Campanile e Cervantes sono stati importanti per la mia formazione. Oltre all'indimenticabile Beppe Viola, editorialista de “La gazzetta dello sport”.

 

Non hai avuto paura a confrontarti con Dante?

E' venuto lui a cercarmi, si è presentato di notte nella mia stanza invitandomi a effettuare il viaggio. Non potevo esimermi. Alla fine siamo diventati amici ed il confronto si è svolto in condizioni di parità.

 

Come sei arrivato alla fiaba?

La fiaba appartiene al sogno, al visionario e le visioni sono sempre state il mio terreno

 

Prossimi progetti?

E' di prossima uscita con Del Vecchio di Roma il romanzo: “Il processo”.

 

La musica ti ispira, quando crei dove e come sei? Penna matita o pc? Mattina o sera o l'incantevole e intrigante notte?

Quando scrivo preferisco il silenzio, qualsiasi forma di intrusione mi distrae. Non ho orari particolari, ma la notte no, la notte è fatta per amare. Non sono metodico, posso stare mesi senza scrivere e poi riempire 50 pagine in due giorni. Il pc è diventato uno strumento di lavoro indispensabile, qualsiasi professionista non può più farne a meno.

 

Un tema o un personaggio che ti ispirano? Versi preferiti di poeta o passaggi di prosa?

Mi ispira molto la natura, parecchi miei testi sono a tema ecologico. Mi spaventa  l'utilizzo che l'uomo fa dell'ambiente e cerco di raccontarlo in tutti i modi. Versi? Passaggi di prosa? Mi piace ricordare una frase di Voltaire: “Tutti i generi letterari vanno bene, tranne quelli noiosi”. Questo cerco di tenerlo sempre presente quando mi accingo a scrivere un romanzo.

 

Annalisa Stancanelli

 

 

 

 

    

 

 
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