Eredi della
sconfitta di Kiran
Desai,
Adelphi
Kiran Desai e l'India dei sogni
irrealizzati
L'India sembra esser diventata di moda tutto a un tratto. Refrigerata fino a
qualche anno fa dentro immagini viete e stereotipate, ora esercita un
coinvolgente fascino sull'Occidente, esportando verso di noi arte, musica,
cinema e letteratura, insomma cultura a tutto tondo, tanto che, in questi
ultimi tempi, è tutto un fiorire di romanzi e saggi atti a proiettare un fascio
di luce sul palcoscenico indiano.
Vikram Chandra - indiano di
nascita e statunitense d'adozione - è in procinto di pubblicare Giochi sacri , ambientato a Mumbay, un romanzo
molto corposo che si muove tra il thriller e il feuilleton, genere letterario
che sta trovando nuova dimensione ai giorni nostri.
Ancora Mumbay sarà teatro del nuovo romanzo di Anosh Irani Il bambino con i
petali in tasca, una favola di crudele poesia. E poi c'è Acqua di Bapsi Sidhwa che ci offre una
visione nuova dell'India coloniale, da cui la regista conterranea Deepa Meta ha tratto l'omonimo film.
Degni d'interesse anche i saggi L'impero di Cindia -
rielaborazione dei reportage del giornalista Federico Rampini - e Ultima India
di Sandra Petrignani, libro di viaggi di tono
intimistico.
Ma, in mezzo a tutto questo proliferare di letteratura nata nella terra di
Gandhi, ci sembra meritare un posto d'onore - sia per la giovane età
dell'autrice, Kiran Desai,
che per l'originalità dei contenuti -, Eredi della sconfitta (Titolo originale:
"The Inheritance off Loss", Adelphi,
pp.391, euro 19,50, traduzione di Giuseppina Oneto).
Con questa sua opera più che mai coinvolgente, la Desai
è riuscita laddove sua madre Anita, pure molto nota in patria, non era mai
arrivata, qualificandosi come la più giovane vincitrice del Booker
Prize, uno dei più prestigiosi ed influenti
riconoscimenti letterari al mondo, premio per ben tre volte sfiorato e mai
ottenuto dalla madre .
La bella Kiran è nata in India nel 1971 e vive fra la
sua terra d'origine, l'Inghilterra e l'America. Ha studiato scrittura creativa
all'Università della Columbia e ha scritto apprezzati romanzi e saggi
letterari. In questo suo nuovo romanzo sa offrirci - stando al giudizio della
critica americana - "il romanzo migliore, più dolce e delizioso dei nostri
anni". Con questo suo viaggio dentro una terra di vinti, giostrandosi tra
mondi diversi e contrapposti, l'agile penna della Desai
ci porta sulle pendici orientali dell'Himalaya, a Kalimpong,
terra strattonata e dominata successivamente dal Nepal, dall'Inghilterra,
dall'India, dal Tibet, martoriata da soprusi e guerriglie. Incontriamo subito
la vita indigente di un vecchio giudice in pensione che se ne sta isolato con
l'unica compagnia del suo cuoco e di Mutt, la
simpatica cagnetta, suo solo amore.
Tutti i personaggi sono orfani di un sogno irrealizzato: il giudice, dopo la
laurea a Cambridge, ha visto vanificarsi le speranze di una luminosa carriera,
incapsulato nei miseri limiti di una sede di basso rango; il cuoco cerca
consolazione nella speranza che almeno il figlio si faccia onore in America, ma
la vita del suo Biju è più che sfortunata,
sballottato da un datore di lavoro all'altro, anche a causa della sua poca
abilità di fornaio.
L'ala della speranza sembra finalmente volare alta sul misero terzetto con
l'arrivo della nipote diciassettenne del giudice: una ventata di primavera a
illuminare quel grigio inverno. La salvifica Sai diventa epicentro di un
terremoto narrativo che sa toccare ogni direzione, raggiungendo ogni
latitudine, dalla New York degli anni Ottanta - dove
lavora Biju - alla Cambridge degli anni giovanili del
vecchio giudice, fino alla piazza Rossa dove vola lo Sputnik, terra in cui si è
interrotto il sogno astronautico del padre di Sai.
Non mancherà la passione, sbocciata tra la giovane e il suo precettore,
l'affascinante Gyann, in questo romanzo dal taglio
suggestivo, che sa sottolineare, con poetico verismo, i problemi rimasti
irrisolti di un'India che non ha dimenticato le angherie del colonialismo e che
ancora non ha saputo appianare la sperequazione dei ceti sociali. Ironia e
senso del comico stemperano l'amarezza del tema sociale, regalandoci il
dolente, ma non disperato ritratto di un continente che sta risalendo la china.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it