I
poeti di Victor Gischler uccidono
e lo fanno meglio di Palahniuk
di
Iannozzi Giuseppe
Provate un po' a immaginare poeti e gangster che vanno a
braccetto; che coltivano le stesse passioni; che sono dei disgraziati, bastardi
per necessità di sopravvivenza ed avrete un mezzo professore universitario,
poeta con il blocco dello scrittore, che, nel giro d'una notte e d'una scopata
con una studentessa, finirà con il diventare un assassino a piede libero.
Victor Gischler, nel suo ultimo lavoro “Anche i
poeti uccidono”,
spara duro; ma è difficile capire se spreca più pallottole contro la società
poetica o contro quella dei gangster. E però Gischler non ha alcun
intento pedagogico, il suo scopo ultimo è difatti ludico e basta, per cui è
davvero difficile non parteggiare per Gischler che prende per i fondelli la
malavita organizzata ed i poeti mettendoli sullo stesso piano morale e sociale.
Jay Morgan ha il blocco dello scrittore; sono anni che non riesce
a scrivere una sola poesia decente; per sbarcare il lunario accetta di fare il
tappabuchi, professore di Letteratura sì, ma per brevi periodi ora presso una università più o meno prestigiosa ora in una scalcagnata
in culo ai lupi.
Morgan non se la passa bene, è un perdente consapevole di
esserselo: questa consapevolezza non lo aiuta però a darsi una raddrizzata. Si
porta a letto una certa Annie Walsh, una studentessa:
non può sapere che la tipa si è impasticcata ben bene con della robaccia. La
mattina dopo Annie è cadavere. Presto Morgan capisce che è nei guai fino al
collo. Di chiamare la polizia non se ne parla, direbbe che è stato lui, nessuno
crederebbe che lui se l'è soltanto scopata e morta lì!
Come se ciò non bastasse, il preside della Eastern Oklahoma University lo
chiama affidandogli il compito di seguire da vicino Fred Jones, il quale ha una
silloge poetica nel cassetto e che ha da essere pubblicata presto e con un gran
tamtam. Morgan non può rifiutare, viene messo alle strette: dovrà inventarsi editor, curare le poesie del malavitoso Fred Jones e
aiutarlo a pubblicare il libro. Un compito davvero ingrato, per chiunque: Jones
non è un tipo tranquillo, è un uomo della malavita che ha le mani in pasta in
tutta la città e che gira sempre scortato da un gorilla dal grilletto facile.
Ad ogni buon conto non tutti i mali vengono per nuocere. Jones è un uomo di
mondo, capisce che Morgan s'è cacciato in un impiccio più grande di lui e che
lo deve aiutare a far sparire il cadavere di Annie. Fred aiuta Jay Morgan e,
per un momento soltanto, sembra che le cose si stabilizzino. Peccato che i
genitori della ragazza abbiano ingaggiato un investigatore privato fuori di
testa, marcio fino al midollo, che non si fa scrupolo alcuno a seminare
cadaveri dappertutto. Investiga sì per conto della famiglia Walsh,
ma scoprendo che la ragazza si impasticcava e che c'è in giro una partita di
droga del valore di diverse migliaia di dollari, l'uomo la vuole da Morgan, con
le buone o con le cattive.
Morgan non ha idea di che bestia infame sia
l'investigatore privato, né sa un emerito cazzo della droga di cui
l'investigatore gli parla e che gli ordina di tirare fuori a suon di calci e
pugni. Purtroppo per il povero professore questi contrattempi sono solamente la
punta dell'iceberg. Nella sua classe entra a seguire le lezioni un negro che ha
vinto una borsa di studio, almeno così pare. Il preside della
Eastern Oklahoma University
vuole che il giovane negro diventi un poeta a tutto tondo, affinché
l'università si possa scrollare di dosso l'etichetta razzista che nel corso
degli anni si è meritata a pieni voti. Morgan non sa che pesci prendere, il
giovane non sa nemmeno parlare, quando poi scrive è una tragedia, un rapper
shakespeariano/metropolitano.
Victor Gischler è da leggere: nella sua
scrittura c'è tutto il meglio dello spirito combattivo di Kurt Vonnegut
ma anche e soprattutto di Joe R.
Lansdale, oltre a una buona dose di humour alla vecchia
maniera, quella di Mark Twain.
Victor Gischler,
con stile diretto, da vero pugile sul ring della parola scritta, ci fa
sorridere ma anche ridere a crepapelle tenendo sempre alta la tensione: il
lettore non può fare a meno di tenere gli occhi incollati alla pagina, un po'
tifando per il povero Jay Morgan e un po' per quelli che vorrebbero strizzargli
le palle. Nel mondo di Gischler
non ci sono santi, ci sono più che altro parassiti, bastardi e
gangster. Alcuni, a loro modo, sono simpatici, la maggior parte però no.
In “Anche i poeti uccidono” Gischler
strizza l'occhio alle avanguardie poetiche cestinando la classicità e il bello stile; è un provocatore,
politicamente scorretto, in pratica genuino, molto di più di Chuck Palahniuk
– oramai accomodatosi nel triste ruolo d'essere sol più l'ombra di sé stesso.
Victor Gischler
picchia duro. Se deve farti un occhio nero o due, se deve tirarti un calcio
dritto nei coglioni, se deve spararti alle gambe o in mezzo al petto, lo fa
punto e basta; e lo fa guardandoti dritto in faccia, caro lettore, perché lui
non ha bisogno di nascondersi dietro metafore infiorettate, perché lui è uno scrittore da combattimento, senza però
la presunzione di voler insegnare al prossimo come vivere la sua stronza vita.
Anche i
poeti uccidono – Victor Gischler – traduzione
di Luca Conti – Meridiano Zero –
ISBN 978-88-8237-184-5 – Pag. 288 – Euro 15,00