Un poeta
nel cuore
di Franco Seculin
8 Marzo 1976 -
8 marzo 2010
“Il tempo passa e va…” e non si cancella
in me, a distanza di trentaquattro anni , l'eco di una telefonata, a
tarda sera, che mi annunciava la scomparsa di Alfonso Gatto in un
tragico incidente avvenuto nei pressi di Capalbio. All'epoca poco sapevo
di questo uomo insigne,una delle figure di
spicco della poesia italiana del'900, ma a quella telefonata
seguirono poi nel tempo degli eventi che oltre a interessarmi
alla sua opera modificarono il mio rapporto con lo
scrivere in versi. Qualche tempo fa visionando
delle fotografie e un video, opera di due miei cari amici che a
lungo hanno soggiornato in Africa,mi sono soffermato su delle immagini
che ritraevano un gruppo di ragazzini di colore, credo in un villaggio nel Burkina Faso, intenti ad
inseguire un pallone, alquanto rabberciato, su un campo di terra rossa dove si
ergeva una specie di porta difesa da un demonietto,
alto poco più di una spanna, con una grande maglia, stinta e lacera, con il numero
1 cucito sulla
schiena. L'associazione è scattata in un lampo e mi sono ritrovato sulle labbra
le parole di una famosa lirica di Gatto che
qui trascrivo per completezza:
”DENTRO LA BOCCA
HA TUTTE LE VOCALI
IL BAMBINO CHE CANTA. LA SUA GIOIA
COME LA
GIACCA AZZURRA, COME I PALI
NETTI DEL
CIELO, S'APRE ALL'ARIA, E' IL FRESCO
DELLA FACCIA
CHE PORTA. IL 4 E' ROSSO
COME I
NUMERI GRANDI DELLE NAVI.”
I versi de “Il 4 è rosso” nascono dall'amore del poeta per i bambini,
fanciulli che giocano e ridono ignari , esseri liberi
e innocenti, come li definisce lui in un'altra lirica “pieni d'occhi”e in
quegli occhi tu vedi il mare e i colori della sua terra.. I ragazzini di
Salerno, come quelli di tutto il mondo che lui canta, mi hanno fatto
venire in mente le immagini dei piccoli africani che conosco solo per
averli visti in ogni genere di documentario o film. E questo bambino che io
vedo giocare al pallone a piedi nudi e con una maglia azzurra grande il doppio
di lui ha il numero 4 stampato sulla
schiena e può essere solo rosso… “come i numeri grandi delle navi” che io
guardavo affascinato, da profugo, sin da piccolo tutte le volte che
entravo in un porto… uno dei tanti della mia vita.
Ora mi preme, da comune lettore, dare un senso alla poesia diquesto autore, uno dei massimi di sempre, e al
quale mi lega, dicono, un'affinità speciale nell'evocare immagini
musicali con parole libere da ogni costrizione metrica o semantica.
Alfonso Gatto è un poeta, con il cuore in mano e
la fantasia nella mente come strumenti disposti a dipingere volti, luoghi, e
fatti dell'umano. Invenzioni che di ermetico hanno il colore
dell'impossibile a dirsi con parole, che suonerebbero stanche, e che questo
grande poeta , a volte dimenticato e misconosciuto,
sottrae al vuoto intellettuale per farne disegno del suo sentire. E sono
segni palpabili - “…Rosaviola fuggì dal rosso /
macchiò di gioia le lunghe mani…”(Interno)- e
ancora - “ Come di primavera/ un giorno nevicò/rimase nella sera / il
verde di Del Bon./E poi l'azzurro,e il giallo,/il
bianco delle fiere,/le pedane del ballo…”( Il Verde). Parole alate e colori in
musica che ricorrono e si inseguono verso dopo
verso " Sull'alzata di verde e di lattughe,/ d'azzurri ghiacci
trasparenti, viene/ la brezza della notte..."( A Napoli,una notte
d'estate), e ancora:" La pera verde e l'uva dall'agretto/colore di
pisello, i pesci d'argento:/d'azzurro freddo e nuvolo..."(I Pesci Azzurri). Vorrei
ancora dire del poeta che si fa grande e raggiunge valori universali nei
versi di: "Stanza al buio"- "E tu m'ascolterai"- "Ed
io non so chi t'ebbe"- "Qui, alla panchina di sole"...-
E mi fermo qui. Questa breve disamina
trova senso come un caldo invito senza pretese, per chi ama questo genere, alla lettura o rilettura di tutta l'opera
di Alfonso Gatto, raccolta con cura e con una ricca introduzione, da
Silvio Ramat nell'edizione a mie mani del 2005
degli Oscar Mondadori - I Grandi Classici.