Mauro Baldrati nella città nera
Disegno di una società totalitaria
troppo simile a quella che viviamo
di
Iannozzi Giuseppe
Pubblicato nella neonata collana Pop2 (curata da Luigi Bernardi), Gruppo Perdisa
Editore, il nuovo romanzo di Mauro Baldrati,
“La città nera”.
Il futuro descritto da Mauro
Baldrati non è poi così lontano dalla odierna realtà. Roma è una città grottesca, buia,
abitata da poveri cristi che in un modo o nell'altro, anche con mezzi
raccapriccianti e al di là di ogni etica civile, cercano di tirare a campare.
Siamo in una Roma che vede gli uomini costretti alla antropofagia,
allo spaccio di droghe mortali ma anche di qualsiasi genere alimentare e suo
succedaneo. Il ‘mercato nero' è per il popolo l'unico
modo per procurarsi minimi mezzi di sussistenza. Nell'Urbe si sono venute a
creare delle vere e proprie microsocietà, per cui i negri stanno coi negri, i
musulmani con i musulmani, i rom coi rom e così via.
Ogni etnia provvede per sé. Quasi superfluo sottolineare che le microsocietà si
guardano sempre (e solo) in cagnesco, portando nella città un disordine
ingestibile. Il corpo di polizia cerca di fare quel che può, cioè poco: la
mancanza di mezzi e di uomini è pressoché totale. La Guardia Pretoriana,
che è agli ordini del ministro dell'Interno e al servizio del Sindaco, è invece
un corpo speciale; all'inizio aveva il compito di proteggere il Sindaco, ma
subito è diventato un corpo squadrista che giorno
dopo giorno batte le strade dell'Urbe senza
fare prigionieri.
Guardia Pretoriana e Polizia non vanno affatto
d'accordo. La prima è uguale uguale ai fasci della IIa Guerra Mondiale e adopera gli stessi iniqui metodi per
sedare risse e mietere vittime. La
Polizia è anch'essa soggetta alle vessazioni dei Pretoriani,
per cui tentare di portare una briciola di giustizia sulle strade si rivela
quasi sempre una impresa ad alto rischio.
Nella società immaginata da Mauro
Baldrati possiamo ritrovare molte
delle ansie sociopolitiche che furono di Kurt
Vonnegut, di George Orwell, ma anche e
soprattutto di Philip K. Dick.
Baldrati evita d'impelagarsi in cervellotiche
analisi, preferisce un più diretto ed efficace “pane al pane, vino al vino”,
“questo buono, questo invece cattivo”. Di fronte ai morti che si ammonticchiano
ai bordi delle strade, per essere divorati dai ratti o dagli uomini, esistono
solo due concetti ben distinti, quello del Bene e quello del Male. Il Male è il
Sindaco. E' la sua Guardia Pretoriana. E' il ministro dell'Interno. Il Bene è
invece un ideale di cui pochi ricordano il significato. Il sergente Draghi
della Polizia è uno dei pochi che, nonostante tutto, continua a fare il suo
dovere nel nome della giustizia.
Siamo a Roma, anno 2106 dopo Cristo. Roma è una fogna a cielo
aperto. La Guardia
Pretoriana controlla la città, mentre la polizia
metropolitana è un orpello. Il Sindaco è colui che ha diritto di vita e morte
sulla popolazione; il ministro dell'Interno della Repubblica Sociale Italiana
del Centro Sud, Giuseppe Luporini, è il braccio
destro del Sindaco e di fatto è lui che ha il potere;
che decide le sorti di ogni povero cristo; che comanda in nome e per conto del
Sindaco. Il ministro Luporini è una sorta di moderno
cardinale Richeliu, infido e doppiogiochista: sin da
subito si intuisce che il Sindaco è un fantoccio, paranoico e ipocondriaco,
troppo innamorato di sé per rendersi conto che Luporini
sta macchinando alle sue spalle per scalzarlo dalla sua posizione.
Arriva all'orecchio della Guardia Pretoriana che la Resistenza avrebbe
assoldato un killer per far fuori il Sindaco. Il ministro dell'Interno chiama la Polizia e chiede del
sergente Draghi. Lo convoca da lui, gli spiega che il killer deve essere
fermato e che ha tempo una settimana, non una ora di
più. Gli spiega che se non riuscirà a fermare il killer nel termine stabilito, la Guardia Pretoriana
rastrellerà la città in maniera tale da rivoltarla come un guanto. Il sergente
Draghi è suo malgrado costretto ad accettare l'incarico, altrimenti entro sette
giorni non ci sarà più nessuno in piedi. Il ministro è deciso a fare una
carneficina. Insieme al suo compagno Rudolf, il sergente si muove per stanare
l'assassino. Cerca di entrare negli ambienti della Resistenza e ci riesce
anche, perché di Draghi tutti o quasi si fidano; tuttavia la Resistenza non sa
niente del fantomatico killer. A sentire quelli della Resistenza loro non hanno
mai assoldato un assassino, un personaggio estraneo a quegli ideali di
giustizia che sono propri della Resistenza. Il sergente Draghi però è stato
avvertito dal ministro e lui sa che un assassino c'è e che spetta a lui
fermarlo. La faccenda non è affatto chiara. Draghi ha il vago sospetto d'essere
stato incastrato in qualche modo, più in là però non gli riesce di vedere.
“La città nera” di Mauro Baldrati disegna purtroppo con estrema
esattezza la società di oggi, la crudeltà che è in essa insita nonché la
violenza fascista e il razzismo che miete vittime da Nord a Sud. Una distopia
che come nel più negro medioevo mette in mostra i cadaveri, in piazza, alle
porte della città, in qualsiasi pubblico ritrovo, affinché siano truce monito contro
chi intendesse rovesciare lo stato pretoriano/fascista. Una cacotopia
dove il totalitarismo ha lo spessore crudo e pleonastico del mattatoio di Vonnegut.
La
città nera – Mauro Baldrati
– collana Pop2 – Gruppo Perdisa Editore – 1ma
edizione, 2010 – pagine 318 – Isbn 978-88-8372-492-3
– Euro 18,50