Il cerchio infinito
di Renzo Montagnoli
Introduzione dell'autore
Prefazione di Fabrizio Manini
In
copertina “Galassia M 104”
fotografata dal telescopio spaziale Spitzer della
NASA
Elaborazione grafica di Elena Migliorini
Edizioni Il Foglio
www.ilfoglioletterario.it
ilfoglio@infol.it
Poesia silloge
Pagg. 70
ISBN: 978-88-7606-196
– 7
Prezzo: € 10,00
“...Invano freno il calendario/ dimentico
i mesi/ ignoro gli anni.../ Così si esprime in una delle più belle
poesie de “Il cerchio Infinito” Renzo Montagnoli, autore di questa silloge,
tutta ispirata al senso del tempo. Il Tempo, che nella sua corsa costante,
ininterrotta, incessante, condiziona la vita di ogni essere umano e di tutte le
realtà possibili “... istanti di nulla
nell'eternità di un tempo/ che immutabile scorre fra astri e pianeti.../
È il Tempo la misura di
tutte le cose. E l'uomo rincorre il proprio Tempo, dilapidando immemore una
successione infinita di istanti, ore, giorni, mesi, anni, mentre si affanna a
realizzare pensieri, idee, progetti, e cerca di modificare gli eventi,
pianificandoli in relazione alle proprie esigenze, alle quotidiane vicende
umane, al naturale e insolito evolversi delle contingenze.
La complessità di questo
tema e l'impossibilità di tradurre razionalmente il mistero che circonda la
nostra vita ha visto appassionarsi filosofi come Aristotele, Kant, Heidegger; fisici come
Einstein, Darwin e Newton; psicologi come Bonaventura,
Piaget, Fraisse; e poeti
come Ardengo Soffici, il quale nella poesia “Arcobaleno” ci dà in un solo verso la
sua rappresentazione del Tempo: “L'eternità
splende in un volo di mosca”.
Secondo Newton “Il tempo assoluto, vero e
matematico, senza relazione con nulla di esterno, scorre uniformemente, e si
chiama durata; il tempo relativo... è la misura... desunta dal movimento di una
parte qualunque di durata; tale è la misura delle ore, dei giorni, ecc., di cui
ci si suole servire in luogo del tempo vero”.
Dunque il nostro Tempo
non può essere valutato in modo autonomo e indipendente, isolato cioè dalle
nostre azioni, dai comportamenti, dallo spazio in cui operiamo. Il concetto di
Tempo è infatti legato indissolubilmente alle nostre
percezioni, ai nostri dubbi, alle nostre sensazioni ed è in stretto rapporto
con le azioni da noi compiute.
La silloge di Renzo
Montagnoli, monotematica, è un diario intimo incentrato soprattutto sulla
segreta ansietà del Poeta nei confronti del trascorrere lento eppure tenace del
Tempo. Il cammino dell'uomo, e del poeta in particolare, è violato, in un certo
senso, dalle vibrazioni febbrili e pessimistiche inflitte dalla voracità di
questo Tempo, che tutto logora, tutto trascina e tutto assorbe. È un mistero
cosmico inquietante. L'esistenza è interamente spesa tra squarci di speranze “...sfida il vento
d'inverno/ sperando in un'altra primavera.” e la fuga travolgente verso la
fine.
“Gocce di vita/ microbici segni/ di un tempo senza ore/ di uno
spazio senza limiti/ in un giorno/ che come nasce/ muore.../ ... Un battito di ciglia/ ed è già domani./
Montagnoli delinea così
il suo concetto di Tempo.
La prima lirica, “Il
cerchio infinito” che ha dato il titolo al libro, a una prima lettura potrebbe
far pensare all'“eterno ritorno” di Nietzche. In effetti è l'affermazione risoluta della caducità di tutte
le cose umane e terrene di fronte al costante, infinito ritorno di albe e
tramonti, di giorni e di notti, del sole e del fiume che scorre: “...è già buio e poi sarà la luce/ fra atomi
erranti/ in un tempo senza fine,/ in una catena di indissolubili destini,/ dove
resta la polvere di anime spoglie,/ soffi di vita ritornati nell'eternità.”
È il Tempo l'unica
eternità possibile. Ed è l'unico “eterno ritorno”.
Pina Vicario