Pompei
di Renzo Montagnoli
L'Italia è arcinoto come sia ricca di paesaggi stupendi e
di opere d'arte in gran quantità e di notevole valore, ma è altrettanto
conosciuta per la sua atavica trascuratezza per simili ricchezze.
Non viene meno a questo abbandono anche il più grande
complesso storico dell'antichità giunto fino a noi pressoché intatto grazie a
un fenomeno naturale che sconvolse Pompei, Stabia ed Ercolano il 24 agosto del
79 d.C., allorché il Vesuvio entrò in fase eruttiva, seppellendo le località
alle sue pendici sotto una pioggia di ceneri e lapilli. Dopo due giorni, in cui
gas tossici ed incandescenti uccisero larga parte della popolazione, il vulcano
entrò in fase di quiete, lasciando un panorama spettrale e lunare, senza più
tracce di vita. Di questa tragedia abbiamo la testimonianza diretta di Plinio
il giovane che così bene la descrisse in due lettere inviate allo storico
Publio Cornelio Tacito
[...] Una nube nera e terribile,
squarciata da guizzi serpeggianti di fuoco, si apriva in vasti bagliori di
incendio: erano essi simili a folgori, ma ancora più estesi [....] Dopo non
molto quella nube si abbassò verso terra e coprì il mare[...]. Cadeva già
della cenere, ma ancora non fitta. [...] Scese la notte, non come quando non
v'è luna o il cielo è nuvoloso, ma come quando ci si trova in un locale chiuso
a lumi spenti. Udivi i gemiti delle donne, i gridi dei fanciulli, il clamore
degli uomini: gli uni cercavano a gran voce i genitori, altri i figli, altri i
consorti, li riconoscevan dalle voci; chi commiserava la propria sorte, chi
quella dei propri cari: ve n'erano che per timore della morte invocavano la
morte [...].
Ce n'è abbastanza per comprendere il senso immane
di questa tragedia, grazie alla quale, tuttavia, oggi ci è possibile conoscere,
spesso nei più minuti particolari, di come si vivesse in quell'epoca e non a
caso le cittadine sepolte sotto una coltre di oltre sei metri di ceneri,
riportate alla luce dopo un lungo periodo di scavi, ancora non completato, appaiono uno stacco di tempo, in quello
corrente, come se là Crono avesse deciso di fermarsi e di non riprendere il suo
eterno cammino.
Riportare alla luce i resti di un'antica civiltà è
sempre emozionante e ancor di più dovette esserlo allorché nel 1748 i Borboni
diedero inizio alla campagna di scavi, arrivando da subito a risultati
eclatanti. Delle tre località sepolte, Pompei rappresenta indubbiamente quella
di maggior interesse, trattandosi di una cittadina tipicamente romana e quindi
capace di fornire una rappresentazione veritiera della vita dell'epoca.
L'ultima volta che vi ho fatto visita è stato molti
anni fa, ma ancor oggi, ripensando a quel giorno, provo un sottile brivido di
emozione, lo stesso che mi accompagnò mentre percorrevo la via dell'Abbondanza
o sostavo presso il Foro. Mi dicevo, infatti, che i miei passi ricalcavano
quelli di tanti ignoti che lì nacquero, vissero e morirono, individui di cui
cercavo di creare un'immagine, e anche ci riuscivo, sebbene quello che non la
completasse fosse sempre il volto.
C'è tanto da vedere e quindi c'è anche tanto da
camminare e meglio sarebbe farlo non negli afosi mesi estivi, ma o a primavera
inoltrata, o ai primi cenni d'autunno. Sono d'obbligo scarpe comode, qualche
bottiglietta d'acqua e l'itinerario della visita. In questo modo si riesce a
vedere, in un giorno, buona parte di ciò
che è consentito e alla sera la fatica
sarà mitigata da un grande senso di appagamento. Mi pare superfluo rammentare
che particolare attenzione meritino le case romane, in particolare la grande
casa del Fauno (ben 3.000 mq.), la casa del Larario di Achille, quella degli
Amorini Dorati, quella di Menandro e quella del Citarista; altre mete obbligate
sono senz'altro la sontuosa Casa dei Dioscuri o la grandiosa e mistica Villa
dei Misteri, ma meritevoli di visita sono molte di più e ciò consente di farsi
un'idea ben precisa del cosiddetto “privato” dei romani. Tuttavia,
anche il “Pubblico”, cioè le zone ove si svolgevano attività di comune
interesse non é meno attraente. Al riguardo, basti pensare al Foro e alla
Basilica. Anzi, proprio lì si ha la sensazione di un vociare confuso, di gente
che si accalca, di altra che si saluta e di altra ancora che procede di corsa
in una frenetica attività giornaliera. E non si tratta di osservare solo dei
muri scrostati, perché vi sono frequenti dipinti che risultano esplicativi
della vita fra quattro mura, per non parlare dei bar dell'epoca, con i
contenitori per le bevande calde e fredde, dei lupanari, luoghi dai rapidi
piaceri, con le stanze che sembrano delle colombaie e con graffiti, più o meno
osceni, incisi sulle paretii. Insomma, tutto è rimasto come a quella mattina
del 24 agosto, tutto uguale, ma ciò che manca è la gente e, pur tuttavia,
qualcuno c'è ancora, o meglio si trova il suo calco di gesso, nella stessa
posizione in cui lo colse la morte.
Comunque non ci sono parole in grado di descrivere
l'atmosfera che lì si respira a patto che ci si astragga per qualche ora da
un'epoca attuale fatta di continue corse senza che gli occhi possano vedere
veramente.
Sullo sfondo, il Vesuvio, dall'aria paciosa, sembra
vigilare sul sonno eterno di questa città che l'incuria dell'uomo poco a poco
sgretola, e allora frane e crolli sono all'ordine del giorno, al punto che di
questo passo nel giro di un secolo non resteranno che rovine. Quel che il
vulcano ci ha donato l'uomo ha sperperato e non resta che la speranza che il
piano di manutenzione straordinaria possa finalmente prendere l'avvio,
reclamato a gran voce dalle folle di turisti e dall'Unesco che ha dichiarato
questo luogo Patrimonio dell'Umanità, e patrimonio lo è, perché mai e poi mai
l'uomo ha avuto l'opportunità di vedere un suo lontano passato come se fosse
appena ieri.
Gli orari di visita sono i seguenti:
1° aprile - 31
ottobre: tutti i giorni dalle ore 8.30 alle ore
19.30 (ultimo ingresso ore 18.00)
1° novembre - 31 marzo: tutti i giorni dalle ore
8.30 alle ore 17.00 (ultimo ingresso ore 15.30)
Come arrivare
In treno
Per l' ingresso a Porta Marina e Piazza Esedra:
Circumvesuviana Napoli-Sorrento (fermata
Pompei Villa dei Misteri)
Per l' ingresso a Piazza Anfiteatro:
Circumvesuviana Napoli-Poggiomarino (fermata
Pompei Santuario)
FS Napoli - Salerno (fermata Pompei)
In autobus:
SITA da Napoli e da Salerno
CSTP n.4 da Salerno
CSTP n 50 da Salerno (celere via autostrada)
In auto:
Autostrada A3 Napoli-Salerno (uscita Pompei
ovest)
Biglietti
Pompei singolo (validità 1 giorno)
Intero € 11,00
Ridotto € 5,50 (*)
5 siti (Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia,
Boscoreale) - validità
3 giorni consecutivi
Intero: € 20,00
Ridotto: € 10,00 (*)
Biglietto gratuito: per i Cittadini dell'Unione
Europea minori di 18 anni o maggiori di 65 anni
Per ulteriori informazioni :
www.pompeiisites.org
La foto che segue è
tratta dal Sito Il Gazzettino Vesuviano (www.ilgazzettinovesuviano.com)