La piramide di Caio Cestio
di Renzo Montagnoli
Roma, a ragion veduta, può essere
definita Caput mundi, anche i suoi
abitanti la chiamavano così perché era il centro vitale e propulsivo di quello
che all'epoca era il mondo conosciuto, cioè praticamente tutti i territori
conquistati, che non erano certo pochi. Anche oggi costituisce un faro d'attrazione,
sia per la fama del suo lontano passato, sia perché palcoscenico di monumenti
pregevoli e di musei di fama internazionale, oltre a costituire il centro della
cristianità, per ragioni storiche e perché ingloba il Vaticano e con esso la
figura religiosa di riferimento più prestigiosa, vale a dire il Papa.
Accanto a opere di rilevante valore
artistico e architettonico sono presenti tuttavia delle stranezze, delle vere e
proprie curiosità come per esempio la Bocca della verità, un mascherone murato
nella parete del pronao della chiesa di
Santa Maria in Cosmedin, oppure, nei pressi di Porta
San Paolo, la Piramide Cestia. Ed è di quest'ultima
che intendo parlare, perché è indubbiamente caratteristica e al di fuori di
ogni logica, in quanto questi monumenti sepolcrali sono tipici dell'antico Egitto
e non certo di Roma.
Se non ci andate di proposito - e in
tal caso è giusto sapere che il suo interno non è visitabile tutti i giorni -
la potete incontrare uscendo dalla cinta delle mura aureliane
qualira diretti, per esempio, alla splendida Basilica
di San Paolo fuori le Mura. La si nota subito per la sua evidente stranezza e
anche perché risulta in parte inglobata nella cinta muraria fatta costruire dea
il 272 e il 279 d.C. dall'imperatore Aureliano a difesa della città da
eventuali attacchi dei barbari. Ho scritto inglobata, perché la piramide c'era
già, edificata per conto di Caio Cestio fra il 18 e
il 12 a.C., nella scia della moda che prese piede rapidamente a Roma dopo la
conquista dell'Egitto, avvenuta nel 31 a.C.. Caio Cestio, il committente, era un politico romano, membro del
collegio sacerdotale degli epuloni, creato nel 196 a. C. per celebrare solennemente, con un sontuoso
banchetto, la ricorrenza annuale della fondazione del tempio di Giove
Capitolino. Come noto, i Romani erano
molto liberali, e liberi, in termini religiosi, il che non vietava loro di
seguire più religioni, perché è evidente che la piramide egizia (non erano
ancora conosciute quelle dei Maya e degli Aztechi) è frutto di un'altra
concezione fideistica, in quanto gli egizi, pur essendo politeisti, adoravano
principalmente il Sole.
In questo contesto non c'è quindi da
stupirsi se prese piede la moda di erigere monumenti sepolcrali a forma di piramide
e di tutti è rimasto solo questo, appunto la piramide di Caio Cestio. Personalmente ritengo la cosa di gusto un po'
pacchiano, anche perché copiare le abitudini e le mode di altri appare fuori
luogo quando la propria arte e architettura è di per sé già di notevole
rilievo. Ma c'è e quindi è giusto parlarne e vedere un po' cosa si trova
dentro. Come dimensioni esterne appare lontana dalle analoghe egizie, avendo un'altezza
di m. 36,40 con una base quadrata di m. 29,50 di lato; anche il materiale usato
per la costruzione è diverso ed è composto da un nucleo di struttura cementizia
con una cortina di mattoni e un rivestimento di lastre di marmo. All'interno si
trova la camera sepolcrale di circa 23 mq. con volta a botte e che fu murata al
momento della sepoltura, appunto secondo l'usanza egizia. Ciò non impedì che in
epoche successive fosse più volte violata, mediante cunicoli scavati ad hoc,
che hanno danneggiato seriamente le decorazioni e che hanno permesso il furto
dell'urna funeraria. Evidentemente la leggenda delle maledizioni che cade su
chi viola le piramidi è stata di moda e di epoca ben successiva. Cosa resta
allora? La decorazione delle pareti, a pannelli, all'interno dei quali, su un
fondo chiaro, si alternano figure di ninfe e vasi lustrali. In alto, negli angoli,
quattro Vittorie alate presentano nelle mani una corona e un nastro e fanno da
ideale cornice a quello che un tempo doveva esserci e che ora si può solo indovinare:
una scena di vera e propria apoteosi raffigurante il titolare del sepolcro.
Curiosità nella curiosità, ai piedi
della piramide, ma ancora dentro la cinta urbana, a partire dal XVIII secolo,
si iniziò a seppellire gli stranieri
non cattolici morti a Roma. Il luogo di inumazione prese il nome nel 1821 di
Cimitero degli inglesi, poi chiamato cimitero acattolico. Ospita le spoglie di personaggi
illustri, come i poeti John Keats e
Perxy Shellei, oppure come
il politico Antonio Gramsci o come gli scrittori Carlo Emilio Gadda e Axel Munthe.
Come arrivare
Ho scritto prima che è nelle immediate
vicinanze di Porta San Paolo e quindi per arrivare il mezzo più comodo è la
Metropolitana, percorso B, fermata Piramide.
Orari e prezzi dei biglietti
2° e 4° sabato del mese per i singoli alle ore 11.00, per i gruppi alle ore
10.00 e 12.00.
E' possibile visitare il monumento solo con visita didattica o accompagnata
(info e prenotazioni Pierreci 06 39967700).
Si segnala, inoltre, che la SSBAR il 1° e il 3° sabato di ogni mese, alle
ore 10.30, consente, dopo la visita al Museo della Via Ostiense, l'accesso alla
Piramide. E' indispensabile la prenotazione al n. 06 5743193 (Museo della Via Ostiense-SSBAR)
Biglietti:
Prenotazione ingresso obbligatoria. Singoli Euro 1.50; gruppi Euro 30.00 (coopculture) 06 39967700.
Prenotazioni:
Informazioni e prenotazioni 06 39967700 (Coopculture).
Per le visite del 1° e 3° sabato di ogni mese 06 5743193 (Museo della Via Ostiense-SSBAR)
Fonti:
Soprintendenza
speciale per i beni archeologici di Roma
(www.archeoromabeniculturali.it)
Wikipedia
(www.wikipedia.it)
Nota: la foto a corredo dell'articolo è stata reperita sul sito inglese di Wikipedia.