Piazza Sordello
di Renzo Montagnoli
Una, cento, mille e senz'altro di più sono le
piazze in Italia, questi slarghi che ridanno respiro alle case spesso separate
da vie non ampie, luoghi che nello staccare dai monolitici agglomerati urbani
non hanno solo la funzione di liberare dal tripudio di mattoni, ma che quasi
sempre finiscono con l'essere destinate a posti d'incontro, di socializzazione.
Non c'è paese, anche il più piccolo, che non abbia la sua piazza, piazza che
volge al plurale nelle città, tanti fori in cui camminare, incontrarsi, a volte
anche riunirsi per spettacoli all'aperto. Eppur non sono molte quelle che
meritano di essere ricordate, perché, fra tante, poche sono il simbolo di un'epoca trascorsa e
questo grazie agli edifici che le delimitano e le impreziosiscono, costruzioni
che, a sua volta, beneficiano di quell'ampio spazio aperto per star lì a
dimostrare pregi architettonici e che al contempo sono simboli del potere dei
loro proprietari. Si crea così una
reciproca dipendenza che fa sì, per esempio, che la Piazza dei Miracoli a Pisa
non sarebbe la stessa senza la presenza della Cattedrale, del Battistero, del
Campanile, opere pregevoli di per sé, ma che assumono ulteriore valenza per il
fatto non essere soffocate da altre costruzioni. Insomma, pure la piazza è un
elemento architettonico di cui tener conto, senza dimenticare che non ri rado assume anche una valenza storica, in quanto luogo
di celebri eventi.
Poiché sono mantovano non posso quindi fare a
meno di parlare di Piazza Sordello che appunto si
trova a Mantova. Dico sempre agli amici
e conoscenti che intendono visitare la mia città che, più che consigliato, è
raccomandato che entrino da Est, per la strada che viene da Padova, e il motivo
è molto semplice: il colpo d'occhio che si presenta al turista è uno di quelli
che non si possono dimenticare, perché, appena passata la Casa di Sparafucile (una rocchetta che un
tempo era parte della cinta fortificata della Lunetta che serviva a proteggere
l'accesso al ponte di San Giorgio) , in fondo alla strada lambita dai laghi, la
città si presenta in tutta la sua maestosa bellezza, con al centro dello
sguardo il Castello di San Giorgio, e di poco indietro, in una prospettiva che
incanta, un fiorire di torri e campanili. Oltrepassato il ponte, conviene
parcheggiare e proseguire a piedi, magari sui ciottoli del fondo su cui una
volta trottavano i celebri cavalli dei Gonzaga e, appena scorto sulla sinistra
il primo scorcio del celebre Palazzo Ducale, la via, non certo stretta, si
spalanca di colpo in una grande piazza, piazza Sordello. Perché questo nome? Perché è stata intitolata
a Sordello da Goito (Goito, 1200-1210, Napoli, 1269) che fu un poeta e,
soprattutto, un trovatore, un uomo di corte abituato a cantare dell'amore e che
all'epoca ebbe notevole successo anche all'estero.
Ma ritorno alla piazza e il mio sguardo volge
da destra a sinistra. È così che è
possibile ammirare un antico luogo di culto, il Duomo di Mantova, la cui
costruzione fu avviata nel XIV secolo e ultimata in quello successivo. A
fianco, quasi a simboleggiare il potere religioso, sorge il palazzo vescovile,
detto anche palazzo Bianchi. Poi si susseguono Cà
degli Uberti, Palazzo Bonacolsi
e Palazzo Acerbi, sovrastato dalla Torre della Gabbia, tutti di epoca
medievale. Quindi trovo un'uscita, sovrastata da un arco e che porta verso la
piazza delle Erbe e il Palazzo della Ragione. Girando a sinistra vi è il bel
Palazzo del Capitano, risalente al 1328, anno che vide l'ascesa al potere della
famiglia Gonzaga, che ancora non si chiamava così, bensì Corradi ed erano
originari di Gonzaga, un paese agricolo
a Sud del Po. Si tratta di una costruzione imponente e maestosa, tutta
merlata, che in breve con i Gonzaga divenne il nucleo più antico del Palazzo
Ducale, al cui fianco venne eretta la Domus Magna.
È stata una piazza di storici eventi, primo
fra tutti la cacciata dei Bonacolsi, primi Signori di
Mantova, e in seguito luogo deputato a dimostrare al popolo la magnificenza
prima dei marchesi e poi dei duchi. Se non c'è la solita moltitudine di turisti
in coda per visitare palazzo Ducale, se, soprattutto si è verso una sera di
maggio, con una non infrequente lieve brezza che spira dei laghi, basta
chiudere gli occhi per vedere com'era questa piazza nelle epoche di maggior
splendore dei Gonzaga. Ovviamente la fantasia corre, ma molto l'aiutano il
senso di libertà che ispira il grande aslargo e
l'austera nobiltà degli edifici che la cingono. Ed ecco allora che tutto si
anima, che gente del popolo si affanna per non far tardi alla magra cena,
mentre patrizi confabulano e forse tramano; solo in più in fondo, al riparo di
una quercia secolare che ora non c'è più si trova un uomo, che su incarico di
una committente, s'inventa strofe di amor cortese per una bella dama che,
dritta come un fuso, austera, con gli bassi, ma in cuor suo lusingata, s'avvia
leggiadramente alla messa vespertina.
Non posso assicurare che i vostri occhi
rivedano un'epoca, ma Mantova, con i suoi tesori e con questa piazza, merita di
certo una visita; in ogni caso resterete soddisfatti e ritornerete alle vostre
case consapevoli che quella gita doveva essere fatta.
Nota: La foto,
a corredo dell'articolo, e che rappresenta piazza Sordello
vista dal lato Ovest, è stata reperita sul sito ilTurista:info
(http://www.ilturista.info/)