La torre della gabbia
di
Renzo Montagnoli
Le nostre città,
almeno nel settore più antico, sono sovente caratterizzate da torri, per lo più
in mattoni, che svettano verso il cielo. Sono elementi architettonici che presentano
indubbiamente un fascino particolare e che contribuiscono non poco ad abbellire
il quadro generale. Alcune sono assai note, come quelle della Garisenda e degli
Asinelli a Bologna e quella ancor più famosa di Pisa, inclinata come spesso
capita per queste costruzioni, ma in misura considerevole, tanto da essere più
conosciuta come la Torre pendente,
anziché per l'eccellenza artistica del manufatto. Ci sono addirittura borghi
che attirano frotte di turisti per la pluralità di tali edifici, come nel caso
di San Gimignano in Toscana.
Fatta eccezione
per le torri inserire nella cinta muraria delle città, la cui funzione era
soprattutto di poter scorgere per tempo l'approssimarsi di un pericolo, per
quelle interne non è univoco e del tutto chiaro lo scopo. Annesse a palazzi
gentilizi possono anche essere considerate un rifugio in caso di faide
cittadine, dei veri e propri masti, ma per lo più avevano una funzione di
rappresentanza, una munificenza di famiglie che intendevano dimostrare con
un'ardita costruzione tutta la loro potenza.
Anche a Mantova,
città d'arte, non mancano tali costruzioni, tutte edificate, come le altre
sparse per la penisola, in epoca medievale, giacchè
l'avvento del rinascimento finì con il considerare questi manufatti rozzi e non
degni di rappresentare la forza di un casato. Tuttavia non vennero abbattute,
ma semmai ingentilite con inserimenti di motivi non sempre riusciti.
Forse nella mia
città la torre più famosa è quella della
gabbia, edificata agli inizi del XIII secolo su commissione della famiglia
patrizia Acerbi. Nel 1281 fu venduta a Pinamonte Bonacolsi, capo della fazione ghibellina di Mantova e di
fatto padrone della città, posizione sancita con l'investitura a Capitano
Generale Perpetuo, riconoscimento a cui non poco contribuì Antonio Corradi da
Gonzaga, di quella casata che nel 1329, cacciati appunto i Bonacolsi,
si sostituì agli stessi.
Il manufatto,
piuttosto tozzo, si eleva per 55 metri, consentendo, in cima, una vista
d'insieme dell'intera città e dei suoi laghi. Con la cadiua
dei Bonacolsi l'opera venne trascurata, fino a
quando, diventata di proprietà della famiglia Guernieri,
da questa fu ristrutturata per essere
ricompresa nel sottostante palazzo. Si
noti che ancora era conosciuta come torre Acerbi, poiché la gabbia non c'era,
ma questa venne aggiunta nel 1576 dal duca Guglielmo Gonzaga, in modo da essere
utilizzata come prigione all'aperto e di prigione proprio si trattava, vista la
dimensione del cubicolo: due metri di lunghezza, un metro di larghezza e un
metro di altezza. Più che una gogna era uno strumento di tortura, e al riguardo
basti pensare che chi vi era rinchiuso era sottoposto continuamente alle
intemperie.
Poi con il
trascorrere degli anni, la sua funzione venne meno e dopo una serie di passaggi
di proprietà la torre, bisognosa di restauri, fu donata dal Comune di Mantova
che più recentemente ha avviato un progetto di recupero affinchè
la stessa possa essere visitata, previo l'acquisto dell'appartamento privato
che ne ostacola l'accesso e la messa in definitiva sicurezza dell'opera,
peraltro lesionata dal recente terremoto. La volontà dell'amministrazione c'è,
quel che manca è il denaro necessario e quindi ho il timore che chissà quando
sarà possibile vederla di dentro, salire i suoi scalini e ammirare dall'alto un
centro storico di grandissima bellezza.- Per il momento ci si deve accontentare
di guardarla dal di fuori e magari immaginare quella gabbia occupata da un
povero diavolo che più che scontare una pena detentiva era condannato a una
lenta morte quaso certa.
Fonti:
- Wikipedia (www.wikipedia.org);
- Geoplan (www.geoplan.it);
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Travel Italia (http://www.travelitalia.com/it/)
Nota: la fotografia a corredo dell'articolo é stata reperita sul sito http://www.fujiso.com/
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