La Certosa di Pavia
di Renzo Montagnoli
Pavia è una graziosa
cittadina lombarda, capoluogo di provincia, posta sul fiume Ticino, nei pressi
della confluenza dello stesso nel Po. Già capitale del regno longobardo, è la sede
di una delle più antiche università e ha alcuni monumenti di interesse, come il
Ponte Coperto. Tuttavia non può essere inclusa fra le grandi città d'arte, come
Roma, Firenze, Venezia, Mantova, solo per citarne alcune; merita però una
visita perché a soli otto chilometri verso Nord c'è un piccolo gioiello,
un'eccellenza si potrebbe definire, e che è costituito dalla Certosa,
comprendente un santuario e un monastero. Si tratta di un monumento che ha una
sua storia ben precisa, edificato alla fine del XiV
secolo per volontà del signore di Milano Gian Galeazzo Visconti, ad esecuzione di un voto dell'8 gennaio 1390
della moglie Caterina Visconti, figlia di quel Bernabò
che venne spodestato nel maggio del 1390 proprio dal nipote Gian Galeazzo; è il
caso di dire che colpi di stato e matrimoni per i Visconti avvenivano in
famiglia.
I lavori per l'edificazione
del tempio iniziarono da lì a poco, ma occorsero quasi due secoli per il
completamento dell'opera, alla cui realizzazione contribuirono diversi
architetti, così che lo stile originario venne a modificarsi nel tempo, tanto
che dall'originario progetto di un tardo gotico si pervenne a un
rinascimentale. Agli inizi il monumento fu affidato a una comunità certosina, a
cui seguirono altri ordini (cistercensi, benedettini, carmelitani); nel 1866,
divenuta di proprietà del Regno d'Italia, fu dichiarata monumento nazionale. E
i monaci? Attualmente ospita una piccola comunità cistercense e sarà uno di
loro ad accompagnarvi nel corso della visita, prodigo di informazioni e di
notizie storiche ed artistiche.
Ciò che colpisce subito è il
bianco, il candore marmoreo della facciata, non uniforme, ma con screziature,
come per molti fiori, di rosa e di verde, e quello che veramente stupisce è
riscontrare che appare come una pagina miniata di un antico libro. C'è di
tutto, dai profili degli angeli a certe formelle da cui sembrano uscire di
slancio delle figure, da statue di santi a quelle di patriarchi, insomma è
tutto un traboccare di sculture.
La facciata, quindi, che
misura 32 metri in altezza e 40 in larghezza, è forse la più bella in Italia,
arricchita, come è, da marmi provenienti da Candoglia,
località da cui arrivarono anche quelli necessari per il Duomo di Milano, e da
Carrara; inoltre furono adoperati anche il serpentino d'Oria
e il nero di Saltrio, mentre per gli intarsi furono
utilizzati il porfido rosso e il verde antico. Se è questo è, per così dire,
l'antipasto, l'interno non è certamente da meno, tanto che varcando l'ingresso
si ha l'impressione di accedere a una porzione di cielo, a un angolo del
Paradiso rappresentato dalla pietra lavorata, dagli affreschi e dalle gemme che
lo decorano. Già i due ordini di colonne che delimitano la navata centrale,
anziché restringere l'ambiente, sembrano ampliarlo a dismisura. Una porzione di
cielo si è detto e in cielo non mancano le stelle, così il soffitto, di color
cobalto, è punteggiato da stelle d'oro, accrescendo la sensazione di uno spazio
senza limiti che proietta nell'infinito. Come se ciò non bastasse, l'ampliamento
sensitivo della visuale è ottenuto anche ai due lati da una travolgente fuga di
piastrelle. Non potevano mancare le cappelle laterali e infatti ci sono, tutte
perfettamente in linea con l'intero complesso nella raffinatezza
dell'esecuzione, nelle artistiche statue di santi, negli affreschi e nei
dipinti. Qui non hanno lavorato solo onesti artisti sconosciuti, ma i migliori
delle loro epoche, come i fratelli Sacchi di Pavia, il Borgognone, il Perugino,
il Nuvolone, il Carlone, il Volpino, il Montalto,
solo per citarne alcuni fra i tanti. Un cenno, una menzione d'onore va data
comunque anche ai tanti artigiani che hanno prestato la loro opera,
esprimendosi al meglio, cercando di cogliere l'armonia nel colpo di scalpello o
nella levigatura. Il transetto è destinato alle due casate dei Visconti e degli
Sforza, con le belle statue, su uno zoccolo di marmo, di Ludovico il Moro e
della moglie Beatrice d'Este, scolpite da Cristoforo Solari e arrivate nel 1564
dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano. Sono due opere pregevoli,
di un realismo impressionante. Al centro del transetto s'alza il tiburio,
iniziato nel 1473. La cupola presenta nei suoi spicchi degli affreschi con
scene dell'Apocalisse, dipinti da Pietro Sorri e
Alessandro Casolani, entrambi di Siena. In ogni
chiesa c'è sempre la sacrestia e la troviamo pure alla Certosa, ma non è
spoglia, anch'essa trabocca di opere d'arte, fra le quali spicca per la sua
abbacinante bellezza lo splendido trittico in avorio, che comprende 62
bassorilievi che rappresentano la leggenda dei Re Magi e le storie del Cristo e
della Vergine, un lavoro che lascia sbalorditi e che fu realizzato da
Baldassarre degli Embriachi. Pure il coro e il
presbiterio contribuiscono non poco ad arricchire la chiesa e gli occhi, con i
bei marmi, le decorazioni sontuose, che ritroviamo anche nell'altare maggiore,
con i legni pregiati e intarsiati, e ovviamente ancora affreschi. Sempre nel
transetto c'è il monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti, realizzato nello
stile architettonico a tabernacolo. La visita non è finita, perché ci sono
ancora da vedere la bella sacrestia grande, i due chiostri (il piccolo e il
grande) che richiamano suggestive atmosfere di tempi ormai remoti e il
refettorio, una sala da pranzo degna della Certosa, con le sue statue, i suoi
dipinti, i legni magistralmente intagliati.
Alla fine si esce, un po'
storditi per tanto splendore, ma soddisfatti come può esserlo solo chi si è
reso consapevole di aver visitato una meraviglia.
La Certosa è visitabile nei seguenti orari:
Da Ottobre a Marzo
Dal Martedì al Sabato 9,00 –
11,30; 14,30 – 16,30
Domenica e feste di precetto
9,00 – 11,30 – 14,30 – 17,00
Aprile
Dal Martedì alla Domenica e
feste di precetto
9,00 – 11,30; 14,30 – 17,30
Da Maggio a Settembre
Dal Martedì alla Domenica e
feste di precetto
9,00 – 11,30; 14,30 – 18,00
Giorno di chiusura Lunedì
non festivo
Come
raggiungere la Certosa di Pavia:
In auto:
Da Milano: prendete la Strada Statale n.
35 direzione Pavia
Pochi km. dopo Binasco arrivate a Certosa di Pavia.
Al secondo semaforo, girare a sinistra.
In fondo al viale c'e' la Certosa.
Da Pavia: Sulla Strada Statale per Milano al primo semaforo girare a destra.
In fondo al viale c'e' la Certosa.
(parcheggi sia prima che dopo il Monumento)
In treno:
Linea Milano -Genova,
la Certosa si trova nel tratto Pavia-Milano
(raggiungibile solo con treni locali). In uscita dalla stazione di Certosa, a
sinistra, seguire il muro di cinta del Monastero per 10 minuti circa
In autobus:
Autobus regolari da Pavia (Via Trieste, di fronte alla stazione ferroviaria) e
da Milano (Viale Bligny/Famagosta)
lasciano sulla statale a 5 minuti a piedi dal monumento (passeggiata lungo il
viale alberato).
Fonte: La Certosa di Pavia – Editrice Velar, da cui è stata tratta
anche la fotografia a corredo dell'articolo.