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  Bell'Italia  »  La Certosa di Pavia, di Renzo Montagnoli 07/06/2016
 

La Certosa di Pavia

di Renzo Montagnoli

 

Pavia è una graziosa cittadina lombarda, capoluogo di provincia, posta sul fiume Ticino, nei pressi della confluenza dello stesso nel Po. Già capitale del regno longobardo, è la sede di una delle più antiche università e ha alcuni monumenti di interesse, come il Ponte Coperto. Tuttavia non può essere inclusa fra le grandi città d'arte, come Roma, Firenze, Venezia, Mantova, solo per citarne alcune; merita però una visita perché a soli otto chilometri verso Nord c'è un piccolo gioiello, un'eccellenza si potrebbe definire, e che è costituito dalla Certosa, comprendente un santuario e un monastero. Si tratta di un monumento che ha una sua storia ben precisa, edificato alla fine del XiV secolo per volontà del signore di Milano Gian Galeazzo Visconti,  ad esecuzione di un voto dell'8 gennaio 1390 della moglie Caterina Visconti, figlia di quel Bernabò che venne spodestato nel maggio del 1390 proprio dal nipote Gian Galeazzo; è il caso di dire che colpi di stato e matrimoni per i Visconti avvenivano in famiglia.

I lavori per l'edificazione del tempio iniziarono da lì a poco, ma occorsero quasi due secoli per il completamento dell'opera, alla cui realizzazione contribuirono diversi architetti, così che lo stile originario venne a modificarsi nel tempo, tanto che dall'originario progetto di un tardo gotico si pervenne a un rinascimentale. Agli inizi il monumento fu affidato a una comunità certosina, a cui seguirono altri ordini (cistercensi, benedettini, carmelitani); nel 1866, divenuta di proprietà del Regno d'Italia, fu dichiarata monumento nazionale. E i monaci? Attualmente ospita una piccola comunità cistercense e sarà uno di loro ad accompagnarvi nel corso della visita, prodigo di informazioni e di notizie storiche ed artistiche. 

Ciò che colpisce subito è il bianco, il candore marmoreo della facciata, non uniforme, ma con screziature, come per molti fiori, di rosa e di verde, e quello che veramente stupisce è riscontrare che appare come una pagina miniata di un antico libro. C'è di tutto, dai profili degli angeli a certe formelle da cui sembrano uscire di slancio delle figure, da statue di santi a quelle di patriarchi, insomma è tutto un traboccare di sculture.

La facciata, quindi, che misura 32 metri in altezza e 40 in larghezza, è forse la più bella in Italia, arricchita, come è, da marmi provenienti da Candoglia, località da cui arrivarono anche quelli necessari per il Duomo di Milano, e da Carrara; inoltre furono adoperati anche il serpentino d'Oria e il nero di Saltrio, mentre per gli intarsi furono utilizzati il porfido rosso e il verde antico. Se è questo è, per così dire, l'antipasto, l'interno non è certamente da meno, tanto che varcando l'ingresso si ha l'impressione di accedere a una porzione di cielo, a un angolo del Paradiso rappresentato dalla pietra lavorata, dagli affreschi e dalle gemme che lo decorano. Già i due ordini di colonne che delimitano la navata centrale, anziché restringere l'ambiente, sembrano ampliarlo a dismisura. Una porzione di cielo si è detto e in cielo non mancano le stelle, così il soffitto, di color cobalto, è punteggiato da stelle d'oro, accrescendo la sensazione di uno spazio senza limiti che proietta nell'infinito. Come se ciò non bastasse, l'ampliamento sensitivo della visuale è ottenuto anche ai due lati da una travolgente fuga di piastrelle. Non potevano mancare le cappelle laterali e infatti ci sono, tutte perfettamente in linea con l'intero complesso nella raffinatezza dell'esecuzione, nelle artistiche statue di santi, negli affreschi e nei dipinti. Qui non hanno lavorato solo onesti artisti sconosciuti, ma i migliori delle loro epoche, come i fratelli Sacchi di Pavia, il Borgognone, il Perugino, il Nuvolone, il Carlone, il Volpino, il Montalto, solo per citarne alcuni fra i tanti. Un cenno, una menzione d'onore va data comunque anche ai tanti artigiani che hanno prestato la loro opera, esprimendosi al meglio, cercando di cogliere l'armonia nel colpo di scalpello o nella levigatura. Il transetto è destinato alle due casate dei Visconti e degli Sforza, con le belle statue, su uno zoccolo di marmo, di Ludovico il Moro e della moglie Beatrice d'Este, scolpite da Cristoforo Solari e arrivate nel 1564 dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano. Sono due opere pregevoli, di un realismo impressionante. Al centro del transetto s'alza il tiburio, iniziato nel 1473. La cupola presenta nei suoi spicchi degli affreschi con scene dell'Apocalisse, dipinti da Pietro Sorri e Alessandro Casolani, entrambi di Siena. In ogni chiesa c'è sempre la sacrestia e la troviamo pure alla Certosa, ma non è spoglia, anch'essa trabocca di opere d'arte, fra le quali spicca per la sua abbacinante bellezza lo splendido trittico in avorio, che comprende 62 bassorilievi che rappresentano la leggenda dei Re Magi e le storie del Cristo e della Vergine, un lavoro che lascia sbalorditi e che fu realizzato da Baldassarre degli Embriachi. Pure il coro e il presbiterio contribuiscono non poco ad arricchire la chiesa e gli occhi, con i bei marmi, le decorazioni sontuose, che ritroviamo anche nell'altare maggiore, con i legni pregiati e intarsiati, e ovviamente ancora affreschi. Sempre nel transetto c'è il monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti, realizzato nello stile architettonico a tabernacolo. La visita non è finita, perché ci sono ancora da vedere la bella sacrestia grande, i due chiostri (il piccolo e il grande) che richiamano suggestive atmosfere di tempi ormai remoti e il refettorio, una sala da pranzo degna della Certosa, con le sue statue, i suoi dipinti, i legni magistralmente intagliati.

Alla fine si esce, un po' storditi per tanto splendore, ma soddisfatti come può esserlo solo chi si è reso consapevole di aver visitato una meraviglia.

 

La Certosa è visitabile nei seguenti orari:

Da Ottobre a Marzo

Dal Martedì al Sabato 9,00 – 11,30; 14,30 – 16,30

Domenica e feste di precetto 9,00 – 11,30 – 14,30 – 17,00

Aprile

Dal Martedì alla Domenica e feste di precetto

9,00 – 11,30; 14,30 – 17,30

Da Maggio a Settembre

Dal Martedì alla Domenica e feste di precetto

9,00 – 11,30; 14,30 – 18,00

Giorno di chiusura Lunedì non festivo

 

 

Come raggiungere la Certosa di Pavia:

In auto:

Da Milano: prendete la Strada Statale n. 35 direzione Pavia
Pochi km. dopo Binasco arrivate a Certosa di Pavia.
Al secondo semaforo, girare a sinistra.
In fondo al viale c'e' la Certosa.

Da Pavia: Sulla Strada Statale per Milano al primo semaforo girare a destra.
In fondo al viale c'e' la Certosa.
(parcheggi sia prima che dopo il Monumento) 

In treno:

Linea Milano -Genova, la Certosa si trova nel tratto Pavia-Milano (raggiungibile solo con treni locali). In uscita dalla stazione di Certosa, a sinistra, seguire il muro di cinta del Monastero per 10 minuti circa


In autobus:


Autobus regolari da Pavia (Via Trieste, di fronte alla stazione ferroviaria) e da Milano (Viale Bligny/Famagosta) lasciano sulla statale a 5 minuti a piedi dal monumento (passeggiata lungo il viale alberato).

 

Fonte: La Certosa di Pavia – Editrice Velar, da cui è stata tratta anche la fotografia a corredo dell'articolo.

 

 

 

 

 
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