Cortina
d’Ampezzo, la sede dei XXV giochi olimpici invernali
di
Renzo Montagnoli
Dopo
già essere stata sede nel 1956 dei VII giochi olimpici
invernali, Cortina d’Ampezzo lo sarà anche per la XXV
edizione del 2026, in unione - e questa è la prima volta per
la capitale regionale - con Milano.
Al
di là delle strutture necessarie, in parte già
presenti, Cortina è una località di grande fascino, e
non a caso è anche chiamata la Regina delle Dolomiti.
Di
per sé è un comune di circa 6.000 abitanti, che
aumentano notevolmente nei tradizionali periodi di villeggiatura
estiva e invernale. Sita in provincia di Belluno è terra
ladina, cioè inserita nella regione storico e geografico della
Ladinia. Se i residenti in modo permanente sono pochi, la superficie
comunale è la terza in tutto il Veneto con i suoi 252,81 Kmq.,
ricompresa tra il Cadore a sud, la val Pusteria a Nord, la val
d’Ansiei a Est e l’Alto Agordino a Ovest. Cortina è
letteralmente immersa nelle Dolomiti Ampezzane, fra le quali le più
note sono le Tofane a Ovest, il Pomagagnon a Nord, il Cristallo a
Nord-Est, il Faloria a Est, il Becco di Mezzodì e il gruppo
del Nivolau a Sud; si tratta di uno scenario unico al mondo e di
incomparabile bellezza.
La
sua storia la vede già presente nel XII secolo, quale parte
del Cadore, sottoposta al Patriarcato di Aquileia fino al 1420,
allorché venne conquistata dalla Repubblica di Venezia;
tuttavia, nel 1511, nell’ambito degli accordi di pace che
posero termine alla guerra della Lega di Cambrai, mentre tutto il
Cadore restò nelle mani della Serenissima, l’Ampezzano
entrò a far parte della Contea del Tirolo; fra i secoli XVIII
e XIX ci furono una serie di eventi catastrofici che colpirono
Ampezzo, non solo atmosferici, ma anche di conseguenze belliche (il
predominio napoleonico) e solo con la restaurazione della monarchia
asburgica iniziò un periodo pace e di prosperità,
almeno fino al 1915, con lo scoppio della Grande Guerra che vide la
zona teatro operativo bellico. Durante il fascismo ci fu una
massiccia e greve attività di italianizzazione che si attenuò
nel corso della seconda guerra mondiale che gravò in modo
marginale sul territorio ampezzano; intervenuta la pace, inizio
un’opera di riscatto a cui non poco contribuirono i giochi
olimpici invernali ospitati nel 1956.
Per
quanto in zona non manchino monumenti di particolare interesse (la
chiesa di San Francesco nel pieno centro del paese, edificata
probabilmente nel XV secolo, è una piccola cappella privata di
proprietà della famiglia ampezzana dei Costantini; il forte
Tre Sassi, opera militare austriaca edificata a fine ‘800 al
passo di Valparola; il castello de Zanna, una piccola fortezza
edificata a fine XVII secolo e danneggiata dalle truppe napoleoniche
con i ruderi caratterizzati dalle candide torri) è la natura
con i suoi paesaggi che dà lustro a Cortina. In particolare si
segnala l’area protetta del Parco naturale regionale delle
Dolomiti d’Ampezzo, esteso su 11.200 ettari e comprendente
gruppi dolomitici fra i più noti: il Cristallo, le Tofane, la
cima Fanes, il Col Bechei e la Croda Rossa, separati rispettivamente
dalla Val Travenanzes, dalla Val di Fanes, dall’alta Valle del
Boite, dalla Val Felizon, luoghi teatro di sanguinosi scontri nel
corso della Grande Guerra.
Chiara
è la vocazione turistica della zona, con netta prevalenza per
quella invernale. Infatti, se in estate si pratica l’escursionismo,
d’inverno regna sovrano lo sci, grazie alle piste, tra le più
complesse e panoramiche delle Dolomiti; è indubbio che le
Olimpiadi tenutesi nel 1956 abbiano consentito il riutilizzo delle
strutture all’epoca predisposte, un non frequente esempio di
interventi non finalizzati a un solo evento, ma destinati stabilmente
ad arricchire di impianti una località. La speranza è
che quanto si sta facendo per i giochi olimpici invernali del 2026
sia improntato agli stessi principi, per quanto è già
evidente che la realizzazione di nuove piste avrà un impatto
certamente non benefico dal punto di vista paesaggistico e
dell’equilibrio degli ecosistemi, perché la costruzione
di strade, l’impianto di nuove strutture di risalita, i
disboscamenti necessari per realizzare le piste non possono che
incidere su un ambiente delicato quale solo può esserlo quello
dolomitico. La speranza è che tutto sia stato studiato nel
migliore dei modi per cercare di preservare una zona che presenta
problematiche anche dal punto di vista idrogeologico. Le montagne di
Cortina non a caso sono tutelate dall’Unesco quali patrimonio
dell’umanità e come tali devono essere rispettate e non
violate e soprattutto l’interesse economico non deve essere il
principale scopo di questo evento, ma si deve conciliare utile e
integrità del paesaggio, per il bene di tutti. In occasione
dei campionati mondiali di sci alpino del 2021 si è tenuto
presente questo equilibrio e l’auspicio è che si
prosegua su questa strada, perché arrivare a Cortina,
soprattutto dal Passo Giau o dal Passo Tre Croci, è come
immergersi in un mondo fatato, di una bellezza che induce all’estasi;
si può così anche sognare a occhi aperti e illudersi di
essere entrati nel mondo di Re Laurino, popolato dai suoi nanetti
operosi, ma se questa è fantasia, legata alla leggenda del
monarca, non lo è è il fenomeno dell’enrosadira,
con le Dolomiti che al tramonto si colorano di rosa, per virare poi
gradualmente al viola.
E
di possibilità di trascorrere vacanze in modo vario ne
esistono tante, dalle piste da sci alpino a quelle da fondo, dalle
passeggiate ed escursioni anche invernali alle arrampicate, dai
percorsi con la mountain bike all’ebbrezza delle vie ferrate,
sempre e ovunque immersi in un una natura fantastica da appagare sia
gli occhi che il cuore.
Poiché
si tratta di una famosa località turistica l’ospitalità
è particolarmente diffusa, così come ottime sono le
strade d’accesso.
Insomma,
una visita, anche solo di passaggio, è assolutamente da me
consigliata, certo che non rimarrete delusi.
Nota:
le fotografie, a corredo dell’articolo, sono state reperite in
diversi siti Internet.
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