Natura
e spiritualità: Spoleto
di
Renzo Montagnoli
Sono
ormai trascorsi diversi anni da quando ho fatto un giro in Umbria con
lo scopo di visitarla tutta, missione non impossibile trattandosi di
una regione non particolarmente estesa. Le motivazioni erano da un
lato di carattere culturale e dall’altro di trovare parte delle
mie radici, poiché la mia nonna paterna era nativa di Spoleto.
Ed è appunto partendo da questa cittadina che conta circa
36.000 abitanti che intendo descrivere ciò che ho incontrato
nel mio itinerario, le sensazioni e anche le emozioni.
Situata
all’estremità meridionale di un’ampia pianura
alluvionale, la Valle Umbra, la città di Spoleto si sviluppa
sul colle Sant’Elia, vicino al fiume Clitunno. La vicinanza con
i monti che la circondano fa sì che il clima sia
caratterizzato da ampie escursioni termiche, sia in estate che in
inverno, stagione che vede anche precipitazioni nevose, per quanto
sempre più rare. Le differenze di temperatura sono avvertibili
fra il centro cittadino, sito a un’altezza intorno ai 400 metri
e la periferia, alta meno di 300 metri. Queste differenze
altimetriche fanno sì che le vie siano tutte un saliscendi, a
volte stancante se si deve percorrere molta strada e infatti ricordo
che da bambino assai piccino ero già stato a Spoleto e avevo
già sperimentato cosa vuol dire arrancare a piedi in salita,
tanto che mia mamma, quando ne parlava, diceva che quando vedevo la
strada inerpicarsi mi buttavo a terra, così che per proseguire
doveva prendermi in braccio; allora avevo all’incirca 4 anni,
per cui di altre cose non ho memoria, tranne appunto di questa, visto
che probabilmente per me le salite erano un incubo.
Dopo
questa breve escursione nei ricordi veniamo alla visita di Spoleto il
cui nome deriverebbe dalla unione delle parole greche Spao e Lithos,
cioè sasso staccato, così che il colle Sant’Elia,
su cui sorge, sembrerebbe abbia avuto origine da una frana scesa dal
Monteluco, che domina con il suoi oltre 700 metri s.l.m.
l’agglomerato urbano.
Spoleto
ha storia antichissima, visto che si ha la certezza che esistesse già
all’età del bronzo, poi si sa che divenne colonia romana
nel 241 a.C., rimanendo sempre fedele alla città capitolina,
anche durante le guerre puniche. Sotto i Longobardi divenne la
capitale dell’omonimo ducato, poi passò ai Franchi e nel
1155 subì la distruzione da parte di Federico Barbarossa.
Contesa a lungo tra l’impero e la Chiesa passò a
quest’ultima definitivamente nel 1247. Nell’alternanza di
periodi di gloria e di decadenza si arriva così ai giorni
nostri, con l’unico evento importante costituto dall’annessione
al Regno d’Italia. La sua quindi è una storia tutto
sommato semplice e in fondo di non rilevante interesse, ma questo è
stato anche un bene, perché ha consentito di conservare meglio
monumenti e fortezze.
Visitare
questa piccola perla significa fare un viaggio fra quelle che sono le
sue bellezze artistiche e culturali, tenendo sempre presente che in
città è opportuno muoversi a piedi e che
inevitabilmente ci sono da percorrere tratti in salita e altri in
discesa.
Indubbiamente
il Duomo è il più rilevante monumento, di stile
tipicamente romanico, edificato nel XII secolo, con modifiche
intervenute in seguito, fra le quali un portico in stile
rinascimentale; di grande effetto è sulla facciata un mosaico
chi richiama un po’ quelli bizantini, mentre all’interno
di grande pregio sono un affresco con Madonna e santi realizzato dal
Pinturicchio, il busto in bronzo del papa Urbano VIII, opera del
Bernini, e, soprattutto, uno stupendo ciclo di affreschi di Filippo
Lippi. Di origini ancor più antiche è l’arco
romano di Druso e Germanico, in quello che un tempo era il foro e che
invece oggi è la piazza del mercato. Dell’epoca della
dominazione romana è lo stupendo teatro , ancor oggi
utilizzato per spettacoli; incredibilmente bella è poi la
basilica paleocristiana di San Salvatore, risalente al IV – V
secolo, diventata nel 2011 Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Altri
monumenti in città, minori, ma pur sempre meritevoli di
visita, sono la chiesa di Sant’Eufemia, la chiesa dei Santi
Giovanni e Paolo, l’abbazia di San Ponziano, il Palazzo
Comunale, la chiesa di San Paolo inter vineas, risalente al X secolo,
e la chiesa di San Pietro, del V secolo, con degli straordinari
bassorilievi sulla facciata romanica. Sempre se si resta in città
non si può trascurare il grandioso Palazzo Collicola, sede del
più importante museo di arte contemporanea nella regione.
Davanti alla chiesa di San Pietro si apre uno squarcio con una vista
che lascia a bocca aperta, perché è possibile ammirare
il Ponte delle torri, alto 80 metri, un tempo adibito ad acquedotto e
che unisce il Colle Sant’Elia al Monteluco. In pratica a un
capo c’è questo rilievo che domina Spoleto e dall’altro
la Rocca Albornoziana, la cui edificazione fu imposta da Papa
Innocenzo VI, onde ristabilire l’autorità della Chiesa;
fu il Cardinale spagnolo Egidio Albornoz ad avere l’incarico di
pacificare e assoggettare la zona e questi avviò la
costruzione della fortificazione nel 1362, ma non poté vedere
ultimata l’opera, perché venne a mancare nel 1367; nella
rocca risiedevano i governatori, scelti in genere fra i parenti più
stretti e fidati dei pontefici, e fra questi la più nota fu la
figlia di Alessandro VI, Lucrezia Borgia; la
Rocca Albornoziana ha una pianta rettangolare di 130 x 33 metri e sei
torri, al cui interno si trovano due cortili: il Cortile delle Armi,
destinato ai soldati e il Cortile d'Onore, destinato ai governatori
pontifici; salendo dal piano terra si trova il piano nobile, il tutto
con ampi saloni e ovunque pareti affrescate. Dal 1817 al 1982 la
Rocca fu adibita a carcere ed è solo dal 2007 che, dopo
consistenti restauri, è diventata la sede del Museo Nazionale
del Ducato di Spoleto.
Dopo
la visita ai monumenti, se si ha ancora un po’ di fiato, si può
salire, tramite il ponte delle Torri, alla riserva verde di
Monteluco, un vero e proprio bosco sacro, protetto da antiche severe
norme, alcune delle quali risalgono addirittura al III secolo a.C..
La
cittadina, pur nella sua veste antica, è dinamica e ospita
diverse manifestazioni culturali di grande rilievo, quali il Festival
dei Due Mondi, la Stagione del Teatro Lirico Sperimentale A. Belli,
la Settimana Internazionale della Danza, la Settimana di Studi
sull’Alto Medioevo, la Mama Spoleto Open.
Insomma
questa prima tappa del mio personale giro dell’Umbria si è
rivelata ricca sotto tutti gli aspetti, in grado appagare le esigenze
di ogni tipologia di turisti, e non è che l’inizio.
A
Spoleto si può arrivare seguendo diversi itinerari, a seconda
della provenienza e comunque ecco come fare: Autostrada
del Sole (A1), Roma-Firenze, uscita Orte, proseguire per
Terni-Perugia-Cesena (E45), uscita Spoleto. - Autostrada
Adriatica (A14) uscita Pescara, proseguire per l'Aquila (A25), poi
per Rieti-Terni (E80) e sulla E45 per Cesena, uscita Spoleto.
Per
dormire a Spoleto non ci sono problemi, perché l’ospitalità
non è certo carente; ad ogni buon conto potete cercare quello
che fa per voi al seguente
link:https://www.dovedormire.info/umbria/dove-dormire-spoleto/
Per
mangiare c’è solo l’imbarazzo della scelta,
tenendo sempre presente che la cittadina umbra va giustamente famosa
per il suo prelibato tartufo nero; anche in questo caso al seguente
link ci sono dei suggerimenti:
https://www.paesionline.it/italia/mangiare-e-bere-spoleto
Fonti:
https://visitspoleto.it/;
https://www.umbriatourism.it/it/spoleto;
https://it.wikipedia.org/wiki/Spoleto.
Nota:
Le foto a corredo dell’articolo sono state reperite in diversi
siti Internet
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